Non profit
La squadra del professore
SuperMario presenta i ministri. Ma non tutti i giornali li lodano
di Redazione

Debutta il Monti-team, e il dibattito occupa i quotidiani. E’ un governo più tecnico o politico? Laico o cattolico? Una compagine di grigi professori o una squadra nuova (a partire dalla scelta e distribuzione dei ministeri)? Le risposte non potrebbero essere più diverse, in attesa del programma e della fiducia previsti per oggi.
- E inoltre sui giornali di oggi:
- POVERTA’
- CHIESA E CRISI
- FONDAZIONI
“Giura il governo Monti: «Sarà una corsa»”. Così titola a tutta pagina il CORRIERE DELLA SERA la fine dell’incertezza del rapidissimo cambio di governo, e l’inizio dell’era Monti all’insegna dell’urgenza delle cose da fare. “Nella squadra solo tecnici. A Passera un superdicastero con Sviluppo e Infrastrutture”. All’insegna dell’estrema sobrietà il giuramento, tanti tra i ministri gli assoluti debuttanti nella stanza dei bottoni. Il Corriere sottolinea il peso della presenza femminile, tre donne in tre ministeri chiave: Anna Maria Cancellieri, prefetto, già commissario straordinario al Comune di Bologna, all’Interno; Paola Severino, vice-rettore della Luiss, alla Giustizia; Elsa Fornero, torinese, docente di Economia e vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa SanPaolo a Lavoro, Politiche sociali e Pari opportunità. Approfondimento ampio sul superministero affidato a Corrado Passera, fino a ieri numero uno di Intesa SanPaolo, cui è affidato il pacchetto Sviluppo-Trasporti-Infrastrutture, la spina dorsale di qualsiasi programma di rilancio economico, e che si configura come il braccio forte, e operativo, del ministero dell’Economia rimasto ad interim allo stesso premier Monti, che secondo indiscrezioni si farà presto affiancare da due vice di razza, Vittorio Grilli – già ragioniere generale dello Stato – e Guido Tabellini, attuale rettore della Bocconi. Nulla sul nuovo ministero, quello su Cooperazione internazionale e Integrazione, affidato ad Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Solo un cenna nella mezza pagina dedicata alle reazioni, positive, del Vaticano. “«Bella squadra». La soddisfazione della Chiesa”, il titolo dell’articolo che sottolinea come tre dei ministri (Passera, Ornaghi e appunto Riccardi) sono stati, poche settimane fa, protagonisti del Forum cattolico che si è tenuto a Todi.
«A nostra insaputa il seminario dei cattolici a Todi, esattamente un mese fa, era un piccolo Consiglio dei ministri», nota Goffredo De Marchis su LA REPUBBLICA. «Tre volti del nuovo governo Monti parteciparono ai lavori del convegno che mise una pietra sopra al governo Berlusconi. Quel giorno presero la parola
Lorenzo Ornaghi e Corrado Passera. Andrea Riccardi non volle mancare pur avendo in programma un viaggio all’estero. Non sorprende la reazione “ è una bella squadra” del Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Se Passera non si può certo definire un cattolico militante lo è invece Renato Balduzzi, già presidente del Movimento dei laureati dell’Azione Cattolica. Balduzzi è vicino a Rosy Bindi, a Todi non c’era ma è solo un dettaglio. Accanto a questi nomi va inserito quello di Federico Toniato, è l’uomo ombra del Presidente del Consiglio, è il funzionario del Senato e Monti lo vuole portare con sé a Palazzo Chigi. Toniato organizzò l’incontro di Renato Schifani con Papa Ratzinger nel 2008 e accompagnò il presidente del Senato all’udienza privata. Potevano esser ben 4 i ministri reduci da Todi. Carlo Dell’Arriga è saltato per il veto secco della Cgil e della sinistra del Pd. Indigeste le sue posizioni sul mondo del lavoro espresse a Todi. Ornaghi è da sempre vicino al cardinale Camillo Ruini e alla Cei. A Todi pronunciò frasi che divennero slogan: “Abbiamo bisogno di una scomposizione e di una ricomposizione delle forze politiche”. Andrea Riccardi non è da meno. Centrale come fondatore della Comunità di Sant’Egidio è il suo ruolo nella politica estera. Ma le sue ramificazioni nella politica italiana sono estese e vanno soprattutto dal Terzo polo al Pd. La prova del governo può diventare la palestra della leadership cattolica per il futuro. Festeggia il Forum delle associazioni cattoliche, il portavoce Natale Forlani commenta “ era quello che volevamo”. A Todi il governo Monti era già pronto. Non a loro insaputa.
