Politica
La vera sfida per i navigator? Trovare lavoro a 600mila persone che al massimo hanno la terza media
L'Istat in audizione ha presentato le simulazioni sui beneficiari di Reddito di Cittadinanza, per cui dal 6 marzo si potrà presentare domanda. I beneficiari saranno 2 milioni e 706mila, di cui solo un terzo (circa 900mila persone) sarà obbligato a stipulare il patto per il lavoro. Mezzo milione gli under16 che beneficeranno della misura: appena la metà dei minori in povertà assoluta che si contano in Italia
Da domani, 6 marzo, sarà possibile presentare domanda per il Reddito di Cittadinanza. Le Poste hanno già fatto sapere di presentarsi “in ordine alfabetico”, i CAF hanno chiesto di non essere presi d’assalto dal momento che c’è tempo per fare domanda. Quel che succederà poi è che 900mila persone – un terzo dei 2 milioni e 706mila beneficiari – sottoscriveranno obbligatoriamente un patto per il lavoro. Per la gran parte si tratta di cittadini italiani (circa 760mila persone), mentre gli extracomunitari sono circa 100mila. A loro i Centri per l’Impiego e i navigator dovranno trovare un’offerta di lavoro congrua. I loro profili? Circa 600mila di essi ha la licenza media o nessun titolo di studio, 492mila sono disoccupati e altre 373mila sono casalinghe. Diciamocelo, il matching con ciò che cerca il mercato non sarà per nulla una passaeggiata.
Sono queste le microsimulazioni fatte dall’Istat e presentate oggi in Commissione Affari Sociali della Camera da Roberto Monducci, direttore del dipartimento per la produzione statistica (qui le 4 ore complessive di audizioni). Nella tavola relativa ai beneficiari di RDC con obbligo di adesione al patto per il lavoro, Istat stima che saranno immediatamente disponibili a un lavoro 64mila ragazzi fra i 18 e i 24 anni contro 225mila adulti fra i 55 e i 64 anni, con 161mila persone con la licenza elementare o nessun titolo di studio ma anche 46mila laureati (a proposito, fra i beneficiari i laureati sono 128mila).
L’Istat nella sua audizione odierna ha ribadito quando già detto in Senato a febbraio, stimando una platea dei beneficiari molto inferiore ai 5 milioni di persone di cui parla il Governo («un milione 308 mila famiglie e due milioni e 706 mila individui», ha detto l’Istat) con un importo annuo medio per famiglia pari a 5.053 euro e un costo totale del Reddito di Cittadinanza pari a 6,6 miliardi di euro su base annua. Positiva la valutazione dal punto di vista della riduzione della disuguaglianza: tutti gli indicatori registrano un miglioramento, in particolare l’indice di Gini scende al di sotto dei 30 punti percentuali.
Come già evidenziato, un beneficiario di RDC su due sarà single: i singoli costituiscono il 47,9% delle famiglie beneficiarie del RDC (626mila nuclei) e riceveranno, in media, un sussidio annuo di 4.485 euro, mentre le coppie con figli minorenni sono 257mila (il 19,6% delle famiglie beneficiarie) e percepiranno, in media, 6.470 euro. Analizzando i dati in base all’entità del beneficio, quello più elevato va alle coppie con figli adulti (7.041 euro in media). Gigi De Palo, presidente del Forum Famiglie, ha evidenziato che “dall’audizione ISTAT di oggi alla Camera arriva la conferma che il reddito di cittadinanza, così com’è strutturato, non può essere considerato una misura di sostegno alle famiglie, tanto meno a quelle con figli. Che anzi, da questa formulazione, vengono per l’ennesima volta discriminate e umiliate. Non è in questo modo che s’inverte la pericolosa china dell’inverno demografico che sta portando il nostro Paese verso il rischio di Welfare-default».
I minori di 16 anni che beneficeranno del Reddito di Cittadinanza sono secondo le stime dell'Istat 515mila. Per un confronto corretto si dovrebbero sommare anche gli under18 (l'Istat mette complessivamente 278mila beneficiari fra i 16 e i 24 anni), ma in ogni caso siamo ben lontani dal milione e 208mila minori in povertà assoluta che si contano in Italia. Poco meno o poco più di uno su due.
Fra i destinatari del RDC, i nuclei familiari composti da soli cittadini italiani sono un milione 56 mila (circa l’81% del totale delle famiglie beneficiarie), mentre quelli formati da soli stranieri, cittadini dell’UE ed extra-comunitari, sono 150 mila (11,5%). Di queste ultime, quelle di soli cittadini extra-comunitari sono 95 mila (7,3%). Le famiglie miste di italiani e stranieri sono 102 mila (7,8%).
Il 57,5% delle famiglie potenzialmente beneficiarie vivono al Sud (752mila), il 17% al Centro (222mila) e il 25,5% al Nord (333mila): guardando alle risorse, secondo l’Istat andranno al Sud il 59% delle risorse, al Centro il 16,5% delle risorse e al Nord il 24,5% delle risorse. Calcolando le relative incidenze, si stima che le famiglie beneficiarie del RDC siano il 9,0% delle famiglie residenti nel Mezzogiorno, il 4,1% al Centro e il 2,7% al Nord: quote che riflettono solo parzialmente quelle della povertà assoluta (pari nel 2017 al 10,3% nel Mezzogiorno, al 5,4% al Nord e al 5,1% al Centro), per ragioni «riconducibili in parte al disegno del provvedimento».
In mattinata la Commissione Affari Sociali ha audito anche Fish, Fand, Anffas e Forum del Terzo Settore. Insieme alla scala di equivalenza per le famiglie con figli, la disabilità è un altro tema da settimane sotto la lente. Anffas nella sua memoria, oltre a rimandare agli interventi di Fish e del Forum Tezro Settore cui aderisce, ha sottolineato ad esempio che le persone con disabilità e i loro nuclei «saranno fortemente penalizzate per l’accesso e l’entità dei Reddito di Cittadinanza» poiché «impropriamente» nel reddito familiare di riferimento «vengono conteggiati trattamenti assistenziali come le pensioni di invalidità civile, di cecità e sordità civile» mentre secondo il Consiglio di Stato tali provvidenze non dovrebbero essere conteggiate perché «necessarie solo a riportare la persona con disabilità nella medesima condizione di partenza della persona che non presenta, a parità di tutte le altre condizioni, quella della disabilità». Anche Nazario Pagano, vicepresidente della Fand, sottolinea l’iniquità esistente sia nell’accesso delle persone con disabilità al reddito di cittadinanza sia nell’importo del beneficio stesso, chiedendo di considerare la persona con disabilità come nucleo a sé anche se vive in famiglia, senza quindi procedere alla cumulo dei redditi. «Il numero persone con disabilità interessato dal Reddito di Cittadinanza, con queste regole, non sarà certamente quello annunciato dalle fonti governative: saranno 180mila persone rispetto alle 500mila e poi alle 250mila di cui ha parlato il Governo».
Foto di Remo Casilli/Sintesi
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