Malattie genetiche rare
La terapia genica funziona. Ora serve lo screening
Il trattamento per la leucodistrofia metacromatica, messo a punto dall'istituto di ricerca di Fondazione Telethon Tiget, è salvavita se somministrato precocemente. I risultati sui sintomi cognitivi e motori e sulla sopravvivenza stati pubblicati sul New England Journal of Medicine. Ora serve disporre uno screening neonatale perché in caso di diagnosi tardiva la malattia letale farà il suo corso

la terapia genica ha il potenziale di cambiare la storia clinica dei bambini nati con una malattia neurodegenerativa rara e letale di origine genetica, la leucodistrofia metacromatica Mld, che porta alla perdita progressiva della capacità di camminare, parlare e interagire. Affinché sia efficace, deve però essere somministrata precocemente, prima della comparsa dei sintomi. Va quindi diagnosticata alla nascita, con un test di screening che ancora non viene attuato nonostante il suo essere salvavita.
La conferma dell’efficacia della terapia genica è uno studio condotto all’Ospedale San Raffaele di Milano e appena pubblicato sul New England Journal of Medicine. Il lavoro, guidato da Francesca Fumagalli, prima autrice, ha evidenziato come la terapia, se somministrata tempestivamente, sia in grado di preservare la funzione motoria e le capacità cognitive nella maggior parte dei pazienti.
La terapia genica, approvata nel 2020 in Europa, è disponibile e rimborsata in Italia dal 2022: è frutto di oltre 20 anni di ricerca condotta presso l’SR-Tiget e dell’alleanza strategica tra Fondazione Telethon e Ospedale San Raffaele con l’azienda anglo-statunitense Orchard Therapeutics, titolare della licenza sia in Europa che negli Stati Uniti.
Lo studio
Nel corso dello studio, i pazienti con MLD sono stati trattati con la terapia genica basata su cellule staminali ematopoietiche geneticamente corrette e i risultati sono stati poi confrontati con quelli di 49 pazienti non trattati. Tra gli indicatori chiave per valutare l’efficacia della terapia, i ricercatori hanno considerato l’impatto sulle competenze motorie (capacità di camminare o stare seduti senza supporto), cognitive (capacità di parlare o di eseguire specifici test) e più in generale la sopravvivenza.
Grazie ai siblings
«La maggior parte dei bambini trattati prima dell’insorgenza dei sintomi ha mantenuto la capacità di camminare, che invece si è persa nei primi anni di vita in tutti i bambini del gruppo di controllo, che non avevano ricevuto la terapia genica perché già sintomatici o perché diagnosticati quando la terapia ancora non era disponibile. In molti casi si tratta dei fratelli o sorelle maggiori dei bambini che poi hanno ricevuto il trattamento e che hanno permesso di diagnosticare la malattia nei loro fratelli più piccoli: ci teniamo a sottolineare la generosità delle famiglie di questi pazienti, perché senza di loro non avremmo potuto conoscere così bene la progressione naturale della malattia nel tempo e valutare al meglio gli effetti della terapia» spiegano le prime autrici dello studio Francesca Fumagalli e Valeria Calbi dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la Terapia Genica SR-Tiget del San Raffaele di Milano «Per quanto riguarda lo sviluppo cognitivo, abbiamo osservato un beneficio significativo in quasi tutti i pazienti trattati, che continuano ad acquisire nuove competenze cognitive rispetto al gruppo di controllo che presenta un grave deficit cognitivo e la perdita di ogni capacità di comunicare»
Risultati duraturi su tutte le forme di malattia
Lo studio ha confermato che anche sul lungo periodo la terapia genica è in grado di ridurre significativamente il rischio di grave compromissione motoria, cognitiva in tutti i sottogruppi di pazienti trattati: quelli affetti dalla forma tardo-infantile, in cui l’insorgenza dei sintomi è attesa tra i 6 mesi e 2 anni e mezzo, quelli affetti dalla forma giovanile precoce, in cui l’insorgenza è attesa tra i 2 anni e mezzo e i 6 anni, trattati nella fase pre-sintomatica della malattia, e quelli giovanili precoci trattati in presenza di sintomi lievi, seppure con minor efficacia rispetto ai sintomi motori.
Inaccettabile l’assenza di screening
Questi ottimi risultati rendono ancora più inaccettabile la mancanza dell’attuazione di un test di screening – che tra l’altro non comporta nessuna procedura aggiuntiva per il neonato rispetto agli screening neonatali attuali – per una diagnosi tempestiva che consenta ai bambini uno sviluppo normale. «Grazie alla ricerca abbiamo a disposizione una terapia in grado di cambiare il corso di una malattia grave e purtroppo fatale in assenza di intervento, ma efficace soltanto se si agisce in tempo. Per questo è fondamentale disporre quanto prima di un test di screening neonatale anche per la leucodistrofia metacromatica, così da diagnosticare la malattia quando ancora non si è manifestata» ha dichiarato Alessandro Aiuti, vice-direttore dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica SR-Tiget. «Il ritardo nella diagnosi, infatti, può precludere irrimediabilmente la possibilità di intervenire con la terapia genica. Spesso la diagnosi arriva troppo tardi, oppure ‘grazie’ a un fratello o una sorella maggiore a cui è già stata diagnosticata e che non può essere trattato».
Foto di Fondazione Telethon – Gruppo Immunoematologia Pediatrica SR-Tiget
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