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La storia della bandiera. Così ho cucito l’iride di Capitini

Il primo simbolo di pace italiano fu fatto in casa. Da una bimba, che dice: "Ad Aldo non piacque sfilare coi vessilli comunisti". L’avevano ispirato un designer e un filosofo.

di Carlotta Jesi

La prima bandiera della pace coi colori dell?arcobaleno l?ho cucita io. Con pezze che c?erano in casa e altre che corremmo a comprare, alla vigilia della Perugia Assisi”. La prima Perugia-Assisi, quella del 24 settembre 1961. Francesca Siciliani allora aveva 12 anni, ma come è nato l?iride che oggi più di un milione di italiani tiene appeso alla finestra se lo ricorda benissimo. Quel giorno era a Perugia per la Sagra musicale umbra fondata da suo padre, il maestro Siciliani. Mentre lui lavorava, lei passeggiava e chiacchierava col suo padrino, Aldo Capitini. Le bandiere rosse “Eravamo nella sua casa in fondo a via dei Filosofi quando si cominciò a discutere di una bandiera per la marcia. Ero la più piccola del gruppo e toccò a me cucirla insieme a due ragazze più grandi”. L?idea di farla con le strisce dell?arcobaleno? “Volevamo un simbolo per la pace, ma per Aldo tutte le altre bandiere significavano già qualcosa. Quella contro la guerra secondo lui doveva avere tutti i colori dell?internazionale dei popoli, tutti i colori del mondo. Non c?era la scritta pace, ma per il resto era proprio come le bandiere di oggi”. Quel che accade il giorno dopo è storia. O, meglio, letteratura. “Le bandiere hanno il colore dell?arcobaleno, ma il richiamo alla natura ha un significato: l?arcobaleno questa volta lo vogliamo prima della tempesta, non dopo”, scrisse quel giorno Gianni Rodari, uno dei 30mila pacifisti in marcia, con un esplicito riferimento al versetto della Genesi in cui Dio suggella la sua alleanza con gli uomini dopo il diluvio universale. “Arrivati ad Assisi, Aldo mi regalò la bandiera cui lungo la marcia si erano uniti migliaia di vessilli rossi perché il comunismo era molto forte. Non era contento”, ricorda Francesca, “la pace nel mondo per lui non era schierabile”. L?input di Russel e Munari Per questo scelse l?arcobaleno. Simbolo di pluralità e di unità che, secondo molti, Aldo Capitini aveva già visto sventolare dai pacifisti stranieri. Mao Valpiana, del Movimento nonviolento, ne è convinto: “Probabilmente lo vide usare da Bertrand Russel in Inghilterra su una delle bandiere che fece per la campagna sul disarmo nucleare all?inizio degli anni 60. L?arcobaleno indicava la pace dopo la tempesta della Seconda guerra mondiale e la speranza di un mondo senza armi nucleari”. Probabile. Ma Bertrand Russel potrebbe non essere l?unico ad aver influenzato Aldo Capitini. Alla vigilia della prima Perugia – Assisi, la storia della bandiera arcobaleno si incrocia anche con quella di un grande artista italiano, Bruno Munari. In che modo? Giangi Milesi, dell?ong Cesvi, lo racconta così: “Qualche anno fa chiesi a Munari di farci uno schizzo per Una, un nuovo consorzio di organizzazioni non governative. Schizzò una corona di punti con tutti i colori dell?arcobaleno e disse che, nel 1961, aveva suggerito di usare l?iride anche agli organizzatori della marcia Perugia-Assisi. Disse che per lui l?archetipo della pace era l?arcobaleno e che non c?era alcun bisogno di scriverci sopra pace”. Qual è la verità? L?arcobaleno di New York All?International peace bureau di Ginevra, federazione di oltre 200 enti internazionali impegnati nella promozione della pace, sono convinti che sulla rainbow peace flag, o bandiera arcobaleno della pace, non esista un?unica verità. “L?iride contiene in sé tante differenze”, spiega Colin Archer, “è un?immagine cui, nel secondo dopoguerra, ricorrono automaticamente tutti i movimenti in difesa delle diversità. Politiche, religiose, sessuali”. Compresi gli attivisti del movimento omosessuali, spiega il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice: “La nostra rainbow flag, o bandiera dell?orgoglio gay comparsa alla fine degli anni 60 a New York, non è un?emanazione diretta della bandiera pacifista da cui si differenzia per il numero di colori e per la loro successione. Le due bandiere, però, hanno una radice comune : la pluralità che contiene le differenze”. La pace, insomma. Pace che Gianni Rodari descrisse così raccontando la prima marcia della pace da Perugia ad Assisi: “Vogliamo vivere, vogliamo che il mondo viva, vogliamo che le mani si stringano”. Chissà cosa direbbe di fronte a tante bandiere oggi Capitini.


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