Politica

La tre giorni di Arezzo. 266 al restyling

La quarta Conferenza nazionale del volontariato non ha un titolo ma ha un’agenda piena. A partire dalla legge quadro.

di Benedetta Verrini

Crisi d?identità, nuove responsabilità, rapporti con le istituzioni e gli enti locali da costruire, un quadro legislativo in rapida evoluzione: il mondo del volontariato si affaccia alla sua quarta Conferenza nazionale con un?agenda stracolma. A quattro anni dall?altra, che si era tenuta a Foligno nel 1998, è il dna stesso del volontariato a essere a un punto di svolta. Ma sulla tre giorni che dall?11 al 13 ottobre vedrà riuniti ad Arezzo i rappresentanti di associazioni e le istituzioni, si addensa già qualche malumore: «Questa Conferenza non ha un titolo e nemmeno un documento da cui partire per avviare la discussione» affonda Maria Guidotti, presidente di Auser. «Basta dare un?occhiata al programma per vedere che il volontariato è stato lasciato sullo sfondo. La giornata conclusiva è un tripudio di ministri: mi chiedo che sollecitazioni potranno uscire da una tavola rotonda cui partecipano tre ministri e i rappresentanti degli enti locali, ma nessun interlocutore del volontariato». Accuse respinte al mittente dal sottosegretario al Welfare, Grazia Sestini: «Il titolo non è stato inserito perché non si voleva imporre nulla. I documenti saranno elaborati proprio dai gruppi di lavoro del volontariato e poi presentati nella giornata conclusiva prima dell?intervento dei ministri. Questa Conferenza è del volontariato, ma di un volontariato maturo che dialoga con le istituzioni: la presenza di tanti ministri denota proprio l?interesse che il governo ha per questo mondo, e permette l?interlocuzione delle organizzazioni con i diretti interessati». E i nodi da sottoporre al governo non sono pochi, prima di tutto in campo legislativo: in ballo ci sono il restyling della legge quadro 266, il ruolo del volontariato all?interno della 328, le prospettive rispetto alla riforma della cooperazione e all?affacciarsi dell?impresa sociale. «Se si va verso una legislazione che rispetti i diversi ruoli all?interno del Terzo settore, siamo nella direzione giusta», sottolinea la Guidotti, «ma se si va verso una zona grigia in cui tutti possono fare tutto, con il solo ancoraggio ai concetti di produttività e mercato, sarà un danno. Il volontariato è portatore di valori quali l?esercizio della cittadinanza e la costruzione di legami sociali attraverso il dono, che sono troppo differenti rispetto all?impresa. Non possiamo permetterci di perderli». C?è anche chi, in attesa dell?avvio dei lavori della Conferenza nazionale, ha deciso di ?guardarsi dentro?. «Prima di andare a discutere con le istituzioni, facciamo un esame di coscienza», dice Gianfranco Gambelli, presidente delle Misericordie d?Italia. «Ad esempio, che responsabilità hanno le istituzioni nel calo di propensione al volontariato? Poche, direi. Forse anche noi, chiamati da sempre maggiori responsabilità, abbiamo perso di vista il ruolo educativo e la testimonianza di quei valori di gratuità e solidarietà che oggi si stanno confondendo. Prendiamone atto e troviamo le soluzioni, che sono nel nostro dna. Per conservare la nostra integrità, dobbiamo ricominciare a pensare più all?uomo che alle convenzioni. Ritornare a essere samaritani».


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