«La vita non è bella, la vita è grande», bisognerebbe abbracciare Maurizio Maggiani anche solo per questa frase, che oggi, 29 gennaio anno del Signore 2011, ci arriva, nel bel mezzo di un puttanaio politico, culturale e antropologico, come una vera boccata di ossigeno. Maurizio Maggiani se ne è uscito con questa espressione nel corso di un’intervista a Vita (fatta dal nostro Marco Dotti) e qui riportiamo un brano dell’audio della conversazione che comparirà sul prossimo numero di Vita in edicola. Maggiani è uno degli scrittori che amo almeno per due motivi. Il primo perchè me lo fece scoprire un amico che non c’è più, Tom Benetollo, infaticabile animatore della vita sociele italiana; il secondo perchè considero il suo “Il coraggio del pettirosso”, uno dei libri italiani più belli, con la sua storia così struggente di conservazione delle proprie radici e della propria storia nell’era della diaspora globale.
Era qualche anno che non tornavo su Maggiani, salvo essermi comprato il suo ultimo libro, “Meccanica celeste”, che però giace nella pila dei libri da approcciare. Poco più di un mese fa, però, Paolo Migliavacca, giovane Ad di Vita, se n’è uscito con una citazione sua nel corso dell’assemblea annuale che siamo soliti fare prima delle feste di Natale. Paolo Migliavacca che è con noi da un anno iniziò il suo intervento, sul bilancio del nostro lavoro e sulle sue prospettive, con una frase di Maggiani: “Una cosa ben fatta è una cosa bella, la bellezza è un’opera della dignità. La bellezza non la sa dire nessuno, la bellezza la si fa, ognuno la sua parte. Ci deve essere un uomo, o un’impresa di uomini, ovunque e in ogni tempo, che non rinuncia al suo gesto di dignità, che genera bellezza. Basterebbe domani prendere mezz’ora di tempo, rubarlo alla futilità per cercare una cosa buona e utile, e saremmo già nel cuore della resistenza alla nostra epoca.”
Nella conversazione con Maggiani che pubblicheremo, contiene un ragionamento simile ma ancor più luminoso, oserei dire, capitale: «Se c’è un’espressione che non mi è mai piaciuta, questa è proprio “la vita è bella”. Io non credo che la vita sia bella, credo sia grande. E dentro la grandezza della vita c’è anche la bellezza, naturalmente. La vita è grande anche nelle sue brutture o fatiche. Accettare, assumere in sé la responsabilità della grandezza della propria vita è il gesto più bello e più generante bellezza che un uomo possa fare. Nell’atto di accettare la grandezza della propria vita, c’è la linea. Quella che ti porta a resistere allo spirito del tempo. È l’estrema resistenza e dignità della bellezza violata. È il gesto di un pazzo ottimismo».
Ripartiamo da qui? Da questa percezione del mondo e di noi che è vivaddio un po’ più larga e appassionante del tormentone della legalità?
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