Sostenibilità

L’acqua in azienda? Ha bisogno di un manager

Le imprese fanno i conti con una risorsa sempre più preziosa

di Silvano Rubino

La sfida del risparmio idrico: questione di sensibilità ambientale, ma anche di riduzione dei costi.
C’è chi l’ha saputa cogliere: ecco come Si chiama «water manager» ed è l’uomo che, all’interno di un’azienda, si occupa dell’acqua, in tutte le sue applicazioni. In modo particolare si occupa di risparmiarla. In STMicroelectronics, azienda leader nel settore dei microchips, a vestire questi panni è Alessandro Beretta. Nello stabilimento di Agrate Brianza può contare su un team di 14 persone. «Nel 2006», spiega, «per produrre i nostri microchip venivano consumati 3,6 milioni di metri cubi all’anno. Oggi siamo scesi a 2,4 milioni, pur avendo aumentato la produzione globale del 7%». Un 30% in meno che significa un risparmio di 400mila euro all’anno sulla bolletta, a fronte di un investimento di 100mila euro. Come ci si è riusciti? «In tre fasi. Una misurazione precisa, goccia a goccia, di tutta l’acqua impiegata nel processo produttivo. E poi le tre R: riduzione, riciclo e riuso».

Eco-riciclaggio
Una filosofia simile viene applicata da un’altra azienda che con l’acqua ha molto a che fare. Indesit tra il 2000 e il 2009 è riuscita a ridurre del 21% i suoi consumi idrici. Un esempio di come ci si è riusciti lo fa Sebastien Pascolini, Quality & process improvement manager dell’azienda: «Nella fase di “controllo funzioni” degli elettrodomestici si usa molta acqua, facendo delle prove di lavaggio. Da qualche tempo l’acqua, invece di essere scaricata al termine di ogni controllo, viene riutilizzata per i controlli successivi, per cinque volte di seguito». Il buon esempio in azienda per poi poter fare una politica anti spreco nei confronti dei consumatori. Attraverso un vademecum destinato ai clienti per educarli a non sprecare la risorsa idrica, ma anche attraverso la produzione di lavatrici e lavastoviglie che consumano sempre meno acqua: «Nel 2002 una lavapiatti consumava 18 litri d’acqua a ciclo. Il nostro prossimo modello ne consumerà 13», ha annunciato Pascolini. E in futuro anche meno: «Stiamo studiando soluzioni di riutilizzo dell’acqua nel corso del lavaggio. Per esempio fare il pre-lavaggio con l’acqua di risciacquo del ciclo precedente…».

Eco-toilette
30 % di consumi idrici in meno anche per Autogrill, azienda che ha molto a che fare con l’acqua, nei bar (serve 150 milioni di caffè), ma soprattutto nelle toilette. Ed è proprio in questi luoghi strategici per il consumo d’acqua che si è concentata la “forbice” dell’azienda: «Abbiamo applicato i riduttori di pressione dei rubinetti», spiega Gianluca Metti, Project leader di Afuture, il programma di sostenibilità del gruppo, «tarato le fotocellule che azionano i rubinetti e installato gli orinatoi senz’acqua, che ci consentono di risparmiare due litri ogni contatto».
Buone pratiche, raccontate nel convegno «La gestione sostenibile della risorsa acqua» promosso da Sodalitas nell’ambito di «Dal dire al fare» (il salone della Csr svoltosi a Milano il 28 e 29 settembre scorsi), che dimostrano che l’approccio alla risorsa acqua diventa sempre più strategico per le imprese, di ogni tipo, anche quelle che hanno l’acqua come materia prima (vedi box). E non solo come importante parametro con cui si misura la responsabilità sociale dell’impresa stessa, ma anche come fattore non secondario di contenimento dei costi. Si risparmia e si fa bene al pianeta. Visto che in Italia un buon 20% del totale delle risorse idriche è consumato proprio dall’industria nel suo complesso, di buoni esempi di questo tipo c’è un gran bisogno.

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