Chi scrive sui blog (io ci ho scritto parecchio) ha sempre qualcosa da recriminare ai media tradizionali. Gli argomenti non mancano: i blog sono leggeri, democratici e decentrati, tanto quanto i vecchi media sono monolitici. I blog nascono e vivono per passione, i vecchi media sono sostenuti da lobbies e inserzionisti pubblicitari. I blog aprono finestre inaspettate sulla complessità del reale, i vecchi media semplificano fino al grottesco. Prendete la morte di Giovanni Paolo II: persino i funerali più grandi della storia, in diretta tv, rischiavano di trasformarsi in una parata di fresconi che fanno ciao con la manina. Perché la telecamera è fatta così: semplifica, stilizza, trasforma ogni cosa nella parodia di sé. I blog, invece.
Già i blog. Ecco finalmente uno spazio al riparo dall’alluvione retorica di questi giorni. Certo, il problema è poi come riempirlo. A tenere banco, nei giorni successivi, non sono stati articoli di approfondimento o dibattiti sul ruolo di un Papa in bilico tra Concilio e restaurazione… bensì le filastrocche sul Grande Ratzinga (se non s’era capito, gran parte dei bloggatori italiani appartengono a una generazione irrimediabilmente segnata dalle sigle dei cartoni giapponesi).
Trema,
Il regno delle Tenebre del Male
Dalla Fortezza di San Pietro arriva
Con i pugni teologici Ratzinga, Paapaaaa…
E poi c’è stato il caso Ratzingerboy, magari ne avete sentito parlare. È finito persino su un paio di testate nazionali e su un telegiornale, fatto assai raro per un blog. Ratzingerboy lo dice la parola è un convinto supporter del futuro pontefice, che nei giorni immediatamente successivi alla morte di Wojtyla apre un piccolo blog artigianale, con tanto di petizione, anzi “appello al conclave”…
Il sito non ci mette molto a farsi notare, un po’ per l’atteggiamento molto apostolico di Ratzingerboy (che manda mail a destra e a manca), ma soprattutto per lo stile involuto e parossistico: il ragazzo ha l’aria di essere un fanatico un po’ svitato, attira non solo i fanatici come lui (in Rete ce n’è), ma anche semplici curiosi pronti a farsi due risate – quando però lascia intendere che di ratzingerboys ce ne sono già parecchi, mescolati alla folla a San Pietro, anche il navigatore smaliziato sente un brivido lungo la schiena.
La fumata bianca è salutata da Ratzingerboy con espressioni di giubilo in caratteri cubitali. Ma il vero spettacolo ormai è nelle centinaia di commenti dei lettori, dove trovi ovviamente di tutto: dal classico bestemmione alle giaculatorie. Intanto il piccolo blog finisce sui quotidiani, su tgCom e perfino sui telegiornali: dovunque insomma ci sia bisogno di allungare un po’ il brodo mediatico vaticano di questi giorni.
Forse lo avete già capito (in questo caso siete stati più svegli di me), ma naturalmente Ratzingerboy non esiste: è solo il protagonista di un fake, un capolavoro di beffa mediatica ordita a tavolino da blogdiscount, un sito che insegna come diventare un blog di successo. Prendete nota:
Cercate di impersonare il prototipo del blogger medio-basso-bassissimo: ignorantello, sgrammaticato, sicuro di sé, ma allo stesso tempo cortese, ingenuo, ed entusiasta dei nuovi visitatori. L?unica caratteristica che lo distinguerà dalla massa dei suoi simili sarà il fanatismo estremo. Se possibile, prendete le parti di qualcuno avverso all?opinione comune, è meglio, per creare più occasioni di polemica e rendere vivaci e frequentati i commenti.
Il tutto, nella convinzione che “l’unico uso intelligente del blog sia il blob, il gioco sull?identità, la satira, la messa alla berlina di tutto ciò che gli altri mezzi di comunicazione e in particolare la tv prendono o fanno finta di prendere sul serio“. Sarà. Eppure il successo di Ratzingerboy ha un retrogusto molto televisivo. È vero, si fa sempre più fatica a prendersi sul serio, tra i blog, e su internet in generale… (prendi il sito del RatzingerFanClub in inglese: sarà autentico?) E che con la scusa dell’ironia tutto questo spazio libero si riduca ancora una volta a poca cosa: un altro capannello di utenti che ridono, e fanno ciao con la manina.
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