Welfare

La vita è vita sino all’ultimo respiro

Il francobollo /Parlare di eutanasia con la leggerezza con cui se ne sta parlando oggi è imbarazzante...

di Franco Bomprezzi

La morte è il nostro impressionante tabù. Ogni giorno ne parliamo, la vediamo in faccia, nei telegiornali, nei film, nella vita familiare. Ma non ne vogliamo sapere. Abbiamo deciso di essere immortali, e stiamo costruendo una società basata sulla longevità e sul benessere. Chi esce dalla corrente è spazzato via, non esiste, diventa un punto nell?infinito. Parlare di eutanasia, come tutti fanno in questi giorni, francamente mi sembra un esercizio imbarazzante e crudele, quando questo discorso viene fatto da chi non ne sa nulla, se non per sentito dire. Vivere in condizioni estreme e misurarsi ogni giorno con il senso ultimo dell?esistere è più frequente di quanto ostinatamente vogliamo pensare che sia. La notizia dilaga a strappi, ogni volta che un gesto (adesso una lettera aperta al presidente Napolitano) esce dagli schemi e conquista i media, che improvvisamente si accorgono che questo è un tema vero, crudele, ingombrante. Il dibattito politico è asfissiante nella sua prevedibilità: pro o contro, come se un gesto così estremo potesse essere ricondotto a una normativa. Faccio fatica a schierarmi, perché amo la vita, profondamente, ma ho visto da vicino quanto sia difficile vivere – o morire – in condizioni estreme di malattia e di fragilità. Il punto vero oggi è la solitudine. è in quel baratro che spesso precipita chi è al limite del sostenibile, privo di autonomia, costretto a un?assistenza infinita e senza speranza. è lì che il grido di rabbia, di impotenza e di dolore, dovrebbe essere ascoltato per portare, in questa società dell?efficienza, un conforto vero, una rete di servizi umani, anche se costosi, anche se apparentemente ?inutili?. Rendere ogni esistenza degna di essere vissuta, fino all?ultimo respiro. è forse questa la sfida alla quale dovremmo cercare di rispondere.


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