Sostenibilità

La task-force salva-montagne che va oltre le frontiere

Uno scrigno di biodiversità, messo a rischio da urbanizzazione, spopolamento, turismo di massa. Ecco il piano transnazionale per salvarlo, di Antonio Bossi e Daniele Meregalli

di Redazione

Le ecoregioni sono aree del nostro pianeta ad altissima qualità naturale, di intensa biodiversità che si interconnette senza badare ai confini politico-amministrativi. Si tratta di un grande sistema interconnesso, a volte costituito da relazioni tenui, minacciate da imponenti barriere. L?ecoregione Alpi europee si estende sul territorio alpino di Austria, Francia, Germania, Italia, Lichtenstein, Slovenia e Svizzera, un sistema montuoso che custodisce il più importante campionario di biodiversità dell?Europa continentale. Possiamo trovarvi oltre 4mila specie di piante da fiore, 20mila di invertebrati, 200 specie di uccelli nidificanti, 80 di pesci e 80 di mammiferi tra cui animali di notevole importanza ecologica, come i grandi predatori – orso, lince e lupo – che tornano ad occupare boschi e monti da cui erano stati cacciati nei secoli scorsi. La straordinaria ricchezza di specie vegetali e animali che popolano le Alpi è la diretta conseguenza della grande varietà di ambienti naturali che conferiscono un carattere unico a ogni vetta e a ogni valle. Le considerevoli differenze di altitudine, la diversa composizione delle rocce e le particolari condizioni climatiche sono i principali artefici della notevole molteplicità di paesaggi. Sulle Alpi sono stati identificati oltre 200 tipi di habitat diversi, ciascuno caratterizzato da una fauna e una flora particolari, che si sono adattate alle condizioni ambientali. Ma altrettanto importante è il paesaggio culturale alpino, un susseguirsi continuo di aree naturali nelle quali l?uomo da sempre ritaglia i suoi spazi abitativi e produttivi, creando forme e trame caratteristiche di ogni epoca. Un vero e proprio mosaico che racchiude in sintesi tutti gli elementi che legano l?uomo al territorio: da quelli propri dei sistemi naturali (morfologia, microclima, componenti della vegetazione e della fauna), a quelli determinati dalle attività umane (storia, economia e cultura locale). Alcuni ambienti naturali si estendono per diversi chilometri quadrati, altri invece occupano superfici estremamente ridotte. Sono proprio questi ultimi a richiedere un?attenzione particolare: basta infatti la costruzione di una strada o di una pista da sci nel punto sbagliato per provocarne la scomparsa definitiva. Una delle specie più a rischio di estinzione è ad esempio la pernice bianca, che una gestione assurda dei calendari venatori sta cancellando dalle nostre montagne. I pericoli in agguato La biodiversità e la bellezza paesaggistica dell?arco alpino sono in pericolo, e le minacce all?ecologia e alla cultura della regione sono ben note: l?urbanizzazione incalza nelle valli principali, mentre i villaggi tradizionali di montagna e le valli più remote tendono a spopolarsi. Nelle zone più impervie situate ad altitudini elevate l?agricoltura viene spesso abbandonata, mentre nei terreni a fondovalle si diffonde l?uso delle tecniche di coltivazione intensiva. La distruzione del paesaggio e dei beni naturalistici provocata dal turismo di massa, in particolar modo da quello invernale, continua inesorabile e nessuna regione italiana dell?arco alpino ne è immune. Aumenta il traffico motorizzato, soprattutto quello merci sui valichi e quello legato al turismo, e con esso crescono il rumore, l?inquinamento atmosferico e le emissioni di gas serra quali l?anidride carbonica. Neppure le acque sono al riparo: l?inquinamento e la produzione di energia idroelettrica rischiano infatti di compromettere anche gli ultimi corsi d?acqua rimasti allo stato naturale. Le organizzazioni nazionali WWF di quattro Paesi alpini, WWF Italia incluso, hanno lanciato un programma di tutela della biodiversità a favore dell?intera regione assieme a diversi partner internazionali e nazionali. Il programma comprende un piano d?azione per la protezione della biodiversità e per l?utilizzo sostenibile delle risorse delle Alpi, da sviluppare assieme alle comunità e istituzioni locali. Il piano si basa su una mappa di 24 aree prioritarie, a cui hanno lavorato oltre cento ricercatori provenienti da tutti i Paesi alpini, e su biocorridoi, soprattutto fluviali, per interconnetterle. Il lavoro in corso, come quello dei prossimi anni, si basa su un coinvolgimento sempre più importante di soggetti, istituzionali e non, che assieme al WWF stanno costruendo e costruiranno azioni di tutela della biodiversità e la difenderanno da minacce sempre più crescenti.


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