Formazione

La tolleranza è un bene di Dio

Il cardinal Ratzinger ingaggia un dibattito a distanza con Jan Assmann e la sua tesi secondo la quale le guerre di religione nascono con Mosé.

di Luca Fiore

Si è svolto dal 28 febbraio al 2 marzo, a Lugano, il congresso internazionale ?Per una convivenza tra i popoli. Migrazioni e multiculturalità? in memoria di monsignor Eugenio Corecco. Tra i relatori, Francesco Cossiga, il presidente della Rcs, Cesare Romiti, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, il cardinale Joseph Ratzinger, il neo patriarca di Venezia, monsignor Angelo Scola. Di seguito pubblichiamo alcuni passaggi della relazione del Prefetto della Congregazione della fede cattolica, cardinal Joseph Ratzinger sul rapporto tra fede, verità e tolleranza. Tolleranza e fede nella verità sono concetti che si oppongono? Se la tolleranza è uno dei fondamenti dell?epoca moderna, affermare di aver trovato la verità non è forse una presunzione superata che deve essere respinta, se si vuole spezzare la spirale della violenza che attraversa la storia delle religioni? In un recente e interessante saggio, l?egittologo Jan Assmann guarda a Mosé come al vero spartiacque della storia delle religioni, perché introduce la distinzione tra vero e falso nell?ambito delle religioni. Secondo Assmann, gli dei delle religioni politeiste sarebbero stati in un rapporto di equivalenza funzionale e dunque interscambiabili gli uni con gli altri. Per Assmann, la cui tesi è interessante perché in essa troviamo i contenuti essenziali della crisi del cristianesimo dei nostri giorni, l?Esodo deve essere annullato, dobbiamo fare ritorno in ?Egitto?, dobbiamo tornare nel mondo degli dei i quali esprimono il cosmo in tutta la la sua ricchezza e molteplicità. Ha ragione Assmann quando invita le religioni monoteiste a rientrare in Egitto? Oggi, per lo spazio che è consentito a una relazione, proveremo a rispondere a questa domanda. (?) Era meglio il politeismo? Le obiezioni a questa tesi sono molte e qui solo ne accenneremo alcune, a partire da quella che la storia del politeismo, in generale, è ugualmente storia di guerre nel nome degli dei, e basterebbe rileggere Omero. (…) Così come è opportuno sottolineare e ricordare l?alleanza del cristianesimo con la ragione, alleanza originale e che predomina negli scritti dei Padri, da Giustino ad Agostino e oltre: coloro che annunciano il cristianesimo si pongono dalla parte dei filosofi, della ragione, contro le religioni. è, infatti, la domanda stessa sulla verità la critica più profonda al politeismo, è questa domanda che ha tolto agli dei la divinità e provocato la loro caduta. Ma al contempo è venuta alla luce la loro verità: essi erano il riverbero del divino, presentimenti di figure, in cui il loro senso nascosto, purificato, trovava compimento. In questo modo esiste anche una ?traducibilità? degli dei che, in quanto presentimenti, in quanto gradini della ricerca del vero Dio e del suo rispecchiarsi nella creazione, possono diventare ambasciatori dell?unico Dio.(?) Il posto della ragione umana Nel libro di Assmann, poi, si sottolinea un?altra cesura mosaica che riguarda non più la dimensione storica della religione, ma la sua dimensione esistenziale. Per l?egittologo, con Mosé si introduce «la coscienza del peccato e il desiderio di redenzione», e, ne conclude, «peccato e redenzione non sono temi egizi». Tuttavia essi sono certamente temi della maggior parte delle religioni del mondo che, con un?ecatombe di vittime, comprese vittime umane, volevano riconciliarsi con le divinità e ottenere espiazione. Ma ai fini della nostra domanda iniziale, una cosa sola sembra importante: effettivamente i temi del vero e del bene non sono separabili. Platone aveva ragione identificando il punto più alto del divino con l?idea del bene. Inversamente: se non possiamo conoscere la verità riguardo a Dio, allora anche la verità riguardo a ciò che è bene e a ciò che è male resta inaccessibile. In tal senso, se non esiste il bene e il male rimane solo il calcolo delle conseguenze: l?ethos viene sostituito dal calcolo. (…) Se la verità coincide con l?amore Detto ancora più chiaramente: le tre domande sulla verità, sul bene, su Dio sono un?unica domanda. E se ad essa non c?è risposta, allora brancoliamo, esistenzialmente, nel buio riguardo alle cose essenziali della nostra vita. Allora l?esistenza umana è veramente ?tragica?, allora certamente capiamo anche cosa debba significare redenzione. Il concetto biblico di Dio riconosce Dio come bene, come buono (cfr. Mc 10,18). Questo concetto di Dio raggiunge il suo culmine nell?affermazione giovannea: Dio è amore (1 Gv 4,8). Verità e amore sono identici. Questa affermazione, quando se ne colga tutta la sua portata, è la più grande garanzia della tolleranza; di un rapporto con la verità, la cui unica arma è essa stessa e quindi l?amore. Ecco, è l?amore la radice e l?esito della tolleranza cristiana.


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