Formazione
La terza gamba della buona scuola
«Fino ad ora in sede di riforma il Governo si è concentrato principalmente su due aspetti: il mondo dei docenti e il binomio strutture/tecnologie. Ma la sfida vera è educativa: mettere al centro i ragazzi. Sarà questo il passaggio decisivo per dare una valutazione definitiva alla buona scuola». L'intervento del coordinatore nazionale di Exodus
Sembra che con la Buona Scuola l’attenzione del governo si sia concentrata su due importanti temi: il mondo dei docenti, il loro reclutamento, le carriere, le supplenze, il ruolo dei dirigenti… E poi le nuove “strutture”, non solo edifici rinnovati ma anche nuovi contenuti e i progetti di scuola aperta, le nuove tecnologie, l’alternanza scuola-lavoro, i programmi complementari.
E certamente questi due temi sono essenziali. Ma il punto è che la scuola non è riducibile agli “insegnanti della scuola” e neppure agli “apprendimenti”. Prima di ogni altra cosa, la scuola è “gli studenti”, nel loro sviluppo armonico e positivo. Su questa “terza gamba” ancora non ci siamo.
La scuola è anche l’edificio scolastico, che deve essere abbellito e ammodernato. Ci deve essere vigilanza da parte degli organi competenti affinchè le strutture siano a norma sotto tutti i punti di vista. La scuola è anche una organizzazione che deve funzionare sempre meglio, composta da professionisti sempre più adeguatamente preparati e contenti di dedicarsi al loro lavoro. Ma prima ancora è fatta dai ragazzi e dalle ragazze che ci vanno tutti i giorni feriali, con il loro universo sentimenti, con i loro vissuti più o meno felici, con i loro linguaggi in tumultuosa evoluzione, carichi di speranze e delusioni che possono essere accese o cancellate. Il cuore della scuola sono loro. La Buona Scuola sarà buona se parte dai ragazzi e arriva ai ragazzi. Il resto è contorno. Se le buone intenzioni, pure eccellenti, vengono messe all’interno di vecchie scatole, se cioè non viene messo al primo posto lo studente che cresce, rischiamo di buttare via anche le più belle novità.
Se le buone intenzioni, pure eccellenti, vengono messe all’interno di vecchie scatole, se cioè non viene messo al primo posto lo studente che cresce, rischiamo di buttare via anche le più belle novità
Da qualche anno si torna a parlare del compito educativo della scuola, molte delle azioni previste dalla Buona Scuola tendono a ridisegnare la scuola come luogo di formazione globale e non solo di erogazione di istruzione. Finalmente. Ma non si vede organicità e sistema: un po’ di legalità, un po’ di teatro, una spinta alla dimensione laboratoriale… non ci possiamo permettere che il compito essenziale della scuola sia lasciato alla buona volontà di qualche insegnante, al coraggio del dirigente, alla buona riuscita di qualche progetto.
Spia rossa accesa su questo stato di cose è la dispersione scolastica, il cui contrasto è uno degli obiettivi principali e dichiarati della “riforma”. Questa problematica è stata oggetto nello scorso anno scolastico, direttamente o indirettamente, di alcuni bandi promossi dal Ministero dell’Istruzione. Ma si ha l’impressione che questo tema sia vissuto da più parti come un’emergenza analoga a quella del gap informatico, oppure dei necessari interventi antisismici sugli edifici, un problema che adeguatamente affrontato può essere risolto una volta per tutte. Non è cosi.
La Buona Scuola sarà buona e segnerà un passo importante per il nostro Paese, se non lascerà indietro i ragazzi più fragili. La scuola deve avere uguale cura delle eccellenze e del disagio scolastico che spesso è generato dagli stessi meccanismi della scuola.
Quello che viene chiamato disagio scolastico e che gli insegnanti attenti conoscono bene, non è un inciampo disgraziato che si deve a tutti i costi mettere da parte, con un brutto voto, con una sospensione, con l’indifferenza. È un elemento strutturale che sarà presente nel modello più buono di scuola che andremo ad approntare: in una classe sono proprio gli studenti difficili che interrogano il Consiglio di Classe e mettono alla prova la sua capacità formativa (didattica ed educativa). Perciò le strategie che una scuola mette in campo per affrontare queste varie problematiche non possono essere sempre estemporanee, ad elementi strutturali si risponde con proposte strutturali.
La terza gamba della Buona Scuola è la sua competenza educativa, sarà quella che potrà sostenere una riforma buona. Sarà quella che maggiormente peserà sulla valutazione finale di questo grande progetto del Governo Renzi e farà esprimere il giudizio: promossa o bocciata.
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