Politica

“L’accordo non è perfetto. Ma non ci sono alternative”

Intervista esclusiva a Anni Podimata, vicepresidente greca del Parlamento europeo

di Daniele Biella

Anni Podimata, 49 anni, è l’attuale vicepresidente greca del Parlamento europeo. Membro del Pasok, il Movimento socialista panellenico ora al governo in Grecia, e del gruppo parlamentare Ue dedicato agli Affari economici e monetari, ha seguito in prima linea tutte le fasi che hanno portato all’accordo che ha raggiunto l’eurogruppo nella notte tra il 20 e il 21 febbraio 2012 per salvare lo Stato ellenico dal default. A Vita.it ha concesso un’intervista esclusiva poche ore dopo l’approvazione del piano.

I giornali di oggi titolano: “Per la Grecia è un nuovo inizio”. La pensa così?

È sicuramente una svolta, un energico cambio di pagina. Che non risolve tutti i problemi e che non ci farà uscire in poco tempo dal periodo difficile che attraversiamo in patria. Ma l’accordo ci permette perlomeno di sperare che ci sia una luce in fondo al tunnel. Viviamo da tempo in una paralisi istituzionale e sociale e alla gente vengono chiesti enormi sacrifici: mi auguro che l’impatto del Piano approvato stanotte vada nella direzione giusta, ovvero ci permetta di essere capaci di svolgere i nostri ‘compiti a casa’, cominciando da vere riforme strutturali. Prima fra tutti un completo cambiamento dell’amministrazione pubblica.

Ben 22 membri del suo partito (compresa l’ex ministro dell’Economia Louka Katseli, che Vita ha intervistato sul numero in edicola) sono stati espulsi dal Parlamento greco la scorsa settimana dopo aver votato contro l’approvazione del Piano di risanamento. Lei come giudica nel merito l’accordo Ue?

Ho massimo rispetto per le persone che hanno votato No in sede nazionale. Ma io non avrei fatto lo stesso, perché è un periodo duro in cui la politica deve assumersi responsabilità gravose e una via d’uscita facile non c’è. Non avevamo un’alternativa al Piano Ue, dovevamo accettarlo, per evitare una situazione ben peggiore con il default. Detto questo, però, riconosco che nei contenuti il Piano non è perfetto, anzi, presenta punti difficili da digerire.

Su quali punti non è d’accordo?

In primo luogo sulla completa deregulation degli accordi collettivi di lavoro. Da oggi essi si possono scavalcare, non sono più vincolanti, e questo per i lavoratori greci è un boccone molto amaro da mandare giù. Soprattutto perche nel nuovo Trattato Ue che verrà ratificato a marzo 2012 si va nella direzione opposta: addirittura nel preambolo del documento c’è scritto che ‘si terrà pieno rispetto del ruolo e del potere dei partner sociali nazionali’. In pratica così non avviene, e questo è discriminatorio. Allo stesso modo, avere abbassato il salario minimo è una decisione che va a penalizzare le persone sbagliate, ovvero coloro che già sono in estrema difficoltà nel sopravvivere in modo degno. A mio avviso questi sono due esempi di politiche errate, ma in questo momento, ribadisco, non esiste alternativa all’adeguarsi alle richieste dell’Unione europea. Opporsi sarebbe controproducente.

L’accordo Ue prevede alcune decisioni pesanti per la Grecia. Tra queste una presenza permanente ad Atene della Troika (Ue, Fmi, Bce), la richiesta di modifica della Costituzione per quanto riguarda il rispetto del pagamento degli interessi del debito. Non vi trovate di fronte a una sovranità molto limitata?

Sì, è così. Ma lo era già quando abbiamo capito che la minaccia di essere esclusi dai mercati stava per diventare realtà, e quanto è stato chiesto ai partner europei di partecipare alla risoluzione del problema greco. La nostra sovranità è diminuita nel tempo, e questo non lo nascondo. Ma non ne faccio un grosso problema se e solo se ci vengono soddisfatte due condizioni basilari. La prima è quella che la decisione verso la Grecia fa parte di un percorso di unione fiscale, economica e politica che l’Unione europea sta implementando ultimamente, dopo avere per anni solo puntato al coordinamento monetario. Ovvero ritengo che l’accordo in questione sia un passo verso una nuova architettura dell’Eurozona in cui a livello politico si sia coscienti di prendere decisioni che accordano indubbiamente poteri addizionali alla Ue rispetto a quelli del singolo Stato sovrano. Per quanto riguarda la presenza della Troika, non la reputo eccessiva sempre che non si tratti di un mero controllo, ma venga attuata con efficienza. Come sta avvenendo per la task force di esperti europei che da qualche mese sta aiutando i singoli settori greci in difficoltà a uscire dalla crisi.

Qual è l’altra condizione che la Ue deve garantire alla Grecia?

Il totale rispetto della democrazia interna. La Ue deve permettere al nostro governo di recuperare il bilanciamento nazionale, oggi stravolto dopo mesi di azioni intergovernative e pressioni esterne che hanno marginalizzato interi settori politici e sociali della Grecia. Ridare dignità alla comunità, ai vari punti di vista della gente, al dibattito interno è un nodo fondamentale perché il popolo greco riprenda fiducia nelle istituzioni e in quello che può fare dal basso.

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