Cultura

La star che la canta ai grandi

Al vertice dell'Unione africana le contestazioni di Chaka Chaka, stella pop del continente

di Emanuela Citterio

Ha calcato i palcoscenici per vent’anni. Ora la musicista sudafricana Yvonne Chaka Chaka le “canta” ai politici e governanti. Non a quelli dei Paesi occidentali, accusati di frequente di fare troppo poco per aiutare l’Africa, ma ai capi di stato africani che il 25 luglio si riuniscono a Kampala – nell’Uganda colpita dall’attentato terroristico dopo i Mondiali di calcio – per il Summit dell’Unione africana.

«I governi africani hanno promesso di spendere almeno il 15% del loro budget per la salute, ma quelli che lo fanno si possono contare sulle dita di una mano» ha attaccato Chaka Chaka durante il recente summit sull’Aids che si è svolto a Vienna. In questi giorni la musicista è volata a Kampala, dove si sta svolgendo l’assise di nove giorni che vede riuniti i 53 Paesi del continente africano, per partecipare a un summit sulla salute materno-infantile. E non ha perso nemmeno stavolta l’occasione di dire la sua, in vista dell’arrivo domenica dei capi di stato: «I governanti africani parlano, parlano, parlano» ha detto la cantante in un’intervista (scarica il video a sinistra), «ma devono passare dalle parole ai fatti fermando le morti di migliaia e migliaia di bambini a causa di malattie prevenibili come polmonite, diarrea acuta e malaria».

«Quello che fa la differenza è la volontà politica» ha rincarato la dose l’artista sudafricana. «Bisogna che i soldi ricevuti dai Paesi donatori vadano dove devono andare invece di essere deviati da qualche altra parte. E penso che, in ultima analisi, i nostri politici dovrebbero dire: “Questo è il nostro continente, siamo noi a dovercene occupare”, invece di continuare all’infinito a dipendere dagli aiuti. Abbiamo bisogno di azioni, non di parole».

Yvonne Chaka Chaka è diventata famosa fin da piccola in Sudafrica per essere stata la prima bambina nera a comparire in televisione, nell’ 81, quando ancora vigeva il regime dell’apartheid.  Ha conquistato la popolarità con canzoni come “I cry for freedom”, “Motherland” e sopratutto “Umqombothi” (la birra sudafricana). È sua anche la canzone introduttiva del film “Hotel Ruanda”.

«I Mondiali di calcio sono stati un’occasione straordinaria per l’Africa» ha detto la cantante. «In Sudafrica si è respirato un senso di unità e abbiamo dimostrato che il nostro non è il “continente di tenebra”, che ce la possiamo fare. I Mondiali si sono svolti senza incidenti, e tutti hanno fatto la loro parte perché le cose andassero bene. Dovremmo fare così anche per risolvere anche i problemi più urgenti che riguardano il nostro continente».


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