“Monti al lavoro: ‘Ora di corsa’”. LA STAMPA apre con la foto dei nuovi ministri e punta sulle novità, sottolineando la presenza di «tre donne nei posti chiave». All’interno un focus sulla neo ministra del Welfare anticipa la sua ricetta sulle pensioni: calcolo retributivo pro-rata per tutti e introduzione di una fascia flessibile di uscita 63-70 anni. Quindi flessibilità invece di finestre fisse. In questo modo secondo Elsa Fornero si supererebbero sia le disparità fra uomini e donne sia il problema delle pensioni di anzianità. Il coefficiente di calcolo sarà ppiù alto man mano che aumenta l’età di uscita dal lavoro in modo da tenere conto dei contributi versati in più ma anche del fatto che si percepirà la pensione per meno tempo. A pagina 11 un’intervista alla neoministra dell’interno Anna Maria Cancellieri: «una donna in questo dicastero è un buon segnale per le donne e per il loro ruolo», dice. A pagina 7 LA STAMPA intervista Rosy Bindi incalzandola sul fatto che l’appoggio al governo Monti per il Pd non è stato conveniente rispetto alle elezioni che, secondo i sondaggi, avrebbero visto il Pd tornare al governo. Bindi afferma che si è trattato di una scelta di responsabilità: «Immagini due mesi di campagna elettorale dura, mentre i conti peggioravano sempre di più» e si dice certa che questa sia «la soluzione politica che offre al Paese le maggiori ciance per venir fuori dalle difficoltà». Fra le novità di questo governo LA STAMPA individua anche la nomina di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, a «un ministero tutto nuovo», quello per la cooperazione e integrazione. Il mandato è quello di attuare l’agenda tracciata lunedì dal presidente Napolitano: cooperare nel mondo, scommettere sui giovani e favorire l’inserimento dei «nuovi italiani». Sull’integrazione e immigrazione Riccardi dice a LA STAMPA: «In Italia la questione di una società a diverse componenti etniche e religiose è stato affrontato spesso in modo sentimentale, emotivo no realistico e culturale», resta il fatto che «l’Italia ha bisogno degli immigrati» e che serve una politica europea comune sull’immigrazione.
“Il governo Monti ha giurato: ora di corsa”. IL SOLE 24 ORE torna a battere sul tasto del “fate presto” con cui aveva titolato la settimana scorsa nel pieno della crisi di governo. Editoriale del direttore, sempre nello stesso mood “Il dovere di fare”: «Siamo contenti che il governo Monti si presenti in tempi così ristretti al giudizio delle Camere e abbiamo approvato la scelta strategica di dare priorità alla crescita rafforzando i poteri del ministero affidato a Corrado Passera, una vita spesa tra banca e impresa. Sappiano, però, il presidente Monti e il ministro Passera che questo giornale misurerà, scelta dopo scelta, la loro azione di governo, e sarà guardiano inflessibile anche perché l’esigenza di fare presto è inderogabile quanto quella di fare bene e discende dalla ragione di fondo che il Paese è fermo da almeno un paio di decenni e ha bisogno di ritrovare il metodo della coesione e un percorso che metta in sicurezza il risparmio degli italiani, blocchi l’emorragia di lavoro e prepari le condizioni per tornare a crescere e ad assumere, soprattutto i giovani. Questo governo sa e vuole fare le cose indispensabili e scomode che servono al Paese. Alle forze politiche tocca la responsabilità (altissima) di lasciarle almeno fare a questo governo tecnico. I cittadini sanno di che cosa stiamo parlando e sapranno giudicare l’uno e le altre. In gioco c’è l’Italia, il suo presente e il suo futuro».
