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La testimonanza del presidente di MSF: Quei 477 erano destinati al naufragio
Loris De Filippis, presidente del Medici senza frontiere, racconta i particolari del salvataggio effettuato ieri con la Bourbon Argos. Era la sua prima missione. Difficilmente la dimenticherà
«Quelle 477 persone non ce l’avrebbero mai fatta ad arrivare sulle nostre coste»: il giorno dopo il salvataggio, Loris De Filippi, presidente di Medici senza Frontiere, da Augusta racconta con la voce ancora piena di emozione, l’operazione portata a termine ieri. «Era una barca simile a quella del grande naufragio di fine aprile. Erano partiti alle 5 del mattino dalle coste libiche, stipati all’inverosimile sul ponte e nell’interno bordo, vicino ai motori, quindi anche a rischio di eventuali incendi. Quando alla fine delle operazioni siamo saliti sul barcone per sincerarci che non ci fosse più nessuno, abbiamo visto che prendeva anche acqua».
Dove li avete intercettati?
Erano a 25 miglia dalla costa. La segnalazione ci è arrivata da Roma. Noi stavamo pattugliando con la Bourbon Argos, una imbarcazione di 70 metri che MSF ha noleggiato per l’impegno in queste operazioni di soccorso, vista l’emergenza.
Da dove venivano?
Quasi tutti dall’Eritrea. In fuga dalla dittatura di Isaias Afewerk. Arrivati in Libia hanno sperimentato un’altra situazione di caos, ma credo che siano stati spinti in mare a forza, perché gran parte di loro hanno subito fatto capire che non era quella la barca che era stata loro promesso e per la quale avevano pagato.
Avete riconosciuto chi guidava la barca?
No, non c’era nessuno al timone nel momento in cui li abbiamo incrociati. Comunque quello di riconoscere l’eventuale scafista non è compito nostro, ma delle autorità di polizia. Ho comunque la sensazione che siano stati mandati allo sbaraglio, senza nessun uomo di equipaggio sulla barca.
Che ne è stato del barcone?
Lo ha preso sotto il suo controllo un’unità delle Marina che è arrivata poco dopo sul posto.
In quanti di Msf eravate sulla Bourbon Argos?
In 13. L’equipaggio invece è ucraino.
Quanto costa a Msf l’impegno con un’unità come questa?
Siamo sui 400/500mila euro al mese. Se l’unità fosse nostra i costi sarebbero evidentemente minori. Ma è un investimento che come abbiamo visto vale tantissime vite umane.
Quali sono i vostri programmi ora?
Tornare al più presto a pattugliare le coste libiche. Ma hanno annunciato mare grosso per le prossime ore e quindi penso che partiremo lunedì.
Lei è presidente di Msf. Come si è preparato e quanto resterà in missione?
Coprirò il mio turno di 40 giorni. Mi sono preparato come tutti i nostri medici volontari con un corso in Bretagna per imparare le tecniche del soccorso in mare. Anche per me è stata la prima missione di questo tipo, dato che mi sono sempre occupato di 118. Una bella esperienza, perché vedere quelle persone sorridere sapendo di essere salve, è una cosa che non si dimentica.
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