7 minuti per raccontare “La strada di casa”, quella percorsa da tre ex cervelli in fuga che, sfidando le statistiche, hanno deciso di ripercorrere la strada di ritorno in Italia e investire le energie nella propria terra di origine. I registi Goffredo D’Onofrio e Carolina Lucchesini raccontano come è nata l’idea di questo reportage. Il punto di vista di Lui e quello di Lei.
La strada di casa, il trailer
Com’è nata l’idea del reportage?
Goffredo: «4.216.041. Siamo partiti da questo numero. Il numero di italiani che vivono all’estero, secondo l’Aire. Le stime, tuttavia, sono per difetto. È un numero che nasconde moltissime storie, che sentiamo sempre più spesso. Li chiamano Cervelli in fuga, ma sono ragazze e ragazzi che lasciano il nostro paese alla ricerca di un presente e un futuro migliore. Non è retorica, è la cruda analisi dei dati. E proprio da lì abbiamo pensato che forse era il caso di raccontare il percorso opposto. Perché, come viene detto da uno dei ragazzi che abbiamo intervistato, l’Italia è il paese dove si può costruire il proprio futuro e in Italia, a casa cioè, si sta bene. Dovrebbe essere un diritto poter vivere dove si è nati. Ecco, oggi, forse, questo diritto è stato un po’ eroso. La strada di casa nasce per questo: per far vedere che è possibile tornare in Italia anche dopo un periodo lungo all’estero. E che, soprattutto, chi decide di farlo, non è animato da chissà quale missione salvifica, ma solo dal desiderio di potersi riconoscere nel proprio Paese, nella propria comunità».
Carolina: «Tutto nasce in una mattinata di febbraio inoltrato. Da diverso tempo seguivamo il tema dei cosiddetti ‘cervelli in fuga’, le storie di tanti, tantissimi, amici e colleghi che decidono di partire. Magari dopo tanti sforzi, con la delusione di averci provato e non esserci riusciti. Sono storie di cui tutti parlano, che restituiscono un fotogramma drammatico del paese reale.
Esiste, però, anche un altro modo di guardare a questo tema. E ce ne siamo resi conto grazie alle storie che circolano sul web, come su questo blog. Le storie di chi torna raccontano un’altra Italia, quella fatta di sogni, fatica, ostinazione. Di giovani che decidono di tornare, o di restare, per costruire un altro modo di pensare alla crescita di questo paese. Ed è proprio quell’Italia che volevamo documentare».
Perché avete deciso di girarlo? Qual è il messaggio che volete comunicare?
Goffredo: «Questo reportage nasce proprio dai media. Dalla lettura e dell’ascolto di storie di esili volontari, di professionalità messe a disposizione per altri. Quante ne abbiamo viste o lette in questi ultimi anni? Quante sono le testimonianze di coloro che lasciano l’Italia per andare a Londra, Berlino, Stati Uniti, Parigi? Siamo un paese di talenti, ma manca la connessione tra questi talenti, una rete che possa aiutarli a crescere. Il reportage serve a questo: vuole provare a limare il numero di cui abbiamo parlato prima. È una goccia nell’oceano, lo sappiamo. Ma sappiamo anche che è ora il tempo per tornare. Con difficoltà, con ostacoli burocratici e ambientali. Ma è ora. Dopo sarà troppo tardi».
Carolina: «Il nostro è un urlo di speranza. Vogliamo dire alla nostra generazione che deve continuare a lottare, senza mollare la presa. Raccontare i ritorni ha significato per noi anche parlare di un pezzo di politica, quella che nasce dall’azione concreta e dal basso, che non ha voce anche se rappresenta tantissime realtà italiane».
Come avete scelto i protagonisti delle tre storie?
Goffredo: «Abbiamo cercato storie che potessero essere universali. Il ricercatore pluri-laureato che torna in Italia per collaborare con delle officine popolari, il ragazzo innamorato della propria città che torna da Londra per valorizzare il patrimonio artistico e culturale di Napoli, in un quartiere come quello del Rione Sanità, e la giornalista che ci aiuta a capire meglio il fenomeno, anche lei ex cervello in fuga, ora pronta a ritrovare la propria strada di casa. Quello che ci ha sorpreso, parlando off the record con tutti e tre i personaggi, è l’enorme volontà di poter fare rete con la propria comunità, il desiderio di essere locali – quindi italiani – ma senza dimenticare l’approccio cosmopolita che hanno acquisito durante la propria permanenza all’estero. È questa, solo questa l’Italia di domani: un Paese che ha la forza di riattrarre chi vive all’estero per poter utilizzare, senza umiliare, le conoscenze e le competenze acquisite fuori per la propria città, per il proprio territorio».
Carolina: «I tre personaggi raccontano lo stesso tema da angolature diverse. Il ricercatore – ‘cervello in fuga’ per eccellenza- un Don Chisciotte con i piedi per terra e lo sguardo in alto, che decide di tornare in Italia perché vuole dare un senso soprattutto sociale alle sue conoscenze e perché vuole trovare un posto da poter “chiamare casa”. Il ragazzo di Napoli che decide di non cedere al fascino di Trafalgar Square e di tornare nel suo Rione Sanità, perché vuole continuare a credere nella bellezza. E Serena, la blogger dal quale tutto è partito, anche lei cervello in fuga e poi di ritorno. Innamorata di quel “saper fare comunità” che ha trovato solo in Italia. Serena ci ha aiutato a fare il punto, a trovare la strada».
Goffredo e Carolina
“La strada di casa” è stato selezionato da Lavori in corto, concorso cinematografico dedicato ai registi under-35, è sarà proiettato al Cinema Massimo di Torino lunedì 26 Maggio, 20h durante la serata finale del festival.
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