Benedetta sia la crisi, sostiene più di un osservatore dell’Altra Economia, perché svela le nudità del sistema dominante e apre la strada al pluralismo delle istituzioni economiche. Tutto condivisibile. Peccato che nel frattempo siamo finiti un pò tutti nelle strettoie di questa difficile congiuntura, obbligandoci, volenti o nolenti, ad agire in un’ottica di breve, brevissimo periodo. E’ una falsa (e un pò pericolosa) consolazione affermare di essere “anticiclici” rispetto alle imprese lucrative. Perché anche nelle cooperative c’è la cassa integrazione e nelle organizzazioni di volontariato si fanno i conti con la riduzione delle donazioni. Così, nell’attesa di una nuova regolazione sociale dell’economia, può succedere di “rinculare” su posizioni peggiori di quelle di partenza. Un pò come sta accadendo nelle imprese for profit che, aspettando che i mercati riprendano a tirare, tagliano i costi non solo del lavoro ma anche degli investimenti, rischiando di fare “harakiri” proprio quando si intravederà la luce in fondo al tunnel. Certo sarebbe proprio curioso che gli innovatori sociali si trovassero, sul più bello, senza budget.
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