Formazione

La vera integrazione? Cinque di ore di palestra al giorno

di Pasquale Coccia

Al convegno «Sport e senso del limite» di Pisa, promosso dal Comitato europeo di storia dello sport (www.cesh.eu), incontro la mia amica Laura, con la quale scambio due parole. Vive in provincia di Treviso, pieno Nord-Est, dove insegna educazione fisica. La sua terra è meta di famiglie extracomunitarie, provenienti dal Medio ed Estremo Oriente. Arrivano prima i genitori e, quando la situazione si consolida, li seguono i figli, spediti a scuola dalla sera alla mattina e costretti a fermarsi lì il più a lungo possibile. Non conoscono una sola parola di italiano. La scuola di Lucia ne accoglie tanti: in classe non capiscono un’acca di quello che spiegano i professori e hanno la tendenza a disertare le lezioni. Come far fronte al problema?
Nella scuola di Laura si sono organizzati in questo modo: i ragazzi di recente immigrazione durante le ore di lezione delle prime tre settimane restano in palestra tutto il giorno. Fanno lezione di educazione fisica con le varie classi: praticano giochi di movimento, pallacanestro, pallavolo, pallamano, ecc. Si muovono, si divertono, si relazionano con gli altri e, soprattutto, attraverso lo sport imparano i vocaboli indispensabili alla comunicazione. I loro professori? Sono i compagni di squadra, che cambiano ogni ora.
Questi ragazzi “appena sbarcati in aula” (il ministero dell’Istruzione ne ha censiti 22mila sul territorio nazionale) stabiliscono i primi contatti con gli studenti di tutte le classi e non solo con quelli della propria, grazie alle ore di educazione fisica (cinque al giorno… un vero privilegio). I risultati, sul piano dell’inserimento scolastico e dell’apprendimento, sono lodevoli. Chi ha avuto la brillante idea di proporre l’accoglienza degli studenti di recente immigrazione in palestra? Laura. Quando qualche anno fa, il ministero dell’Istruzione le propose una nomina a ispettrice scolastica, lei rispose serafica che il suo posto è in palestra, tra i ragazzi. E loro le sono grati.

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