Mondo
La storia di Lucille “è il mio amore senza fine”
Pietro Corti racconta in anteprima unavventura che tutti potremo rivivere in tv. La scheda del film
Parla a lungo Piero Corti della sua Lucille, la donna con cui ha condiviso il sogno della sua vita. Una figura eccezionale quella di Lucille Teasdale. Su di lei è stato scritto un libro che solo in Canada ha venduto oltre 15mila copie. In Italia lo stesso libro è già alla terza edizione. E il prossimo 22 giugno RaiUno in prima serata trasmetterà Un sogno per la vita, film coprodotto da Canada e Italia. È una storia fuori dal comune quella di Lucille e Piero Corti. Entrambi medici, lei canadese di Montreal e lui originario di Besana Brianza, hanno speso tutta la loro esistenza in Uganda. È stato il progetto di un piccolo dispensario a unirli e ad attirarli, nel ?61, in uno dei Paesi più poveri dell?Africa. Lì si sono sposati e hanno vissuto 35 anni di dedizione agli altri attraverso la loro professione. Il piccolo dispensario, oggi, è uno degli ospedali più efficienti e funzionali di tutta l?Africa.
Lucille è morta nel ?96. Lei, chirurgo che operava anche per dodici ore di fila, ha contratto l?Aids estraendo schegge di proiettile dal corpo di un soldato. Era il 1979 e quello di Lucille è stato uno dei primi casi, quando non si sapeva ancora nulla della malattia che oggi colpisce più di 25 milioni di persone in Africa. «Uniti, i due diventano pienamente umani». Torna alla mente questa espressione di C. S Lewis, l?autore inglese di Diario di un dolore, quando Piero parla della sua vita con Lucille. Oggi che, a 76 anni, continua senza di lei a mandare avanti l?ospedale in cui hanno lavorato fianco a fianco tutta la vita, il St. Mary?s Lacor Hospital a Gulu, nel nord dell?Uganda.
«Senza di lei non avrei resistito in Uganda tutti quegli anni», dice. «Abbiamo condiviso ogni momento della giornata, la stessa passione per gli altri e per il nostro lavoro». Una donna «appassionata, completa, impegnata», Lucille. Franco Allaire, che ha raccolto i dati per la sua biografia, la descrive «entusiasta e curiosa, piena di energie e di un cuore grande. Guidata da principi e da un ideale totalizzanti. Sposa in tutto solidale e madre al di là di ogni norma. Una professionista esigente, perfezionista, severa». Piero Corti ricorda che quando l?ha conosciuta, in Canada, l?ha colpito per la sua bellezza. «A quei tempi, in Canada, era l?unica donna che avessi mai incontrato a voler diventare chirurgo. E a lavorare senza sosta per riuscirci», racconta Piero. «Lei, così riservata di solito, mi aveva raccontato di sé. E io le avevo raccontato i miei sogni per il futuro».
In Africa Piero ci arriva quasi per caso. E per motivi non precisamente umanitari. È la sua passione per la caccia, oltre al desiderio di rivedere il fratello Corrado, missionario gesuita in Ciad, a spingerlo a partire. In Africa però Piero comincia a visitare diversi ospedali missionari finché non viene raggiunto da un invito a visitare il piccolo dispensario che i missionari comboniani stanno mettendo su a Gulu, nel nord dell?Uganda. Piero si appassiona al progetto e decide di restare per un po? di tempo. Dall?Africa scrive a Lucille, raccontandole la sua esperienza: l?Uganda, la gente, il dispensario e soprattutto il lavoro che c?è da fare lì. Ma quando la lettera arriva in Canada, Lucille è ricoverata in ospedale, incosciente, per un?encefalite che la rende inattiva per mesi. La lettera rimane senza risposta per un anno. «Ricordo ancora l?entusiasmo che mi ha invaso il cuore quando ho ricevuto, dopo un anno, nell?ottobre del 1960, una cartolina di Lucille», racconta Piero. «Lavorava a Marsiglia e mi invitava ad andarla a trovare».
Piero non perde tempo. A Marsiglia, la sua passione per il lavoro in Africa riesce a contagiare Lucille, che decide di seguirlo per un?esperienza di due mesi a Gulu. È l?aprile del 1961. Alla fine dei due mesi Lucille decide di ritornare in Europa, nonostante Piero le abbia dichiarato il suo amore. È la lontananza a farle capire quanto sia diventato importante quel medico italiano che l?ha trascinata in Uganda. Decide di lasciare la sua carriera a Marsiglia, il progetto di uno studio privato in Canada e sceglie una vita in Africa, accanto all?uomo che accetta di sposare. «Insieme abbiamo vissuto anni meravigliosi», ricorda Piero. «Ci siamo accompagnati in un progetto che abbiamo condiviso anche nei momenti difficili. Solo con lei mi sono sentito completo e felice».
Uno dei momenti più difficili per l?ospedale di Lacor è stato il crollo del regime di Idi Amin, uno dei più sanguinari tiranni d?Africa. Il dittatore era originario della zona settentrionale dell?Uganda e, al momento della sua fuga, i militari del regime si erano ritirati vicino a Gulu. L?ospedale si ritrova sovraccarico di lavoro. Spesso Lucille deve operare di notte, e in fretta, per salvare la vita alle persone ferite. I suoi guanti da chirurgo vengono lacerati dalle schegge dei proiettili. Due anni dopo viene identificato il virus dell?Aids. Lucille riesce a convivere per 15 anni con la malattia. E finché può, continua a lavorare, senza risparmiarsi. Oggi sono Piero e la figlia Dominique, in mezzo a tante difficoltà, a sostenere l?ospedale di Lacor. Qui dal 1992 si lavora a una grande speranza: un vaccino messo a punto dalla virologa italiana Barbara Ensoli, che tuteli i sani e circoscriva nel tempo l?epidemia di Aids. In nome di un sogno per la vita.
La scheda del film
E Céline dion ci mise la voce
Un sogno per la vita, il film che racconta la storia di Lucille Teasdale e di Piero Corti, verrà trasmesso su RaiUno il 22 giugno alle 20.50. Il film-tv, con Massimo Ghini e Marina Orsini, si ispira all?omonimo libro del giornalista Michel Arseneault edito in Italia dalle Paoline. La pellicola ha ottenuto consensi in Canada, dove ha vinto 5 Gemini Awards 2000, tra cui quelli per la migliore fotografia e il miglior testo. Al di là delle esigenze cinematografiche, la pellicola narra di una coppia che, perseguendo un ideale, contribuisce a scrivere una pagina di storia dove l?Africa non è terra di conquista, ma scenario di una quotidiana scelta di amore per l?uomo e per la propria professione. Come ben sottolinea il tema musicale del film L?amour existe encore di Riccardo Cocciante cantato da Céline Dion, la storia è un messaggio d?amore e un?occasione di riflessione. Nel settembre 2000, un nuovo flagello si è abbattuto sulla regione: l?epidemia di Ebola, un virus che uccide in pochi giorni più della metà degli infettati. Il direttore sanitario dell?ospedale, Matthew Lukwiya, uno dei protagonisti del film e nella realtà, fu il primo a individuare il nuovo nemico e a combatterlo. Assieme a lui, altri 40 membri del personale, quasi tutti africani, si offrirono per lavorare nello speciale reparto isolamento. Pagando un prezzo altissimo: 12 di essi, tra cui lo stesso dottor Lukwiya, hanno perso la vita a causa del virus.
Info: St. Mary?s Lacor Hospital,
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