Non profit

La strage del Sudan e le colpe dell’occidente

L’associazione Amani di Padre Kizito è promotrice di una campagna per l'Africa

di Gabriella Meroni

Il popolo Nuba del Sudan è attualmente isolato dal resto del mondo, a causa di una massiccia offensiva dei militari del governo sudanese contro la popolazione civile. Il governo di Karthoum ancora una volta ha sfidato la comunità internazionale con attacchi ai voli umanitari, che rendono impossibile l?invio di generi di prima necessità che costituiscono l?unica possibilità di sopravvivenza per le popolazioni civili sotto assedio. L?intensificarsi degli attacchi del governo del Sudan contro obiettivi civili (scuole, ospedali, luoghi di preghiera) nell?area dei Monti Nuba controllata dal Movimento di liberazione del popolo sudanese (Splam), minaccia l?esistenza di almeno 100mila persone inermi, già debilitate dalla scarsità degli ultimi raccolti. Senza immediati provvedimenti a sostegno delle popolazioni colpite, la carestia sarà l?unica conseguenza certa.
Gli organismi amministrativi Nuba e le associazioni umanitarie hanno stimato in 2500 tonnellate i generi di prima necessità (cibo, medicinali, coperte) con i quali la carestia potrebbe esser arginata. Negli ultimi anni, le organizzazioni impegnate a sostegno della popolazione civile Nuba hanno sempre operato contro la volontà del governo, quindi in modo illegale, nella piena consapevolezza dei rischi che queste iniziative comportano. Attualmente i rischi sono ormai troppo alti per poter continuare. Ci rivolgiamo pertanto alla comunità internazionale, ai governi e all?Onu affinché intraprendano iniziative intese a: garantire, per i prossimi mesi, l? ingresso libero e sicuro alle zone dei Monti Nuba controllate dallo Splam; agevolare il raggiungimento di un accordo fra governo del Sudan, Splam e Onu, per garantire l?accesso permanente degli aiuti umanitari ai Monti Nuba; fermare le aggressioni ai civili; permettere agli osservatori dei diritti umani di lavorare sul territorio interessato dalla crisi. La comunità internazionale ha fallito nel conseguire questi obiettivi e deve pertanto ritenersi corresponsabile della crisi.
Ass. Amani tel. 02 4121011
email: amani@iol.it

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