Volontariato

La “Vis” di Avis : più doni e meglio stai. Ecco il donatore 4.0

Presentato alla Camera dei Deputati il volume sulla valutazione dell’impatto economico e sociale dell’Associazione Volontari Italiani del Sangue (ed. Franco Angeli), alla presenza del sottosegretario al welfare, Luigi Bobba, il presidente nazionale della associazione Vincenzo Saturni, il prof. Giorgio Fiorentini (Cergas- BOCCONI), il prof. Stefano Zamagni e in rappresentanza del Centro Nazionale Sangue la dott.ssa Stefania Vaglio

di Lorenzo Maria Alvaro

Oltre otto euro restituiti in media alla comunità per ogni euro investito nelle attività del volontariato del sangue, è solo uno degli spunti contenuti dallo studio del Cergas – Bocconi che certifica il positivo ritorno per la collettività dell’appartenenza alla più antica e grande associazione di volontariato del sangue europea, l’Associazione dei Volontari Italiani del Sangue di cui ricorre quest’anno il 90° anniversario della Fondazione.

L’indagine è contenuta nel libro curato dal presidente di Avis Nazionale Vincenzo Saturni, dal professor Giorgio Fiorentini e dalla dott.ssa Elisa Ricciuti dell’Università Bocconi che prosegue le ricerche avviate dall’Associazione con la pubblicazione del “Libro Bianco sul sistema trasfusionale” (2014).

Nel suo complesso lo studio ha mirato ad approfondire e quantificare i benefici sanitari, sociali e relazionali prodotti dai donatori volontari AVIS.

«Per quanto il volontariato non sia nella sua essenza quantificabile», ha spiegato il presidente di Avis Nazionale, Vincenzo Saturni, «con questa ricerca abbiamo voluto svelare le ricadute positive sanitarie e sociali del volontariato del sangue, frutto anche di una organizzazione attenta, capillare e basata sulla programmazione. Ci auguriamo che questo testo possa fungere da strumento di approfondimento e di lavoro per tutti i soggetti interessati, a partire dai decisori politici ai vari livelli, Governo e Ministeri competenti, Regioni, Enti Locali, per il mondo del volontariato e dell’associazionismo, per gli operatori sanitari del settore trasfusionale e non solo».

Il volume ha proposto anche la definizione di un modello di valutazione che misura, quantifica e comunica gli impatti sociali ed economici indotti dalle attività che AVIS (Associazione Volontari Italiani del Sangue) stessa promuove, e offre un contributo al dibattito sollevatosi a vari livelli attorno al tema della Valutazione di Impatto Sociale (VIS).

«A partire dagli anni Novanta è stato un continuo fiorire di indicatori alternativi al PIL con lo scopo comune di monitorare il benessere di una collettività tenendo conto di tutti quegli aspetti ambientali e sociali che invece non entrano nella costruzione del PIL (grandi idealisti hanno anche introdotto i concetti di BIL – Benessere Interno Lordo e FIL – Felicità Interna Lorda)», scrive nella prefazione del volume Saturni. «Elaborato dalle Nazioni Unite, l’ISU (Indice di Sviluppo Umano) è il più famoso tra gli indicatori alternativi. Si concentra su tre elementi essenziali: longevità, conoscenza, e standard di vita dignitosi.
Il GPI (Indicatore di Progresso Genuino o anche Indice di Progresso Effettivo) è un indicatore composto che cerca di correggere il PIL in modo da poter avere una buona stima del benessere economico che tenga conto anche di aspetti ambientali e sociali. L’impronta ecologica, a partire da una serie di parametri legati al consumo, calcola la quantità di natura necessaria per produrre il cibo, l’energia e i materiali che consumiamo e per assorbire i rifiuti che produciamo. ll QUARS (Qualità Regionale dello Sviluppo) descrive un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla sostenibilità, l’equità, la solidarietà e la pace, che non può limitarsi all’osservazione della semplice crescita economica ma deve estendersi alla qualità dei servizi, all’attenzione per le problematiche ambientali, all’osservazione dei nuovi percorsi di sviluppo, alle forme di un’economia diversa, ad un welfare della cittadinanza». In conclusione il presidente ha sottolinea to come «il progetto per misurare il BES (benessere equo e sostenibile) – nato da un’iniziativa del Cnel e dell’Istat e introdotto nella Legge di bilancio – si inquadra nel dibattito internazionale sul cosiddetto “superamento del Pil”, stimolato dalla convinzione che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non debbano essere solo di carattere economico, ma anche sociale e ambientale, corredati da misure di diseguaglianza e sostenibilità. Sulla base di queste considerazioni, abbiamo voluto approcciare le tematiche riguardanti alcuni aspetti salienti della nostra Associazione – missione, promozione della cultura della solidarietà e del dono, chiamata programmata del donatore, raccolta di sangue ed emocomponenti, prima donazione differita, capacità di sviluppare capitale umano e sociale – con il metodo SROI (Social Return On Investment) grazie alla collaborazione scientifica di Cergas Bocconi».

