Violenza contro le donne
Violenza di genere, 7 volte su 10 i maltrattanti sono italiani
Nel 2022 14mila donne hanno chiesto aiuto per la prima volta ad uno dei 105 centri antiviolenza gestiti da D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. Sette volte su dieci volevano difendersi da uomini (italiani). Hanno un’età compresa tra i 30 e i 49 anni
Hanno un’età compresa tra i 30 e i 49 anni, sono italiane e hanno subito violenza da uomini italiani. E’ questo l’identikit delle 14.288 donne che nel 2022 hanno chiesto aiuto per la prima volta ad uno dei 105 centri antiviolenza gestiti dall’Associazione nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. Sono ancora tante, troppe. Nulla di nuovo, purtroppo. Soltanto il 27% delle donne accolte ha denunciato l’autore di violenza. Neanche questo stupisce gli esperti: è un dato in linea con il passato. Basta fare un confronto con il dato dell’anno scorso di cui avevamo scritto qui. Ad accoglierle quasi tremila attiviste (7 su 10 sono volontarie).
Ecco nei dettagli i dati del report 2022
Nel 2022 sono state accolte complessivamente 20.711 donne, di cui 14.288 sono “donne nuove”, numeri sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente (14.565 nel 2021).
Per quanto riguarda l’età, anche nel 2022 quasi la metà (47,3%) delle donne accolte ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni. Di particolare rilevanza il numero delle donne che superano i 60 anni: 1.638. Un dato che rappresenta la trasversalità della violenza maschile alle donne, anche rispetto all’età delle donne che la subiscono.
I Centri della Rete accolgono prevalentemente donne italiane. Il 29% delle donne che nel 2022 si sono rivolte a un centro antiviolenza è di origine straniera, segnando una crescita di 3 punti percentuali rispetto agli ultimi due anni, 2021 e 2020 (26%).
L’autore della violenza è prevalentemente italiano (soltanto il 28% ha provenienza straniera) e questo dato, oramai consolidato negli anni, mette in discussione lo stereotipo diffuso che vede il fenomeno della violenza maschile sulle donne ridotto a retaggio di universi culturali situati nell’“altrove” dei paesi extraeuropei. Tuttavia, rispetto al dato del 2021, si registra un aumento di un punto percentuale per i maltrattanti di provenienza straniera (27%).
Ancora molto basso il numero di donne che decide di denunciare: soltanto il 27% delle donne accolte, percentuale che diminuisce di un punto percentuale rispetto all’anno scorso (28%). «La vittimizzazione secondaria da parte delle Istituzioni che entrano in contatto con le donne (servizi sociali, forze dell’ordine, tribunali ecc.) o da parte dei media continua a frenare l’avvio di un rapporto di fiducia con le donne che intendono rivolgersi alla giustizia, anche per il timore dell’esposizione mediatica, come la cronaca di questi giorni dimostra», osservano le esperte di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza.
Il focus sulle donne immigrate
Dalla comparazione con il 2021 emerge una sostanziale stabilità rispetto all’incremento significativo registrato lo scorso anno per la consulenza delle donne immigrate non in regola (76% dei centri) e il servizio di orientamento al lavoro (94% dei Centri). Questo dato è particolarmente significativo se si pensa che una donna su tre (30% tra disoccupate, casalinghe e studentesse) è a reddito zero.
Dove si trovano i centri antiviolenza
I 105 Centri antiviolenza della Rete, gestiti dalle oltre 80 organizzazioni socie, sono presenti in tutte le regioni italiane, tranne che nella Regione Molise e continuano ad avere una distribuzione non omogenea sul territorio nazionale: nell’area del nord si trovano oltre la metà dei centri (57 pari al 54%); in quella del centro 23 centri (pari al 22%) e tra sud (17) e isole (8) si arriva a 25 centri (pari al 24%). I posti letto disponibili sono oltre 1.000.
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Cosa offrono i centri antiviolenza
Le attività che i Centri garantiscono alle donne sono sempre molteplici: accoglienza e possibilità di consulenza legale nella quasi totalità dei casi, consulenza psicologica e percorsi di orientamento al lavoro in circa il 90% dei casi. (Per approfondire leggi qui Un lavoro e un conto in banca per uscire dalla violenza)
Ad accoglierle quasi tremila attiviste (7 su 10 sono volontarie)
L’attività dei Centri antiviolenza della Rete si sostiene per gran parte sul lavoro volontario delle attiviste, di cui solo il 32,5% è retribuito, anche a causa della scarsità e non strutturalità dei fondi. Per far fronte a questa situazione, oltre a continuare a sollecitare le istituzioni, ed in particolare il Dipartimento Pari Opportunità, D.i.Re lancia una raccolta fondi.
«Il lavoro è continuo, anche se l’attenzione delle istituzioni si concentra su azioni securitarie pressoché inutili e sull’incremento dei fondi ai Centri per uomini maltrattanti», dichiara Antonella Veltri, presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza.
Foto in apertura, Eige- European Institute for Gender Equality
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