«Per mettersi a nudo ci vuole tutto il coraggio accumulato in una vita», scrive Antonella Ferrari, attrice e storica madrina di Aism. Lei lo ha fatto con un libro autobiografico, Più forte del destino, appena uscito per Mondadori, in cui racconta la sua «lotta alla sclerosi multipla, tra camici e pailettes». Lo fa con un tono leggero («l’ironia in famiglia Ferrari è di casa tanto quanto il dolore») e veritiero, senza reticenze nemmeno su quel che sta a margine della malattia e su cui avrebbe potuto tacere, come le sue lotte con il cibo, il silenzio del telefono, quel lavoro di segreteria cercato per pagare affitto e bollette. Lo fa senza mai salire sul piedistallo dei “testimonial”: danza accanto, piuttosto, con un passo che rallenta docile ma poi ti costringe a improvvise accelerate, maledettamente fuori luogo e fuori tempo ma salvifiche.
Antonella sull’idea di scrivere un libro rimuginava da anni, senza decidersi, proprio per la paura che «riaprendo i cassetti, il passato potesse farmi male». La svolta è stata la proposta arrivata da Mondadori («quando hai la fortuna di un editore che bussa alla tua porta, è stupido dire di no») e l’impegno nel nuovo progetto “Donne oltre” di Aism, un gruppo di donne di successo che hanno deciso di mettere le proprie competenze e la propria influenza a disposizione di Aism, per far conoscere la sclerosi multipla e raccogliere fondi per combatterla. «Questo libro è il mio contributo a “Donne oltre” e una parte dei proventi andrà all’Aism», spiega Antonella.
La sua speranza? «Aiutare le persone che hanno la mia stessa malattia. La mia non vuole essere una lezione di vita, non sono “la saggia” né un eroe. Anzi, ai “disabili eroi” io non credo. Sono una persona normale, che è caduta tante volte. Però quando cado, cerco di rialzarmi. Non tocca a me dire che sono una persona forte: certo sono una che non si è fermata alla diagnosi e alla malattia, ma che ha realizzato molti dei suoi sogni». Intanto il prossimo che diverrà realtà è un film con Pupi Avati.
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