Non profit

La velocità e la birra a tutto spot di Valentino Rossi

Un campione come Valentino Rossi fa pubblicità alla birra e termina lo spot imitando il rumore della sua moto.

di Tiziano Tussi

Non si erano ancora chiuse le polemiche sull?idea del ministro Lunardi di alzare i limiti di velocità sulle autostrade che è arrivato, drammatico come sempre, il bilancio dell?ultimo esodo estivo. Fatto che ha dato la stura a nuove polemiche, nuove prese di posizione, nuovi j?accuse. Ma da questo dibattito è rimasta fuori la pubblicità. Cosa c?entra? In tv e soprattutto nelle radio – medium più apprezzato ed amato dai giovani – tambureggia ancora uno spot che reclamizza una birra.
Un campione del motociclismo come Valentino Rossi, anch?egli giovanissimo, che fa pubblicità alla bevanda alcolica e che termina il suo spot imitando il rumore della sua moto. Moto più birra uguale aumento di incidenti sulle strade. Anche se forse l?agenzia pubblicitaria ha voluto puntare sulla corrispondenza linguistico-concettuale dell?andare a ?tutta birra?.
Anni fa mi ricordo un altro spot alcolico in cui un attore di successo del secolo scorso, Yul Brinner, pubblicizzando un brandy diceva testualmente che «un buon intenditore beve con moderazione». Almeno lui non correva in moto. Altri tipi di pubblicità intervengono su aspetti ?civili? della vita sociale. Come la campagna per il ?no?, assoluta negazione da opporre a chi vuole suggerire di ?sballare?, bere, uscire di testa insomma.
I miti dello spettacolo dei giovani hanno particolare responsabilità in questi suggerimenti. Pochissimi giorni fa Manu Chao ha tenuto un concerto gratuito a Milano nel quale cantando e parlando si è dimostrato quale simbolo di una fetta di una intera generazione. Sugli organi di stampa si è parlato di menestrello del ?popolo di Seattle?, di ambasciatore del Genoa social forum. Lui si è schermito dicendo che comunque a Genova sarebbe andato da cittadino comune. Ma subito qualcuno dei presenti al concerto ha rilevato, con lettera ai giornali, che anche il moderno menestrello esibiva, nel suo concerto, sponsor che con l?antiglobalizzazione non avevano molto a che fare.
La pervasività della pubblicità oramai è diventata (quasi) totale, per questo poi risulta ancora più perniciosa quando si suggerisce direttamente, come nel caso di Rossi, un accostamento pericoloso in sé, quale l?alta velocità e l?assunzione di alcolici.
Molti anni fa anch?io con altri studenti della mia scuola fummo chiamati a fare il pubblico ad una serie di spot della Coca Cola. Si era in piena epoca della contestazione. Andò così. Impiantammo su due piedi uno ?sciopero pubblicitario? chiedendo un compenso più alto, un cestino per pranzo, ed una diminuzione delle ore di lavoro. Infatti non ci bastava stare a contatto con i ?nostri beniamini? cantanti di allora per sentirci appagati. Ma erano comunque altri tempi.

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