Economia

La via di uscita? Si chiama “responsabile lending”

Forum Nairobi 2007: i grandi temi /1, Debito. La nuova scommessa: il parametro che valuta la responsabilit

di Riccardo Moro

A sette anni di distanza dal Giubileo, il periodo che la Bibbia indica come tempo di speciale riposo e anno in cui ha preso slancio la campagna internazionale per la cancellazione del debito, i risultati sono in chiaro scuro.

È stata avviata la iniziativa Hipc (Heavily Indebted Poor Countries) che ha effettivamente cancellato quasi totalmente il debito, sia bilaterale, cioè verso singoli stati, sia multilaterale, cioè con Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e Banca Mondiale. Ma questa proposta è stata applicata a meno di trenta Paesi, quando quelli per cui il debito è un problema sono di gran lunga più numerosi.

Il modello norvegese
Se l?iniziativa Hipc ha un campo di applicazione troppo piccolo, è stata però un?occasione per far nascere una stagione nuova, sia nelle relazioni internazionali che negli strumenti. Con l?Hipc sono infatti nate le Poverty reduction strategies (Prs), Strategie per la riduzione della povertà in italiano, che non chiedono più liberalizzazioni selvagge, bensì programmi originali che coinvolgano la società civile. È in questo quadro che sono nati gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite e che si sono creati, non senza contraddizioni, spazi di dialogo e trasparenza prima inesistenti.

Guardando al futuro si possono identificare tre principali orientamenti in materia di debito. Il primo riguarda i Paesi a basso reddito non compresi nel gruppo Hipc e quelli a medio reddito, per i quali manca ancora quasi del tutto una iniziativa adeguata. È stato usato talvolta lo strumento delle conversioni del debito, attraverso la creazione di fondi che ricevono il denaro pagato dal governo debitore e lo usano per progetti di sviluppo, ma si tratta sempre di iniziative solo ed esclusivamente bilaterali. Occorre, invece, qualcosa di più.
Il secondo è la riflessione sulla legittimità del debito. In molti casi il debito è stato già pagato e molti prestiti vennero erogati in modo illegittimo (a dittature e senza beneficare la popolazione), con la responsabilità di chi prestava. È la ragione che ha portato la Norvegia nel 2006 ad annullare una parte dei propri crediti verso alcuni paesi sudamericani. Il precedente norvegese è di grande rilievo giuridico, insieme al comitato ufficiale per la ?Auditoria? del debito creato dall?Ecuador. Sono esempi replicabili e da diffondere.

Italia, applica la legge
La questione della corresponsabilità ci porta al terzo orientamento. Si parla oggi di responsible lending, cioè di parametri che rendano responsabile anche il prestatore, governi, Fmi o Banca mondiale, per evitare erogazione di prestiti che già in partenza sono insostenibili. È un terreno su cui lavorare che può contribuire a rendere per il futuro i crediti di aiuto realmente efficaci e non una prebenda da restituire con gli interessi.

E l?Italia? L?Italia ha una buona legge, che viene usata come modello in altri paesi, non ultima la Spagna che ha recentemente approvato una legge sul debito. Nei tempi della sua applicazione l?Italia ha scelto di seguire l?iniziativa internazionale più che stimolarla, ma non mancano casi di notevole interesse, soprattutto nel campo delle conversioni del debito estero.
La conversione realizzata con la Guinea Conakry, provocata dalla campagna ecclesiale per la cancellazione del debito, che ha visto la partecipazione della Fondazione Giustizia e Solidarietà e, soprattutto, della società civile locale, è oggetto di interesse in tutto il mondo per come ha gestito il denaro coinvolgendo la popolazione locale. Anche l?iniziativa in America Latina offre opportunità interessanti, in particolare in Perù, Ecuador e, speriamo presto, in Argentina.

W Nairobi W
È una sfida che continua. Recentemente è stato firmato un accordo di conversione del debito con il Kenya, richiesto con insistenza dalla campagna W Nairobi W. Può essere una ottima occasione per usare il denaro in favore dei baraccati delle periferie di Nairobi con il loro coinvolgimento.

Il testo dell?accordo bilaterale sinora immagina un percorso di gestione del fondo molto ?governativo?. Ma entrambi i governi hanno assicurato di voler coinvolgere le popolazioni e la società civile. È importante. Il Forum Sociale Mondiale di Nairobi potrebbe essere l?occasione per formalizzare questo impegno. Un buon modo per dimostrare, al di là delle parole, quali sono le priorità reali.

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