Volontariato

La tratta dei baby gol minuto per minuto.

Ogni anno centinaia di piccoli aspiranti sbarcano da noi pieni di speranze. Vivono soli e i più, dopo qualche tempo, viene scaricato. Che fine facciano, nessuno lo sa.

di Pasquale Coccia

I mportati come casse di frutta esotica e messi in bella mostra nella vetrina del calcio italiano per essere venduti a suon di miliardi. Miliardi che sono il frutto di una tratta di bambini, promettenti speranze del calcio africano e non solo, prelevati in paesi come Marocco, Ghana, Costa d?Avorio, Albania e ?importati? in Italia spesso illegalmente nella speranza che diventino dei campioni. E se poi la speranza fallisce, il mancato Ronaldo viene scaricato senza troppi problemi. Gestiscono il traffico alcuni faccendieri senza scrupoli protagonisti del calcio mercato, che con la mano destra gestiscono il cartellino di qualche giocatore famoso, e con la sinistra importanto dodicenni su cui investono qualche milione con la speranza che rendano miliardi. A denunciare il fenomeno è stato Hayatou, presidente della Confederazione calcio africana e numero due della Fifa, in un convegno svoltosi giorni fa a Firenze sulla figura dei procuratori del 2000. «L?Africa viene saccheggiata» ha detto il camerunense Hayatou. «I maneggioni guadagnano cifre da capogiro sulla pelle di giovanissimi che avrebbero potuto migliorare il livello tecnico del calcio indigeno. Questa tratta sta diventando sempre più selvaggia» ha affermato l?esponente della Fifa, che punta il dito contro un noto procuratore italiano, che gestisce anche la carriera di grandi campioni e di un titolare della nazionale. «Nel 1991» incalza Hayatou «questo signore vendette al Torino tre calciatori ghanesi e io detti l?allarme al presidente federale Matarrese, che assicurò non avrebbe avallato tratte di questo genere. Invece quel maneggione continua a operare ed esporta bambini come fossero banane. La Fifa deve fissare regole che impediscano alle 203 federazioni mondiali di avere a che fare con questi personaggi». Le conferme italiane La voce di Hayatou non è isolata. Anche il grande Pelé, oggi ministro dello Sport in Brasile, ha denunciato la settimana scorsa lo squallido mercato di piccoli brasiliani: «Sono già 830 i potenziali campioni sradicati dal mio paese e portati in Europa» ha detto davanti alla commissione per il calcio della Fifa, a Zurigo. A casa nostra, in Italia, è lo stesso presidente del settore giovanile scolastico della Federcalcio, Innocenzo Mazzini, a confermare il traffico di calciatori in erba. «Fino all?anno scorso succedeva di tutto» dice a ?Vita?. «Tra i dilettanti si potevano tesserare quanti stranieri si voleva, anche cinquanta. Così è fiorito un vero mercato anomalo di questi ragazzi». Cosa intende per anomalo, presidente? «Alcuni personaggi prendevano anche 20 ragazzi alla volta e li facevano venire in italia, senza la famiglia». E come facevano a entrare? «Non ne ho idea, ma con l?immigrazione selvaggia che c?è in Italia un modo si trova» sbotta Mazzini, amareggiato. «Potevano arrivare sui gommoni, farli figurare come parenti di qualche connazionale già in Italia, non lo so. Lo ripeto, era una tratta messa su da sedicenti procuratori senza scrupoli emuli degli antichi schiavisti». Emerge quindi una pesante responsabilità delle squadre di calcio, che non si preoccupano di chi sia il giocatore, se è qui da solo, se va a scuola. E parliamo del settore giovanile, quello dei ragazzini dai 6 ai 16 anni. Come può accadere tutto questo? «Le squadre sperano sempre di aver trovato il campione» spiega Mazzini. «E così li prendono senza troppe domande». Tesserare un extracomunitario, del resto, è facilissimo: niente documenti né permesso di soggiorno, alla società basta un?autocertificazione che dichiari la residenza in Italia, e il tesserino è bell?e fatto. E se poi il campioncino non mantiene le promesse e ?si sgonfia?? Per la squadra, nessun obbligo. Il tesserino non viene rinnovato e il bambino è libero di andarsene. Che poi torni a casa dai genitori o rimanga qui in Italia a qualche semaforo, al ?procuratore? non interessa. Lui al massimo ci rimette un po? di soldi, ma conta di rifarsi al prossimo viaggio. Il presidente del settore giovanile della Federcalcio sottolinea che il traffico di bambini fa parte del passato, anche se di un passato molto, molto recente. Afferma di aver messo in atto misure idonee a stroncarlo. «Abbiamo smesso di parlare per cominciare ad agire» dice. «I controlli sono già scattati». Quest?anno, infatti, la Federcalcio ha posto un limite al tesseramento di stranieri anche nel settore giovanile: non più di 3 per società calcistica. Ma con possibilità di deroghe. Una circolare