Politica

La via francigena, inciampa nel business

Va dalle Alpi a Roma. È tutta da scoprire. Ma ha un difetto

di Daniele Biella

«Camminante, non c?è cammino: il cammino si crea strada facendo». È il poeta spagnolo Machado che ci introduce a uno dei viaggi più impegnativi che l?uomo abbia mai affrontato: il pellegrinaggio. Per secoli, migliaia di persone hanno camminato lungo le vie medievali che collegano Santiago de Compostela, Roma, Gerusalemme. Con il loro passaggio, hanno ?trasportato? culture, lingue, saperi. Non si parla solo al passato: di pellegrini ce ne sono anche oggi, e molti. Diverse le motivazioni, identici i sentieri. Alla tomba dell?apostolo Santiago, in Galizia, ne arrivano ogni anno decine di migliaia, da tutto il mondo cristiano. Anche lungo le strade italiane c?è un cammino storico, la via Francigena, che dal cuore dell?Europa porta alla città dei Papi, passando le Alpi, la pianura padana, le città e i colli della Toscana. Ogni anno che passa, sulla via passano sempre più pellegrini e gli alberghi che li ospitano spuntano come funghi. Il merito va soprattutto a un?instancabile appassionato delle peregrinazioni come Paolo Caucci Von Saucken, docente di letteratura spagnola all?università di Perugia e fondatore del Centro italiano di studi compostellani. È lui il guru dei pellegrini italiani, e il suo centro è un?affermata fonte di sapere sull?homo peregrinus.
Vita: Quale presente-futuro per la via Francigena?
Paolo Caucci: Il presente parla di una forte crescita di interesse, c?è un movimento continuo di pellegrini che fa un gran bene ai posti in cui passano, perché stimolano la curiosità e l?intraprendenza della gente del luogo, dei Comuni dove passa il cammino. Ogni anno aumentano le strutture, gli eventi dedicati al pellegrino. Si ristrutturano monumenti, rinascono strade antiche, la via Francigena è la via del Romanico. Tutto bello, ma attenzione. Il futuro va ridisegnato, questioni da risolvere ce ne sono già oggi.
Vita: Cosa non va?
Caucci: Ci vuole un radicale cambio di mentalità da parte di chi offre servizi ai pellegrini. Per spiegarmi faccio l?esempio del Cammino di Santiago: lì sono stati i pellegrini stessi che, con il loro passaggio, hanno ?contaminato? gli abitanti su valori come solidarietà, condivisione, gratuità. Sulla via Francigena sta accadendo l?opposto. Sta nascendo una sorta di business sul pellegrinaggio in cui chi ci entra spesso non ha mai conosciuto un pellegrino. Questo è assurdo, perché il rapporto personale tra chi cammina e chi offre ospitalità è fondamentale. Ancor più grave è il fatto che ?ognuno pensa per sé?, non c?è coordinamento fra gli enti locali, le segnalazioni della via non sono omogenee. In Spagna lo spirito del Cammino si è conservato grazie al lavoro volontario supportato dalle istituzioni stesse, in Italia questo non accade.
Vita: La soluzione?
Caucci: Più pellegrini possibili lungo la via, per attivare la sensibilità di chi incontrano verso una maggiore gratuità. La motivazione del pellegrino, religiosa o spirituale che sia, può davvero cambiare la mentalità di un luogo.
Vita: Quali luoghi meritano una sosta speciale?
Caucci: Ci sono molti punti significativi lungo la via. A Nord potrei citare Vercelli, città molto ospitale e da dove la strada per Roma diventa una sola. Poi una tappa vicina agli Appennini, Fidenza, sede di un ottimo centro di promozione delle valli attorno. Ma è sui piccoli centri che mi concentrerei, due su tutti: Radicofani, in provincia di Siena, splendido paesino isolato, in cima a un cucuzzolo, e il fascino medievale di Altopascio, nel lucchese, località rinomata per la sua tradizionale accoglienza. Altopascio è sede del secolare ?Spedale? dell?Ordine dei Cavalieri del Tau, in cui ancor oggi trovano alloggio gratuito 50 camminanti. È in posti come questo che si respira in pieno lo spirito pellegrino.

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