Politica

La sussidiarietà si mette in pratica La sostenibilità resta teoria

Sperimentazioni d'avanguardia su welfare e sanità. Ma sull'ambiente...

di Sara De Carli

Non c’è gioco a sintetizzare in una sola parola le politiche lombarde di welfare della legislatura che si sta chiudendo: sussidiarietà. Certo, non è praticata ovunque con la stessa efficacia, ma permette a Formigoni di conquistarsi la promozione da parte del variegato mondo del sociale, a prescindere dalle simpatie politiche. Anzi, porta la Lombardia a meritarsi la definizione di «Regione all’avanguardia». Con un rischio: «Il voucher, espressione massima della libertà di scelta, se speso presso soggetti asettici va a costruire un welfare che ha per riferimento la mera prestazione», ammonisce Giuseppe Guerini, neopresidente nazionale Federsolidarità e bergamasco fino al midollo.

La famiglia al centro
I voucher e la dote (per le scuole e la formazione professionale) sono le misure simbolo della sussidiarietà lombarda. Dietro c’è un soggetto preciso: più la famiglia che l’individuo. Si può obiettare che la famiglia tutelata è – per Statuto – solo «quella riconosciuta dalla Costituzione», uomo e donna sposati, ma i margini per lavorare ci sono. Il punto, dice Ernesto Mainardi, presidente regionale del Forum delle associazioni familiari, «è realizzare la partecipazione attiva delle famiglie». Lui a Formigoni dà addirittura 8. A cominciare dalla scuola, ridisegnata nel 2007. Bene anche l’aver agganciato gli ammortizzatori sociali al carico familiare. Ottimo il coinvolgimento delle associazioni nei Piani di zona e la sperimentazione del Tavolo famiglia, «superando l’ottica per settori: minori, disabili, anziani».
Come esempi concreti delle attenzioni della Lombardia alla famiglia, Morena Saldarini, coordinatrice regionale del Moige – Movimento italiano genitori, cita il fatto che «entro l’anno ci saranno 1.800 nuovi posti negli asili nido e per il 2010 ci sono 7 milioni di euro per le reti di solidarietà e l’associazionismo familiare». Che qui non a caso ha i numeri più alti d’Italia: 600 le associazioni iscritte all’albo. «La Lombardia è fra le migliori a livello nazionale», conclude, «ma è una delle regioni più importanti in Europa: siamo ancora lontani da obiettivi accettabili».

Sanità über alles
Il giudizio «in corpore viri» sulla sanità lombarda lo dà Alberto Scanni, direttore generale del Sacco. È tra i protagonisti della più grande manovra sanitaria in corso in Lombardia, quella Cittadella della Salute che nel 2015 metterà insieme Sacco, Besta e Istituto Tumori (un investimento di 450 milioni). Il giudizio «è positivo. La sanità lombarda è rigorosa, efficiente, di qualità. Ridotte le liste d’attesa. Sono state create reti come quella oncologica e quella ematologica, altre stanno nascendo: al paziente viene garantita ovunque una prestazione d’eccellenza», dice.
D’accordo anche Alberto Fontana, presidente nazionale della Uildm – Unione italiana lotta alla distrofia muscolare e di Fondazione Serena, che a Milano gestisce il Centro clinico Nemo, il primo in Italia specializzato in malattie neuromuscolari. «Si è puntato sui centri molto specializzati piuttosto che sull’ospedale tout court», spiega. «Il problema sono i servizi domiciliari, insufficienti rispetto alla disabilità grave. Il voucher sociosanitario è la strada giusta, ma ancora non è uno strumento utilizzabile».
È l’annosa questione: il sanitario, a livello di risorse, si mangia il sociale. «Abbiamo una sanità con standard qualitativi molto elevati, che drena risorse da altri comparti», dice Guerini. «Non si tratta di abbassare gli standard, ma di diversificare l’offerta».

Schwarzy-Roby, 1 a zero
Un sonoro 5, invece, a Formigoni arriva per l’ambiente. A bocciarlo è Andrea Poggio, vicedirettore nazionale di Legambiente. Le ragioni sono tre. La prima riguarda il risanamento dell’aria, su cui la Lombardia è intervenuta nel 2006: «Una legge innovativa, perché strappa allo Stato le competenze sull’inquinamento atmosferico», spiega Poggio. «È inoperante, se non per gli incentivi al ricambio delle auto private». Seconda delusione: il piano per l’efficienza energetica delle abitazioni civili.
La botta finale però è arrivata lo scorso autunno, quando la riforma dei parchi naturali – che interessa il 10% della superficie lombarda – è scomparsa dall’odg del Consiglio regionale. È saltato tutto perché si è preferito parlare delle eccezioni sulla caccia.
La delusione, spiega Poggio, «è ancora più cocente se si pensa alla sostenibilità». «Guardiamo al piano per raggiungere gli obiettivi 20-20-20 indicati dall’Ue. La Lombardia lo ha fatto prima del governo, però è un piano timido. Non è una questione di schieramenti, ma di politiche di sviluppo. Schwarzenegger l’ha capito, Formigoni no».


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