Economia
La Tobin tax entra in parlamento
Grazie al ddl presentato da Ccd-Cdu, che si propone come complementare alla legge di riduzione del debito
di Redazione
La Campagna “Una tassa per lo Sviluppo” lo ha definito come «il primo passo importante per ridurre la speculazione valutaria e creare fondi per lo sviluppo»: è il disegno di legge presentato il 5 luglio dal senatore Ivo Tarolli (Ccd-Cdu), intitolato “Misure in favore della regolamentazione del mercato globale e di sostegno alla crescita economica dei Paesi in via di Sviluppo”. Il provvedimento, che parte dal presupposto che la riduzione del debito non può essere considerata una misura sufficiente per risollevare l’economia dei Pvs, mira a realizzare una strategia combinata di cooperazione e progetti di sviluppo in cui saranno protagoniste le Ong e il privato sociale. E in questo percorso virtuoso, l’Italia dovrà promuovere la ricetta Tobin tax a livello internazionale.
È il disegno di legge con la più lunga e dettagliata relazione che si sia mai vista negli ultimi tempi: il ddl 403 è stato assegnato il 19 luglio alla Commissione Esteri del Senato, in sede referente (in quella stessa commissione, nella passata Legislatura, aveva già ricevuto un’approvazione unanime). Composto di undici articoli, il provvedimento affonda le sue radici su una precisa linea di principio: i problemi della povertà e del debito dei Pvs non sono semplicemente questioni di solidarietà umana e cristiana, ma problemi di giustizia sociale e di stabilità economica. «La legge italiana per l’azzeramento del debito è stata un intervento forte e significativo, ma cancellare il debito non significa cancellare la povertà», esordisce il senatore Tarolli. «Per questo è necessario attuare strategie complementari, fondate su un coordinamento delle politiche di cooperazione internazionale, un aumento degli aiuti allo sviluppo rispetto al Pil, da realizzare nei prossimi tre anni, e un coinvolgimento maggiore della società civile. È a questi obiettivi che punta il disegno di legge 403».
La chiave di volta del provvedimento è che la remissione del debito ai Paesi in via di sviluppo sarà subordinata alla costituzione di Fondi speciali, in moneta locale, inizialmente finanziati dagli interessi del debito stesso, maturati in tre anni consecutivi. A gestire ciascun Fondo saranno comitati misti formati da rappresentanti del governo beneficiario, agenzie Onu ed esponenti delle Ong. «I Fondi dovranno finanziare progetti di sviluppo presentati da Ong locali, italiane e internazionali», continua Tarolli. «Per realizzare, ad esempio, micro-progetti di cooperazione, micro-credito, istruzione e salute, costituzione di reti idriche».
Per evitare il progressivo impoverimento di ciascun Fondo, il governo italiano dovrà, a norma dell’art. 5, «incrementare la partecipazione di cittadini e di società di persone o di capitali italiani, anche tramite Ong (…)», attraverso la deducibilità fiscale. Oltre a questa misura, il ddl richiama il meccanismo della Tobin tax. «E va anche oltre», spiega il senatore. «Impegna a promuovere in sede Ue l’adozione di un’imposizione fiscale dei movimenti di capitale speculativo di breve periodo, che non dovrà comunque incidere sul commercio in beni reali, in servizi non finanziari e sugli investimenti internazionali. I proventi ottenuti saranno destinati per due terzi a finanziare i Fondi e per un terzo alla creazione, presso il Fmi, di un Fondo assicurativo a protezione degli operatori dalle crisi di insolvenza internazionali». Strategia ambiziosa, quest’ultima, che forse conta eccessivamente sull’azione combinata a livello internazionale… «No, non credo», conclude Tarolli. «L’integrazione tra gli interventi dei singoli Paesi è già cominciata, perché non possiamo più illuderci che la crisi di una Regione nel mondo non ci riguardi. Se l’economia di certi Paesi collassa, ci siamo dentro anche noi fino al collo».
Un rilancio in tre mosse
FASE I Creazione di Fondi in moneta locale, finanziati con le riduzioni o con gli interessi dei debiti maturati dai Pvs. I Fondi, gestiti da comitati misti, serviranno a rilanciare progetti di sviluppo
FASE II Incremento dei Fondi attraverso versamenti e donazioni (fiscalmente deducibili) di privati, società, associazioni, ong
FASE III Mantenimento dei Fondi attraverso l’adozione (promossa dall’Italia in campo Ue) di un’imposizione fiscale dei movimenti di capitale speculativo di breve periodo.
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