Non profit

La tessera del tifoso ha un sacco di tifosi

Il campionato italiano diventa un po' british

di Redazione

Milan a quota 220mila,
Inter 63mila. A ruota tutte le altre. Anche le curve
più refrattarie sembrano averla accettata.
E c’è chi la usa solo
per fare la spesa…
L’Inter campione di tutto e il ritorno in Italia di campioni affermati (Ibrahimovic e Robinho in primis) possono essere un segnale, la Tessera del tifoso invece è una certezza. Viene rilasciata esclusivamente su via libera della questura e non è solo una semplice carta identificativa né un classico abbonamento. Permette di sottoscrivere l’abbonamento alla stagione calcistica e di seguire la propria squadra in trasferta, ma garantisce anche servizi e sconti: è una vera e propria carta prepagata, utilizzabile come una normale carta di credito per fare acquisti.
Si tratta del primo passo concreto verso il calcio degli stadi di proprietà e del tifo fidelizzato all’inglese. Una scelta che il mondo delle società non ha subìto ma proposto e sostenuto, seguito, a quanto pare, anche dalla gran parte dei supporter. Nonostante le proteste (che, in alcuni casi sono sfociate anche in azioni di guerriglia), i dati, divulgati dopo la prima giornata di campionato da Maurizio Beretta, presidente della Lega di Serie A, sono molto positivi: «È stata superata la media stagionale di spettatori dello scorso anno, che già era molto positiva», ha sottolineato Beretta, «il meccanismo è partito meglio di come sia stato descritto. In tutto sono state consegnate oltre 520mila tessere e ce ne sono altre 100mila in arrivo».
Re della campagna di tesseramento è il Milan, che raccoglie un quarto delle tessere del tifoso richieste. Su un totale di 521.540 tessere, i tifosi del “Diavolo” ne hanno infatti sottoscritte ben 220mila. Buoni risultati anche per Inter e Roma, rispettivamente con 63mila e 21mila, e per Juve e Fiorentina che (i numeri non sono ancora disponibili) sembrano aver convinto la maggior parte dei propri sostenitori (rimangono titubanti i gruppi dei Drughi e della curva Fiesole). Nel pieno delle operazioni, ma con buoni risultati, anche le cosiddette “piccole” (con le tifoserie più contrarie) che vanno dai 4mila tesserati del Brescia (su queste cifre anche Cagliari, Lecce e Bologna) fino ai 10mila e più di Bari, Genoa e Napoli. Il numero di tessere in molti casi supera quello degli abbonamenti. «Niente di stravagante», puntualizza Pierfrancesco Barletta, responsabile dello stadio per l’Inter, «molti che sono titolari di una card non hanno mai messo piede a San Siro. Si tratta di affezionati che magari vivono al Sud o in Centro Italia e usano la carta per avere sconti e pagare la spesa».
Certo non è un sistema perfetto: «C’è il rischio che chi vuole creare problemi entri con i vecchi biglietti nominali», spiega Carlo Balestri della Uisp regionale Emilia Romagna, «per questo è fondamentale che le autorità e le società ascoltino i tifosi, come non è successo in passato».

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