Non profit

La vita dura dei no global al Sud. Fiat, acqua e libert

Dai centri sociali “duri” di Napoli ai Cobas di Pomigliano, dai Social forum che faticano a nascere a Lilliput che si sta radicando.

di Ettore Colombo

“Se ti muovi rapido, non vieni nella foto”, era la frase chiave di un film che fece epoca, Sud, e che lanciò i 99 Posse. Francesco Caruso e tutti gli altri, forse, non si sono mossi abbastanza rapidi e ora sono finiti in carcere con accuse pesantissime. Loro e la ?Rete del Sud ribelle?, anche se i magistrati hanno fatto, tra le tante, anche molta confusione, mischiando sigle, storie e percorsi molto diversi tra loro. Venerdì 22 e sabato 23 novembre, a Cosenza, il movimento tiene assemblea e corteo: così grandi non si vedevano dai tempi dei ?treni per Reggio Calabria?, 1970. Ne è passata di acqua sotto i ponti. Acqua nel senso letterale e politico del termine anche per i no global ?terroni? che, dopo la mazzata degli arresti di Cosenza, cercano di riorganizzare le loro fila: l?acqua è, infatti, una delle priorità del movimento no global nel Mezzogiorno d?Italia. Andando a Genova prima e a Firenze poi, ma lavorando anche e soprattutto sul locale, come racconta Gianni Fabris, portavoce di Altra agricoltura: «Grazie ai Social forum di Potenza e Matera abbiamo organizzato, ad aprile, una tre giorni molto importante centrando la discussione proprio sull?acqua e sulla lotta alla sua privatizzazione, un problema drammatico, da noi. Ma non ci siamo dimenticati del turismo, con una battaglia, vinta, contro la sua proliferazione selvaggia sulle coste». Dirlo è facile, farlo capire alle genti del Sud meno: tra Puglia e Molise oggi si contendono i fondi per il terremoto, ma ieri (e domani) la guerra è proprio sul percorso di un acquedotto. «Vaglielo a spiegare, ai contadini, che l?acqua è di tutti e che lo scontro non dev?essere tra poveri, ma contro le multinazionali che vogliono privatizzarla», sbotta Italo Di Sabato, capogruppo del Prc alla regione Molise e leader del Molise social forum, uno che lavora fianco a fianco con Caritas e ambientalisti su temi spinosi e tecnici come la lotta contro le centrali a turbogas o la difesa dei parchi. Eppure i tanti e spesso gracili Social forum (dall?orgoglio identitario anche nei nomi: Irpinia, Sannio, Murge, Salento) collaborano tra loro in modo utile. Poi, certo, i nomi di riferimento sono sempre quelli: don Vitaliano della Sala, ad esempio, il ?frate Tuck? del movimento. Oppure il vescovo di Caserta, Raffaele Nogaro, in prima linea sugli immigrati, né si può dimenticare la storica azione di associazioni come Pax Christi in Puglia o Libera in Sicilia. Un percorso faticoso che però non vuole escludere il tentativo di fronteggiare l?altro nodo cruciale, al Sud: il lavoro. La capitale del dramma disoccupazione è Napoli, la città delle lotte e dei centri sociali più duri (Officina 99, lo Ska), dei pestaggi al Global forum 2001 e di Francesco Caruso. Ma anche la città dove, a causa di veti incrociati, gelosie e liti ?familiari?, un Social forum non è mai nato. Amico di Francesco ed esponente dei Disobbedienti, Pietro Rinaldi dice che «qui siamo abituati a rovesciare la prospettiva, a guardare le cose dal basso, a lavorare pancia a terra con tutti e con tanta voglia di contaminarci, nella lotta alla Bossi-Fini o sul caso Fiat». Già, la Fiat: quella siciliana di Termini Imerese e quella di Pomigliano d?Arco, storico insediamento dei Cobas, dove Caruso aveva denunciato, il giorno prima dell?arresto: «Qui obbligano agli straordinari e a Termini licenziano». Simile il ragionamento che porta avanti Severo Lutrario, del SinCobas: «Lavoratori precari, disoccupati organizzati, operai della Fiat e delle pulizie (ne manderanno a casa 16mila entro breve) sono facce di un?unica medaglia: il liberismo. è contro questo modello di sviluppo unico che lottiamo tutti». Due sigle note e forti, nell?ambito del movimento no e new global, ma storicamente deboli, al Sud, stanno lavorando molto, ora, per radicarsi nel territorio: Attac, che ha aperto sedi in diverse città, e Lilliput, che lancerà proprio nella sua seconda conferenza nazionale, che terrà a Napoli a dicembre, una campagna per riprendere in mano la ?questione meridionale?, come ci racconta Riccardo Troisi, «senza dimenticare la campagna sulla 185, il tema della pace e dell?incontro tra culture». E senza tirarsi indietro nemmeno nella difesa di chi è stato privato della libertà. Che anche al Sud è preziosa. Come l?acqua.


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