Famiglia

La violenza sulle donne non ha nazionalità

Nel 2008 nel centro milanese della Mangiagalli il 57% delle abusate era straniero. La ginecologa Kustermann: «I dati però sono in calo»

di Redazione

Roma, Brescia, Genova, Guidonia, solo per citare i più recenti. Sembra non avere fine l’ondata di recrudescenza a danno delle donne che, in tutta Italia, ha sollevato l’allarme sicurezza. I più recenti dati Istat stimano in 6 milioni 743mila il numero delle donne fra i 16 e i 70 anni che nel corso della loro vita sono state vittime di violenza fisica o sessuale, un milione e 150mila solo nel 2006. «Eppure i casi di stupro su strada sono in lieve calo», assicura la ginecologa Alessandra Kustermann, responsabile del servizio Svs – Soccorso violenza sessuale e dello sportello Svd – Soccorso violenza domestica della clinica Mangiagalli di Milano, «tanto nella capitale quanto nel capoluogo lombardo».
Il centro anti violenza dell’ospedale milanese, operativo 24 ore su 24 e primo in Italia ad essere stato avviato a sostegno delle legge 66, offre dal 1996 un servizio di pronto soccorso che copre l’assistenza medica, il supporto psicologico e sociale, ed eventualmente la consulenza legale gratuita nel caso in cui la vittima scelga di denunciare l’abuso. «La maggior parte delle violenze si consuma dentro le mura domestiche, per mano di mariti, conviventi o amici di nazionalità italiana, e solo una minima percentuale riguarda episodi analoghi a quelli riportati sui giornali, compiuti da stranieri». «Nel 2008 l’Svs ha registrato 349 casi, 110 dei quali a danni di minorenni, il 57% di donne straniere. Praticamente uno al giorno, contro l’uno ogni 3 giorni del 96. Un dato che si è stabilizzato negli ultimi tre anni, con una leggera flessione al ribasso. Ad essere in aumento, invece, è il numero di vittime che, entro i sei mesi concessi dalla legge, scelgono di sporgere querela.
Servizi di assistenza specializzati analoghi a quello della Mangiagalli sono stati avviati all’ospedale S. Anna di Torino, dove è operativo il Centro Svs – Soccorso violenza sessuale, organizzato per fornire supporto sul piano psico-socio-sanitario nella fase di pronto soccorso e negli interventi di continuità assistenziale attraverso una rete di servizi ospedale-territorio; e all’ospedale Careggi di Firenze grazie all’appoggio dell’associazione Artemisia. «Piuttosto carente, invece, è la situazione a Roma», continua Kustermann. «L’ex ministro della Salute, Livia Turco aveva portato in Conferenza Stato-Regioni una proposta per l’istituzione di un Centro anti violenza in ogni regione italiana. Purtroppo il progetto è finito nel dimenticatoio».
Là dove non arriva il pubblico, però, arriva il non profit coi numerosi Centri anti violenza e Case rifugio. A loro spetta la parte più difficile: «Aiutare le vittime di violenza a rimettere insieme i cocci, offrendo loro gli strumenti per ricostruirsi un’esistenza normale», dice Adonella Fiorito, presidente di Mai + sole, associazione di Savigliano (Cuneo), che attraverso 15 volontarie gestisce l’accoglienza telefonica e diretta.


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