del 17 settembre permette ai Comitati locali Federcalcio di presentare domanda di deroga al limite per motivi ?di inserimento? dello straniero. Una norma richiesta dalle società sportive di base con l?ottima intenzione di inserire in squadra i giovani immigrati delle nostre città per favorirli nella socializzazione con i coetanei. Ma la stessa norma potrebbe essere utilizzata da procuratori malintenzionati per continuare ad agire indisturbati, anzi, con la benedizione della Federcalcio. Almeno però le nuove regole consentono controlli a tappeto per identificare le situazioni irregolari. Prima non era così. «Quattro o cinque anni fa nessuno controllava niente» ammette Mazzini. «Poi abbiamo cominciato a controllare gli italiani sotto i 14 anni per assicurarci che giocassero in squadre della loro regione e quindi potessero frequentare regolarmente la scuola». Sugli stranieri, le ispezioni sono cominciate a settembre, dunque è presto per i bilanci. Ma si tratta di un passo avanti apprezzato anche dai procuratori seri. Giorgio Parretti, procuratore Fifa presente sul mercato africano afferma: «Al convegno di Firenze c?ero anch?io e condivido la denuncia di Hayatou. Io opero in Ghana, e nella scelta dei ragazzi mi avvalgo di un allenatore italiano sul posto di cui mi fido. Quando arrivano qui, i ?miei? non rischiano di essere abbandonati. Purtroppo molti colleghi senza alcuna morale raccolgono bambini di ogni età, e 9 su 10 si perdono. La Federazione ha imposto regole severe, ma il sommerso è vasto. Il mercato dei calciatori in Italia muove 10 mila miliardi all?anno. È un gran business per tutti». Cinquemila bambini perduti? Ma che dimensioni ha il fenomeno? Se non fosse per la buona volontà del settore giovanile della Federcalcio, che all?inizio dell?anno ha affidato al professor Andrea Gazzo una prima raccolta e analisi dei dati, nessuno lo saprebbe. Gli archivi dei tesserati Figc non sono aggiornati: vi si trovano i nomi di tutti coloro che almeno una volta nella vita hanno avuto in tasca il tesserino, e non importa se ormai è scaduto da decenni. Per quanto riguarda i giovani, poi, i nuovi tesserati stranieri sono stati immessi nelle varie sedi locali «in modo non troppo preciso», come ammette Gazzo, tanto che di questi non è stata registrata, ad esempio, la nazione d?origine, ma solo la città di nascita. Una prova della mancanza di precisione e controlli che di fatto favorisce le zone grigie. Gli unici dati attendibili riguardano la stagione 98/99, quando in Italia risultavano tesserati 5282 bambini extracomunitari under16 nel settore dilettanti, e 23 tra i professionisti. Nel segmento di età successivo, over 16, i dati disponibili riguardano gli stranieri dilettanti, in tutto 1181, di cui solo 93 provenivano dalla Ue e ben 1088 erano extracomunitari; di questi, il gruppo più numeroso è quello degli africani (512), seguiti dai balcanici (324) e dai sudamericani (107). Una proporzione che è ragionevole ipotizzare anche per i più piccoli. Le rotte dei bambini venduti passano di qui. «La magistratura indaghi su quei procuratori» Sergio Vatta è il responsabile tecnico delle giovanili della Lazio e fino a a qualche anno fa allenava la nazionale di calcio under 16. Un uomo che conosce bene il mondo dei piccoli calciatori, e che conferma la tratta dei bambini extracomunitari. Vatta spiega come è possibile far arrivare in Italia – in modo lecito – ragazzini così giovani. «La legge impedisce ai ragazzi in età da scuola dell?obbligo di trasferirsi fuori regione per motivi di lavoro. Questo non è valido per gli extracomunitari, che possono essere portati in Italia per lavoro anche al di sotto dei 15 anni e poi venduti alle società di calcio». Vatta cita episodi cui ha assistito di persona. «All?ultimo torneo di Viareggio, disputato dalle squadre under 18 delle società più prestigiose, c?erano 27 stranieri. Perché la Federcalcio è permissiva con gli stranieri e restrittiva con gli italiani?». Ogni società di serie A investe nel settore giovanile 3 miliardi l?anno. Ma solo il 20% dei ragazzi ?acquistati? viene poi trattenuto perché realmente valido. E gli altri? Secondo Sergio Vatta «si affidano ai procuratori, che non esitano a sistemarli all?estero pur di trarre profitti. Alcuni si presentano con ragazzi di 12 anni per venderli alle squadre. Non è concepibile. La Federcalcio dovrebbe impedire il tesseramento di stranieri al di sotto dei 16 anni e la magistratura indagare sul mercanteggiare di certi procuratori, molti dei quali esercitano abusivamente la professione, che vanno sui campi di calcio per circuire i ragazzi promettendogli mari e monti». Sergio Vatta


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