Non profit

La terra è madre. Anche il cinema ci metta del suo

Parla Ermanno Olmi, grande regista e ambientalista convinto

di Maurizio Regosa

In Francia il documentario di Yann Arthus-Bertrand trasmesso prima del voto e visto da 9 milioni di persone ha dato una spinta decisiva a Cohn-Bendit. In Italia si potrà fare? Immagini superbe, quelle di Home di Yann Arthus-Bertrand: parlano di un pianeta che c’è e che forse non sarà più. Nei giorni precedenti la consultazione, milioni di europei hanno guardato il suo film su YouTube e ritrovato in sé le ragioni per una rinnovata sensibilità ambientale. Forse anche questo uso intelligente della comunicazione spiega il successo europeo dei Verdi. «Lei usa una parola che può essere determinante in tutti gli aspetti e la parola è “intelligente”», avvia così il suo ragionamento il sempre lucido Ermanno Olmi. «In un primo momento per le persone comuni i Verdi credo fossero non dico piccoli marziani, ma quasi…».
Vita: Cosa intende dire?
Ermanno Olmi: Che si preoccupavano di una realtà già drammatica mentre le persone comuni non percepivano la questione in termini così urgenti. C’è stato solo un rigurgito interessante quando il referendum escluse il nucleare dal nostro territorio.
Vita: È stato molti anni fa…
Olmi: Esatto. Mano a mano è nata una nuova consapevolezza. Che più che fare i conti con l’economia, la finanza, con quello che per anni abbiamo chiamato benessere, dobbiamo farli con il pane quotidiano, che la terra ci dà ogni giorno e che è stato comunque – usando il pane quotidiano come emblema – tradito da mille forme sostitutive. Per cui il pane alla fine non è più il pane.
Vita: Quindi?
Olmi: Il cittadino comincia a rendersi conto del disagio. È responsabile delle sue scelte, assieme alle moltitudini dei consumatori. Se oggi sceglie cibi rispettosi della natura e quindi della salute, questo gli procura il vantaggio di una vita non messa a rischio da quegli scompensi procurati, invece, dall’industria alimentare artificiale.
Vita: Come lei ha dimostrato con Terra madre.
Olmi: Ho dato il mio contributo come denuncia non contro qualcuno, ma contro la nostra lunga indifferenza. Cominciamo a renderci conto della gravità di un problema non più rinviabile. Secondo la legge naturale e morale, oltre che civile, ogni bambino che viene al mondo ha diritto a un pezzetto di terra. Perché alcuni devono possedere milioni di ettari? Per produrre attraverso una modalità industriale quegli alimenti che a loro procurano grandi utili e ai poveretti grandi disagi e a volte malattie.
Vita: Gli ecologisti erano avanguardia. È ancora così?
Olmi: Si sono affacciati sulla scena come dei ribelli. Come una forza che doveva affrontare una situazione che tradiva tutte le premesse naturali. Con il tempo, mentre la gente comune prendeva consapevolezza, hanno dismesso la veste rivoluzionaria e si sono avvicinati all’uomo comune, di cui hanno cercato l’alleanza.
Vita: Da soli non si va da nessuna parte…
Olmi: Erano la reazione a una condizione che andava sempre più aggravandosi. Quella dell’alimentazione sbagliata, con tutte le conseguenze che ne derivano. Il problema dei rifiuti, ad esempio, fa parte di quella realtà davvero criminale – non ho timore a usare questo termine – dell’industria alimentare che per essere tale deve riscaldare, confezionare, sigillare. Il risultato è che per mangiare quattro ciliegie buttiamo via una quantità di rifiuti…
Vita: Quanto il cinema ha contribuito?
Olmi: Il film di Bertrand non l’ho visto. Solo dieci anni fa il suo documentario e anche Terra madre non avevano presso il pubblico la stessa accoglienza. In genere gli artisti sono un po’ avanti rispetto all’umore generale. Ma ci sono momenti in cui i punti di vista coincidono.
Vita: I Verdi italiani sono usciti sconfitti…
Olmi: Queste elezioni sono state fortemente penalizzate da una sorta – lo dico senza timore – di stupidità politica. Improntate sulla contrapposizione fra Berlusconi e gli antiberlusconiani. Il confronto elettorale ridotto a una partita di scacchi, mal giocata oltretutto. Lo scontro è diventato la ragione del voto. Non si è parlato di contenuti, solo di cose stantìe, vecchie, superate.
Vita: Però hanno perso solo gli ambientalisti nostrani.
Olmi: Diciamola tutta. Hanno fatto l’occhiolino e cercato di affiancarsi a qualcuno che li potesse sostenere. Ma anche da loro non ho avuto alcun segnale di un’idea progettuale che promuovesse un sentimento nuovo di partecipazione. Non hanno smosso alcun sogno.
Vita: Sono passati dall’avanguardia alla retroguardia…
Olmi: Hanno parlato di politica senza parlare di contenuti, di progetti a cui legarci. Il progetto dei Verdi avrebbe dovuto avere un margine di utopia. E, come diceva Eduardo Galeano, l’utopia serve a farci camminare.


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