Mondo
La super lobby dellumanitario
Lo sbarco di Oxfam. La grande ong inglese apre in Italia, in partnership con Ucodep.
Il suo logo vanta una percentuale di riconoscimento pubblico del 99%. Il suo staff, 4mila persone impiegate in oltre 108 Paesi, gestisce il 75% dei progetti umanitari oggi in corso nel mondo. I suoi slogan – dal «make trade fair» coniato per combattere le politiche di dumping contro i Paesi poveri al «make poverty history» divenuto la colonna sonora degli ultimi G8 – hanno rivoluzionato il modo di fare campaigning. E se ciò non bastasse a spiegare perché Oxfam International è il ?brand? (marchio, sì, problemi ad associare non profit e business?) più influente e innovativo del terzo settore, fatevi un giro su Facebook, YouTube, MySpace e Flickr: la famosa confederazione di 13 organizzazioni non governative è ovunque. Italia compresa. Il colosso dell?umanitario entra nel nostro Paese. L?unico, tra gli otto Stati più industrializzati del mondo, in cui ancora non opera. Sbarca, verrebbe da scrivere. Ma all?Ufficio campagne Oxfam International e Ucodep, presentato al pubblico il 23 gennaio e attivo ad Arezzo già da qualche mese, giurano che sbarco non è. Piuttosto il suo contrario, precisa il presidente di Ucodep, Francesco Petrelli: «Diversamente da altre grandi sigle straniere dell?umanitario, Oxfam non si è limitata ad aprire una sua sede operativa in Italia: ha lanciato con noi una partnership paritetica con un?agenda di campaigning e un budget, di 130mila euro l?anno, condivisi». Partnership che è un caso unico nel mondo – le 13 sigle della confederazione, tra cui la spagnola Intermon e la francese Agir ici, sono ?affiliate? di Oxfam, non partner – e, al tempo stesso, una sorpresa. «Con una società tanto vibrante e organizzata, l?Italia non ha bisogno di noi», aveva ripetuto a Vita, nel corso di due interviste avvenute nel 2006 e nel 2007, la direttrice di Oxfam Uk, Barbara Stocking. Perché questo cambio di prospettiva? E perché proprio adesso?
Parola d?ordine: stanare nuovi attori di sviluppo
Da Oxford, la città in cui Oxfam nacque nel 1942 come Oxford Committee for Famine Relief, il direttore di Oxfam International, Jeremy Hobbs risponde così: «Perché l?Italia avrà la presidenza del G8 nel 2009: se vogliamo che il summit della Maddalena sia un successo, il momento di fare advocacy e campaigning è adesso». Il modo migliore per riuscirci? Un?azione di lobby professionale e spregiudicata come in Italia non s?è mai vista. Farida Chapman, responsabile dell?Ufficio campagne Oxfam International e Ucodep, è categorica: «Alla sensibilità politica della società civile italiana abbineremo le tecniche di campaigning che hanno reso famosa Oxfam: l?approccio rigoroso e scientifico alle cause del problemi sociali che consente di fornire dati incontrovertibili ai nostri interlocutori politici, il coinvolgimento dei media, dei giovani e di attori che tradizionalmente non hanno un mandato per operare sui temi dello sviluppo».Primi fra tutti, Donato Di Gaetano, degli Affari internazionali di Confindustria, e Andrea Cornia, docente di Economia dello sviluppo all?università di Firenze. Entrambi intervenuti alla presentazione dell?Ufficio campagne. E la lista degli outsider da stanare non finisce qui. La charity che, per prima, ha sperimentato il coinvolgimento delle celebrities in campagne di raccolta fondi e di sensibilizzazione sociale, ha già in mente un Bono Vox italiano: «Fiorello», svela Chapman, «sarebbe perfetto!». Difficile, ad oggi, indovinare su quali questioni dovrà cantarle al governo, come la voce degli U2, Bob Geldof e il leader dei Coldplay, Chris Martin fecero con successo ai tempi dell?esecutivo Blair. Oxfam e Ucodep hanno individuato tre temi prioritari – finanza per lo sviluppo, erogazione dei servizi di base e raggiungimento degli obiettivi del Millennio – e stanno lavorando con il ministro Stefano Sannino, capo negoziazione sul G8, sulla preparazione dell?agenda governativa. Obiettivo: «Sensibilizzare i politici e ottenere impegni concreti», svela Hobbs, che non rinuncia a una stoccata verso il governo Berlusconi: «È stato incredibilmente bravo a non mantenere le promesse fatte in sede internazionale. Avremo un bel da fare».
Una promessa: niente fundraising
Su percentuali di aiuto allo sviluppo, Aids, lotta alla povertà, diritto all?acqua e altre priorità sociali, l?Ufficio campagne Oxfam International e Ucodep promette di lavorare insieme al resto della società civile, già abituata a operare per campagne. «Oxfam non è qui per fare concorrenza», chiarisce Petrelli. È stato lui, nel 2005, a tentare quello che a molte sigle del non profit italiano sembrava impossibile: andare ad Oxford e presentarsi al gigante dell?umanitario per lavorare insieme. «Impossibile o vietato», polemizza il presidente di Ucodep. «Nel nostro Paese sono in molti a snobbare Oxfam, bollandola come una multinazionale del sociale. Io la vedo così: quando un?organizzazione internazionale riesce seriamente a infastidire e influenzare sia i governi nazionali sia le istituzioni europee, invidiarla e attaccarla chiedendo che Bruxelles privilegi la cooperazione con ong di piccole dimensioni è un modo come un altro per cercare di sminuirla». Secondo Petrelli, invece di temere la partnership tra Oxfam e Ucodep, il non profit nostrano dovrebbe sfruttarla: «Offrirà a tutte le sigle italiane studi e materiali scientifici su cui lavorare e introdurrà nuovi standard e competenze nel campo dell?advocacy e del campaigning». Probabile. Un po? di scetticismo da parte delle società civile, soprattutto quella che ancora considera un tabù le partnership tra profit e non profit, tuttavia è comprensibile. Un brand riconosciuto dal 99% del pubblico rischia di oscurare molti loghi e rendere una corsa a ostacoli le attività di fundraising e anche il 5 per mille. «Timori infondati», sentenzia Jeremy Hobbs, «non siamo entrati in Italia per raccogliere fondi. Abbiamo aperto un Ufficio campagne, non di fundraising: per chiedere fondi dovremmo essere un ente registrato nel vostro Paese e investire budget molto diversi da quello allocato». Anche se, a ben vedere, una scappatoia c?è: il conto corrente postale n. 14301527 Ucodep onlus, causale sostegno campagne Oxfam International e Ucodep.
Holding solidale
Oxfam international è una confederazione di 13 organizzazioni internazionali (compresa la sede italiana) che lavorano con 3mila organizzazioni locali in oltre 108 Paesi contro la povertà, lo sfruttamento e l?ingiustizia. Nell?anno fiscale 2005/2006 ha speso in programmi di sviluppo 638,25 milioni di dollari. Il 44,18% del totale per interventi relativi al settore ?Vita e sicurezza?. Mentre nel capitolo ?Mezzi di vita? ha impegnato il 22,64% delle risorse.
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