Mondo

La tragedia silenziosa

150mila gli sfollati: i numeri della crisi umanitaria di cui nessuno parla

di Emanuela Citterio

A Sa’ada city, nello Yemen del nord, la crisi umanitaria si fa sempre più acuta. In un comunicato, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) si dice «seriamente preoccupato per le sorti e le condizioni di salute della popolazione civile, bloccata all’interno della città a causa dei violenti combattimenti tra le forze di Al Houthi e le truppe governative, in corso da già da due settimane». Ad oggi, sono state sfollate più di 35 mila persone da Sa’ada e dintorni e, dal 2004, gli scontri hanno generato circa 150 mila sfollati interni. Secondo quanto riferito da coloro che sono riusciti a scappare dall’assedio e dagli operatori Onu sul posto, gli scontri si concentrerebbero nella parte più antica di Sa’ada city e la città sarebbe stata oggetto di numerosi attacchi aerei. Molte persone stanno scappando verso altre zone di Sa’ada alla ricerca di un aiuto da vicini, amici e parenti, le cui magre scorte, tuttavia, sono quasi esaurite.

Ieri il governo yemenita ha respinto un’offerta di tregua dei ribelli sciiti colpiti da metà agosto dall’offensiva dell’esercito. Secondo il governo «la pretesa iniziativa di un cessate il fuoco annunciata recentemente dai ribelli, non prevede nulla di nuovo… Essi devono impegnarsi a rispettare i sei punti richiesti dall’alta commissione per la sicurezza», tra i quali il ritiro dai palazzi governativi, la riapertura delle strade e la consegna delle armi.

Intanto, fa sapere l’Unhcr, è ancora in vigore un coprifuoco di dodici ore che limita i movimenti della popolazione locale e degli sfollati interni, in particolare durante la notte. Le scorte di alimenti stanno terminando e i prezzi al mercato nero sono drammaticamente aumentati in quasi tutti i distretti colpiti dai combattimenti. Chi può pagare i trafficanti viene fatto scappare dalla città attraverso le montagne verso il vicino governatorato di Al Jawaf. L’Alto commissariato, tuttavia, non ha ancora accesso a quella parte di Yemen dove, secondo le stime, avrebbero trovato rifugio almeno quattromila sfollati. A Sa’ada city e nei villaggi circostanti, i partner locali dell’Unhcr hanno registrato fino ad ora 2.200 famiglie di sfolllati. Tuttavia, il problema della sicurezza continua ad impedire la distribuzione di beni di prima necessità a 370 famiglie. Con l’aggravarsi della situazione nella regione settentrionale, la priorità per l’Unhcr è aprire dei corridoi umanitari nello Yemen del nord per consentire alla popolazione civile di lasciare le zone di guerra e agli operatori umanitari di consegnare urgentemente gli aiuti umanitari.

Anche Ann M. Veneman, direttore generale dell’UNICEF ha denunciato che «La situazione umanitaria nei campi continua a peggiorare a causa della mancanza dei servizi di base come acqua potabile, adeguati impianti igienici e cibo».

«Migliaia di altre famiglie  rimangono intrappolati all’interno della zona di conflitto, impossibilitati a raggiungere zone più sicure. Anche loro hanno urgente  bisogno di aiuti umanitari» afferma Venaman.  «L’UNICEF pronta ad assistere la popolazione civile. E ‘essenziale che possiamo ottenere un immediato e sicuro accesso per portare con urgenza gli aiuti umanitaria necessari. I bambini non possono essere le vittime innocenti del conflitto» ha concluso il direttore generale UNICEF.

L’Unhcr ha fatto appello per un fondo di emergenza 5 milioni di dollari, che consentirebbe di dare protezione e assistenza per i prossimi quattro mesi a circa 70 mila sfollati interni a Sa’ada e in altri governatorati, come Malaheet, Hajjah e Amran.

 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA