Il Mare Nostrum è un cimitero liquido. Ieri, abbiamo avuto la notizia dell’ennesima mattanza. Carne umana, proveniente dalla sponda africana, affogata dall’egoismo umano. I commenti – a parte la coraggiosa denuncia di Papa Francesco quando ha esclamato a gran voce “Vergogna” – purtroppo (dispiace, francamente, doverlo scrivere ) sono stati in molti casi espressione del “pensiero debole” del nostro modo di fare informazione. Luoghi comuni, parole che si dissolvono come bolle di sapone e ciarpame di chi specula sulle altrui disgrazie. Non resta, allora, che fare silenzio, riflettendo, col cuore e con la mente, sul mistero del dolore e soprattutto sulle responsabilità umane (di noi tutti) di fronte a quei corpi a cui è stato negato il diritto di fuggire e dunque di esistere. In un Paese come il nostro, in cui la politica si è svuotata di senso e di significato, dove l’ignoranza è trasversale a tutte le corporazioni, non resta che invocare la redenzione, attraverso una decisa assunzione di responsabilità collettive e personali. Per favore, non chiediamoci dov’è Dio, ma dov’è l’uomo “creato a sua immagine e somiglianza”. La risposta, a pensarci bene, è una sola: l’abbiamo lasciato annegare nel mare dello squallore, dell’indifferenza e dell’egoismo più becero e arrogante. Anche noi cristiani, che, solitamente, assolviamo noi stessi con la pretesa d’essere credenti, dovremmo avere il coraggio di confessare la nostra palese omertà. Quella di non dare voce ai senza voce, a coloro che vivono nei bassifondi della Storia, dimenticati da tutto e da tutti.
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