Non profit

La svolta verde di Dubai

Nel regno di climatizzatori, Suv e grattacieli si prova a invertire la rotta. Sarà solo un miraggio?

di Riccardo Bianchi

La notizia dell’inaugurazione della metropolitana di Dubai, avvenuta il 9 settembre, ha fatto il giro del mondo. “Dubai punta sul metrò per ridurre l’inquinamento” hanno scritto i giornali arabi, ricordando come la città sia schiacciata tra il calore del deserto su cui sorge, i climatizzatori dei suoi grattacieli e i tubi di scappamento dei milioni di Suv con cui ogni giorno la ricca e media borghesia del Golfo si muove, anche per fare solo qualche centinaio di metri.

 Ma l’investimento sul nuovo mezzo di trasporto pubblico, che nel primo mese ha trasportato 1,7 milioni di persone, ma che ancora consiste in una sola linea (su 4 previste) e con solo 10 fermate aperte delle 29 progettate, è soltanto uno dei tanti messi in atto dagli Emirati Arabi Uniti per ridurre le emissioni di gas serra. Non è un caso, infatti, che a fine luglio proprio Abu Dhabi, la capitale, sia stata selezionata come sede dell’agenzia internazionale dell’Onu per le energie rinnovabili.

 Basta guardare l’impegno che il paese si è preso per costruire grattacieli verdi, che riducano il loro impatto sulla città, soprattutto quello energetico. Tra le richieste principali ci sono l’isolamento termico, in modo che l’aria condizionata non fuoriesca, e l’utilizzo delle tecnologie rinnovabili, in primis del fotovoltaico, visto che il sole non manca. Secondo il Consiglio degli Emirati per i Palazzi Ecologici, a Dubai sono solo sei le strutture riconosciute con il certificato Leed (Leadership in Energy and Environmental Design), che ne dimostra il basso impatto ambientale. Ma altre 450 sarebbero in attesa di giudizio.

 Per i palazzi c’è anche una legge che richiede che gli scarti delle case siano riutilizzati il più possibile. E qualche settimana fa Dubai ne ha approvata un’altra per invitare i cittadini a coltivare sui propri tetti. Per irrigare, ovviamente, dev’essere utilizzata l’acqua eliminata dai condizionatori d’aria. “L’iniziativa – ha affermato Khalid Mohammad Saleh, direttore del Dipartimento per i palazzi della municipalità, che ha convinto il comune ad adottare il sistema sui suoi uffici – aiuterà a ridurre le temperature della città, migliorare la salute dei cittadini e preservare i grattacieli dal sole”.

 Tra i tanti impegni in cui gli Emirati si sono impegnati, il più difficile è sicuramente la costruzione di Masdar City. La nuova città, che nascerà nel deserto, sarà la prima al mondo completamente senza rifiuti, senza automobili e senza emissioni di anidride carbonica. Sorgerà a circa quindici chilometri da Abu Dhabi, e sarà alimentata esclusivamente con fonti rinnovabili, in particolare da una gigantesca centrale a energia solare. 50mila persone vi si trasferiranno subito. Un progetto ambizioso, che vede coinvolte università di tutto il mondo e numerose multinazionali.

 Secondo i politici degli Emirati Arabi Uniti, fu lo stesso Shaikh Zayed Bin Sultan Al Nahyan, fondatore dell’unione, a puntare sull’energia verde fin dal 1972. Fu lui a ordinare la creazione di centri studi per le ricerche sull’ambiente e a organizzare il piano di canali di irrigazione che avrebbero portato l’acqua nel deserto per farlo fiorire.

 Ma se è lodevole lo sforzo per rendere la crescita economica ecosostenibile, dall’altra parte lo sviluppo sta dando i suoi frutti negativi sul lato ambientale. L’urbanizzazione selvaggia continua e le malattie dovute all’inquinamento aumentano. Per irrigare i giardini pubblici e per portare l’acqua nelle case, viene ancora usata quella del mare, che dev’essere desalinizzata con un’enorme dispendio di energia. Per il solo faraonico centro di golf intitolato a Tiger Woods ne servono circa 15 milioni di litri al giorno.

 “Questo è il deserto. Se si sfida il deserto si perde” ha affermato al The Indipendent Mohammed Rouf, direttore ambientale del Gulf Research Center “Se la recessione si trasforma in depressione, a Dubai potrebbe finire l’acqua. Se, ad esempio, il mondo passerà ad una fonte di energia diversa dal petrolio, ci saranno grandi problemi”.

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