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La tratta c’è, ve la spiego io

«I trafficanti di ragazzini dall'Africa esistono, ma io non sono di quelli. Ma perché la Federazione e i grandi club italiani non fanno nulla? Forse questo giro miliardario conviene anche aloro.

di Pasquale Coccia

Domenico Ricci è da otto anni procuratore di calcio, importatore di giovani talenti africani in Italia, vive e lavora a Bruxelles da dove smista calciatori neri anche in Francia e Germania. Verso di lui, il presidente della Confederazione calcio africana e vicepresidente della Fifa Issa Hayatou ha puntato il dito, accusandolo di essere il principale artefice della tratta. Senza mai citarlo, al convegno di Coverciano tenutosi di recente sul ruolo dei procuratori nel 2000, lo ha indicato come colui che ha portato in Italia 3 calciatori ganesi nel ?91, due dei quali, Koffour e Gargo, giocano rispettivamente nel Bayern di Monaco e nell?Udinese.
Cosa replica Ricci al vicepresidente della Fifa Hayatou ?
Che si sbaglia, perché fa riferimento al caso dei tre calciatori ganesi, che ho portato in Italia nel ?91 e da un punto di vista professionale giocano tutti e tre con squadre di alto livello. Tutti i ragazzi africani vogliono giocare in Europa, perché da loro non vi sono strutture per un professionismo decente. Un ragazzo che a 19 anni ha provato a farsi notare in Europa e non riesce a ottenere un contratto, si sente un fallito. È l?Africa che ha un problema di organizzazione di fondo, mancano gli sponsor, le Tv, perciò i campionati sono poveri. Un ragazzo di buon livello che percepisce 70 mila lire dalla squadra locale, mentre i suoi amici o parenti sono in Europa ad arricchirsi, non accetta di continuare a giocare a calcio in Africa. L?intervento di Hayatou, non tiene presente la realtà africana. Gli speculatori non fanno mercato, il mercato esiste perché l?organizzazione del calcio africana lascia a desiderare.
Alla denuncia di Hayatou, si è aggiunta quella di Pelè, che nulla ha a che fare con il calcio africano. Solo una coincidenza?
È un mercato che per ragioni economiche riguarda tutti i Paesi del Terzo mondo.
Le difficoltà dei Paesi del Terzo mondo non possono legittimare le razzie di bambini calciatori da parte di procuratori italiani senza scrupoli.
In Africa vi sono Paesi più organizzati sul piano calcistico come Nigeria, Gana, Camerun e Costa d?Avorio e quelli meno organizzati, come il Congo, la Sierra Leone, il Sudan dove è più facile comprare il cartellino dei ragazzi con pochi soldi..
Quanto costa il cartellino di un giovane calciatore professionista?
In Sierra Leone 15-20 mila dollari. In Nigeria o Camerun si arriva anche a 500 mila dollari. Alla famiglia del ragazzo va una cifra che varia dai 20 mila ai 150 mila dollari, secondo le qualità tecniche del calciatore. Molti ragazzi vengono presentati sul passaporto con un?età inferiore a quella reale, le possibilità di falsificazione sono molto ampie. I prezzi non sono spropositati, variano mediamente dai 50 mila ai 250 mila dollari.
I ragazzi che non sfondano nelle serie maggiori che fine fanno?
Finiscono nelle mani degli speculatori. Li alloggiano da qualche parte in attesa di sbarcarli. A quelli meno fortunati, che non superano il provino, garantisco sempre il viaggio di ritorno. Quando il ragazzo comunica ai genitori che ha fallito, è un dramma. Se, invece, si ferma a giocare in Italia, anche nelle serie minori, comunque contribuisce a mantenere una famiglia numerosa.
La sua opinione sulla tratta dei baby calciatori?
Non parlerei di tratta. I dati forniti dalla Federazione calcio italiana vanno approfonditi, tra quelli vi sono anche figli di extracomunitari residenti in Italia ai quali non si può impedire di giocare a calcio. Tra i procuratori che operano in Africa vi sono professionisti seri e maneggioni. Io porto sempre ragazzi con il visto d?ingresso, confermato dall?ambasciata del Paese di provenienza e dalla questura. Molti sono quelli che si mettono in marcia da soli. Circa due mesi fa, due giovani della Guinea si sono nascosti nella stiva di un?aereo e sono morti assiderati. Venivano in Europa per tentare l?avventura calcio. In Europa circolano circa 2000 giovani calciatori irregolari provenienti dall?Africa, diretti in Italia, Germania, Portogallo, Grecia, Turchia, che partono di loro iniziativa alla ricerca di opportunità, mentre sono circa 1000 i calciatori professionisti africani che giocano nei club dei Paesi europei.
Le dichiarazioni di Hayatou e la denuncia di ?Vita? sono, dunque, inutile allarmismo ?
Quello che ha fatto ?Vita? è lodevole e io condivido la vostra battaglia. Tra noi vi sono maneggioni che traggono profitti, ma il problema principale è la disorganizzazione del calcio africano. Il grido di allarme lanciato da Hayatou è immotivato, ha infangato il mio nome senza motivo. Ha sollevato un problema che lui deve risolvere. Perché mi accusa di sottrarre talenti e non si impegna, piuttosto, a organizzare campionati più competitivi che consentano una maggiore circolazione di soldi e aiutino il calcio africano a decollare?
Come si può aiutare il calcio africano?
I campi di calcio sono disastrosi, i palloni sono pochi. Pensi che nel 1985 la nazionale del Ghana disponeva di appena tre palloni. Il calcio africano procede a rilento e gli speculatori ne approfittano. Anche il calcio europeo miliardario è corresponsabile di questa situazione. Se istituissero le accademie di calcio giovanile in Africa, vi sarebbe meno spazio per le speculazioni. L?Aiax ha investito 3 milioni di dollari in Ghana e ha avuto un ritorno, il suo vivaio giovanile pullula di piccoli campioni africani. Lo stesso ha fatto un?altra importante squadra di calcio olandese, il Feeyenord. Ho sollecitato le squadre italiane a fare altrettanto, ma solo la Juventus sta valutando se finanziare un progetto di 50 mila dollari. La Federazione italiana potrebbe aiutare il calcio africano, inviando dirigenti e allenatori a formare quelli indigeni, ma c?è il rischio di ritrovarsi un calcio più competitivo nei prossimi anni. Quando li ho sollecitati, mi hanno risposto che non hanno tempo. Salvo poi far proprie le accuse di Hayatou.

