Cultura

La sua crociata contro i fatalisti: «Limitano la libertà umana»

la tesi di laurea

di Redazione

«Un fatalista è una persona che non può fare nulla riguardo al proprio futuro. Crede che non dipenda da lui quello che avverrà l’anno prossimo, domani, o addirittura fra un momento. Crede che persino il suo comportamento non sia minimamente controllabile con le sue sole forze, come non lo sono i movimenti distanti dei corpi celesti, gli eventi della storia remota, o gli sviluppi politici in Paesi lontani. Suppone, di conseguenza, che sia inutile per lui deliberare di qualsiasi cosa perché un uomo delibera soltanto di cose future che ritiene in suo potere attuare o rifiutare. Non pretende di sapere sempre quello che succederà. Per cui potrebbe talvolta tentare di leggere i segnali ed i presagi, o di contemplare gli effetti su di lui delle varie cose che potrebbero, per quel che ne sa, essere destinate a verificarsi. Ma non crede che, qualsiasi cosa accada, sia realmente evitabile». David Foster Wallace lo scriveva nel 1985, a 23 anni, nella sua tesi di laurea in filosofia. L’obiettivo del suo lavoro era confutare gli argomenti del fatalismo, contro chi sostiene che «quello che faccio è necessario, quello che non faccio è impossibile, quanto avviene ed accadrà non è sotto il mio controllo». Posizioni che «sembrerebbero presupposti inoffensivi, ma ci impongono una strana ed infelice dottrina metafisica che usa violenza su alcune delle nostre più fondamentali intuizioni sulla libertà umana».
Ora il suo saggio da undergraduate – l’equivalente di una nostra tesi triennale – viene pubblicato dalla Columbia University Press. Uscirà il 17 dicembre con il titolo Fate, Time, and Language: An Essay on Free Will. L’obiettivo critico del giovane filosofo era Richard Taylor, autore nel 1962 del saggio Fatalism. Wallace era molto scettico sull’uso del pensiero astratto come negazione di qualcosa di più reale e genuino, scrive l’editore. Nelle 76 pagine della sua tesi lo dimostra cercando di smontare i ragionamenti di una filosofia che nega il libero arbitrio, usando gli strumenti più complessi della logica modale e della semantica. (A.S.)

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