Tramite l’applicazione del consolidato metodo di valutazione SROI lo studio ha misurato la capacità di AVIS di generare valore socio-sanitario per i propri soci e per la collettività, attraverso la promozione di attività volte ad accrescere le conoscenze, la consapevolezza, la coesione sociale e la salute fisica dei donatori e dei volontari che conducono la loro esperienza di donazione e/o volontariato in seno all’Associazione.

I numeri della ricerca

I dati sono stati studiati e ricavati attraverso i questionari compilati da 1.023 donatori distribuiti su 4 sedi campione.

In ambito sanitario e di prevenzione, circa il 13% dei donatori ha potuto usufruire di una diagnosi precoce di qualche patologia attraverso i test di qualificazione sierologica e le visite medico specialistiche che precedono la donazione di sangue. Tutto ciò, oltre a informare in anticipo il donatore sulle mutate condizioni di salute, ha comportato anche significativi risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale.

In tema di alimentazione corretta, il 56,8% dei donatori ha affermato di aver cambiato le proprie abitudini nutrizionali proprio in virtù dell’appartenenza a un’associazione di volontariato. Il 37,8% ha ritenuto anche importante modificare il consumo giornaliero o settimanale di alcolici.

Il 42,3% del campione ha inoltre affermato di aver modificato i propri comportamenti come fumatore, o eliminando del tutto l’abitudine oppure riducendo il consumo giornaliero di sigarette.

E l’attività fisica? Anche in questo ambito l’impatto è stato significativo, con il 26,2% degli intervistati che hanno aumentato le ore settimanali dedicate alla corsa o ad altri sport. Anche il sottogruppo delle persone con più di 40 anni ha modificato questi comportamenti nella misura del 18,4%.

La Vis di Avis si è soffermata anche sui benefici in campo relazionale e sociale. Circa il 30% dei donatori volontari ha stretto rapporti interpersonali con altri associati, con una media di 5,1 persone conosciute.

Ed è molto alto (circa il 70%) il campione di donatori e volontari Avis che afferma di aver accresciuto il proprio senso di soddisfazione e autorealizzazione dalla partecipazione alle attività dell’associazione.

Nel tentativo di quantificare il valore che viene attribuito dai donatori all’esperienza della donazione, lo studio ha determinato un ammontare di 17,85 € per donazione, valore ottenuto dalla somma dei costi di spostamento per arrivare al centro trasfusionale o all’unità di raccolta dell’associazione, dal costo opportunità del tempo (in termini di rinuncia ad altre attività personali o lavorative) e da un’ipotetica disponibilità a pagare per l’attività di volontariato.

Un ultimo aspetto che la ricerca ha voluto indagare è l’eventualità che l’esperienza di donazione del sangue possa aver rappresentato l’occasione per sviluppare una maggiore sensibilità nei confronti di altre organizzazioni di volontariato. Dal campione è emerso che il 32% ha rafforzato la propria disponibilità a collaborare per altre Onlus e il 23% a incrementare le erogazioni liberali.


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