Famiglia

«La stessa inquietudine ma poche possibilità di comunicazione»

Parla François Dubet: « Il movimento anti Cpe? Una replica tra le classi medie della ribellione nelle banlieue.»

di Joshua Massarenti

Il movimento anti Cpe? Una replica tra le classi medie della ribellione nelle banlieue. Così François Dubet, sociologo francese esperto di mondo del lavoro, sintetizza l?angoscia dei giovani precari d?Oltralpe. Vita: Quali le affinità e le differenze tra l?esplosione di rabbia del novembre scorso e l?attuale mobilitazione? François Dubet: I giovani delle banlieue e gli studenti delle classi medie condividono una crescente inquietudine legata alla precarietà sempre più diffusa nel mondo del lavoro. Hanno la sensazione di essere stati traditi da uno Stato che li tratta come una variabile di aggiustamento nel contesto di declino economico che caratterizza la Francia nell?ultimo trentennio. Certo è che nelle banlieue si sta peggio. Ai giovani non si fa altro che proporre lavori degradanti, impieghi precari e stage non remunerati. Le discriminazioni razziali fanno poi da ciliegina sulla torta, con tassi di disoccupazione che sfondano il tetto del 40%. Vita: Da qui le rivolte di novembre? Dubet: Quella dei giovani banlieusard è la classica rivolta sociale delle ?classi pericolose? che bruciano e spaccano tutto. Sebbene il movimento anti Cpe possa apparentarsi ai disordini di novembre, i ragazzi delle periferie sono convinti che gli studenti siano trattati meglio, mentre questi ultimi tendono a etichettare i loro coetanei come casseur pronti a fare casino mettendo a rischio il successo delle manifestazioni. In realtà hanno visioni contrapposte sulle forme di contestazione sociale da attuare. Tra i banlieusard c?è la convinzione che le manifestazioni pacifiche non portino a niente, mentre gli studenti non hanno ancora trovato forme di mobilitazione sufficientemente incisive per raggiungere i loro obiettivi. Vita: Che cosa deve cambiare? Dubet: Di sicuro il sistema scolastico. La Francia lo ha massificato e ha prolungato gli anni di studio. Purtroppo la scuola francese rimane totalmente sganciata alla realtà del mondo lavorativo. Se nelle banlieue i licei professionali formano i ragazzi con indirizzi poco appetibili sul mercato del lavoro, gli studenti che escono dall?università con uno o più diplomi in tasca hanno una possibilità su due di trovare un impiego che nulla a che vedere con il loro percorso scolastico. È uno spreco individuale e collettivo inammissibile.


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