Volontariato
La vita da profugo a portata di mouse
Strategie a confronto: quale la via migliore per sfruttare le nuove tecnologie? Nel mondo anglosassone il dibattito è aperto. Voi da che parte state?
Non dimenticate il mondo reale! Il messaggio, scritto a lettere cubitali, in nero, su un gigantesco schermo bianco, troneggia dal primo dicembre in una delle aree più frequentate di Second Life. Corredato da un altrettanto grande contatore dei bambini morti per effetto della povertà globale da quando la Linden Lab ha creato il suo universo virtuale tridimensionale: 36 milioni 190mila minori in tre anni. A firmare quella che suona come una provocazione, almeno in questo regno dove oltre 3mila utenti riescono a guadagnare l?equivalente di 20mila dollari americani l?anno vendendo proprietà immobiliari, sesso o abbigliamento per avatar, è l?organizzazione non profit World Development Movement. Che tutto s?aspettava tranne il levarsi di un coro di critiche da parte delle altre charity con una presenza fissa, sotto forma di ufficio o banchetto informativo, su Second Life. Una trentina, secondo la directory del non profit consultabile su Google, dalla Make a wish foundation, che raccoglie fondi nel mondo virtuale, alla 911 Families for peaceful tomorrows che pubblicizza le iniziative organizzate dalle famiglie vittime dell?11 settembre.
Il motivo di tanto astio? Semplice. Secondo gli accusatori, colpevolizzare il pubblico è una strategia ormai superata. Nella Seconda Vita come nel mondo in carne ed ossa. Meglio dunque usare Second Life per educare, come ha fatto il 10 dicembre scorso la Good Will Ambassador dell?Unicef Mia Farrow: il suo avatar ha sfruttato la realtà virtuale per rispondere a domande sul genocidio in Darfur. Oppure imitare l?American Cancer Society che, la scorsa primavera, ha organizzato una maratona di beneficenza in cui ha raccolto 40mila dollari. O, ancora, seguire il consiglio che gli operatori sociali muniti di avatar danno ai neofiti dell?universo virtuale nel gruppo di discussione che Google ha dedicato a non profit e Second Life: fatevi un giro su Better World Island, dove la maggior parte degli enti senza scopo di lucro ha aperto bottega, e spendete un po? di tempo nel Camp Darfur. Capirete cosa significhi vivere in un campo profughi del Paese martoriato dalla guerra e dalla carestia. Veramente.
Il focus di google: http://groups.google.com/ group/Tech-Soup-Second-Life
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