Il j?accuse di Vita sulla stampa estera

L?inchiesta condotta da Vita sulla tratta dei bambini calciatori africani, oltre ad essere approdata in Parlamento, ha avuto un?eco internazionale. Dopo la nostra denuncia, il quotidiano spagnolo El Pais ha dato risalto al tema con un articolo dal titolo?El caso de la trata de ninos futbolistas llega al Senado italiano? (?Il caso della tratta dei bambini calciatori arriva al Senato italiano?) L?argomento è stato ripreso anche dalla Tv brasiliana ?Rete Globo?, che ha intervistato i giornalisti di Vita autori dell?inchiesta. Il Brasile è una terra dove tutti i bambini giocano a calcio, e molto frequentata dai procuratori di calcio. Non a caso ad avvallare l?esistenza della tratta è stato anche Pelé, famoso calciatore e attuale ministro dello Sport, che ha puntato il dito sull?Europa. Ogni anno, infatti, vi approdano 800 giovani promesse del calcio brasiliano. Anche ?Wdr? , la Radio pubblica tedesca della Westfalia Colonia, tramite il suo corrispondente in Italia Thomas Fromm, ha dato una certa risonanza alle denunce di Vita e raccolto le dichiarazioni di allenatori, dirigenti federali, e calciatori africani che militano nel massimo campionato italiano. Sempre sul fronte della stampa tedesca, non è mancato l?interesse alla questione anche del settimanale ?Der Spiegel?.

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