IL GIORNALE l’ha presa bene. «I nuovi padroni» è il titolo di apertura. Al centro della prima pagina una foto di Corrado Passera. «Governo di larga intesa», dice l’occhiello. Si legge nel sommario: «L’ingresso in squadra di Passera cambia lo scenario: vogliono comandare anche dopo il 2013». Scrive il direttore Sallusti: «Fini, Casini, Bersani e Di Pietro. Beccandosi fra di loro nel comune intento di fare fuori Berlusconi per prenderne il posto, sono finiti nel pentolone dei banchieri che se li cucineranno a fuoco lento. Dubito infatti che uno dei quattro leader dell’opposizione possa più aspirare a candidarsi per il dopo Monti. Sono stati usati e lo saranno nei prossimi mesi per completare un piano che parte da lontano. Il 25 luglio (data emblematica) scorso il Giornale titolava così la prima pagina: “La trappola dei banchieri”. Sottotitolo: “Contro Berlusconi, De Benedetti, Bazoli, Prodi e Passera sponsorizzano un governo Monti “. Ricordo che il mattino successivo da Banca Intesa arrivò una secca e sdegnata smentita: ma che cosa vi inventate, noi siamo una banca non facciamo politica. Ovviamente nessun giornale riprese la notizia, il farlo avrebbe disturbato il piano». Come è noto, al Giornale sono allergici al conflitti di interesse. Quindi al nuovo ministro dello Sviluppo è dedicata un intera pagina in cui si raccontano «tutti i rapporti dell’uomo al vertice della maggiore banca italiana». E Carlo Lottieri racconta tutti «i conflitti d’interessi» degli altri ministri. Per capire i giudizi sugli altri ministri basta leggere i titoli dei ritratti a loro dedicati: «Terzi di Sant’Agata, il nobile che sdoganò Fini in Israele», «Balduzzi, il più “giovane”, già consigliava Andreotti», «Gnudi, amico di Prodi e suocero di Cetto LA Qualunque», «Severino, vicino all’Udc e avvocato di Prodi» – curiosamente viene trascurato l’incarico del legale in difesa di Fininvest – «Barca, il pupillo di Ciampi figlio di un partigiano Pci». Anche quest’ultimo si merita un intera pagina ad personam: «Il ministro anti Lega che si è pentito dei fondi al sud. Esperto di federalismo fu tra i promotori delle politiche pro meridione». Per rincuorarsi, l’intera pagina 12 ospita la posta dei lettori: «La solidarietà della gente: “Silvio, siamo pronti a votarti ancora”».
Dopo il «bella squadra» detto a caldo ieri dal Cardinal Bertone, segretario di Stato Vaticano, oggi su AVVENIRE il direttore Marco Tarquinio, con un editoriale intitolato “Stagione di speranza”, benedice ufficialmente il nuovo governo Monti, definito (con un’etichetta proposta da un lettore ma appunto citata dal direttore) «il governo dei competenti e dei disinteressati». L’esecutivo dovrà sì «aprire il cantiere dei sacrifici», ma «spiegandocene equità, senso e convenienza», con quello «spirito di civile servizio che si addice a tecnici sì, ma con l’anima». Cioè «con le idee chiare e valori solidi» e non a caso AVVENIRE sottolinea come tra i neo-ministri ci siano «molti nomi e biografie che danno piena fiducia in questo senso». Per i ritratti, AVVENIRE punta su Corrado Passera, cui è affidata la “missione rilancio” del Paese e che ha di fatto «nelle sue mani quattro ministeri» (nelle deleghe oltre a Sviluppo economico e Infrastrutture e trasporti ci sono infatti anche il Commercio estero e le Comunicazioni) e su Renato Balduzzi, nuovo ministro alla Salute, nato dentro l’area cattolica e per sette anni presidente del Meic, una sorta di movimento dei laureati impegnati dell’Università Cattolica (Università che ha dato ben 4 ministri in questa tornata). Una pagina poi è dedicata ai due ministri più marcatamente cattolici, Lorenzo Ornaghi e Andrea Riccardi, che infatti stanno sotto il titolino “Valori al centro”. A Riccardi in particolare guarda con «ottimismo» il commento di Giulio Albanese, sia per il nome della persona sia per il fatto stesso che sia «riconosciuta la dignità sia della cooperazione allo sviluppo sia alle politiche d’integrazione». Tutti sanno che miracoli non ne potrà fare per finanziare progetti delle ong, ma l’importante è aver avuto «la lungimiranza di disgiungere la cooperazione allo sviluppo dagli esteri e l’integrazione dall’interno, coniugandole insieme». L’augurio è niente meno che il nuovo ministro «possa realizzare un modello nuovo di partnership tra Occidente e Paesi del Sud del Mondo».
“I banchieri di Dio” questo il titolo di apertura del MANIFESTO che sovrasta la foto istituzionale del nuovo governo schierato con il presidente della Repubblica. “Manager, banchieri, professori: nasce un governo senza politici, nel segno dell’«economia sociale di mercato». Una prima analisi è affidata all’editoriale di Norma Rangeri dal titolo “Governo politico” che osserva: «Rossi non lo diventeranno mai, ma esperti lo sono e ai massimi livelli. I professori-ministri del nuovo governo Monti offrono un colpo d’occhio inedito, come fossimo tornati alla destra storica, al governo dei piemontesi. Come se con le dimissioni di Berlusconi fossimo rimbalzati ai liberali conservatori, superando di slancio il dopoguerra democristiano e il bipolarismo berlusconiano (…) Naturalmente l’apparenza inganna, i partiti ci sono, i nuovi ministri appartengono a “aree di riferimento” prevalentemente del centrodestra, la compagine è connotata da una forte presenza di cattolici, di manager di economisti. Meglio confrontarsi con il professor Ornaghi (destra cattolica) che con Calderoli (destra politica)» e continua «Il governo dell’economia è politica allo stato puro (…)». Nelle quattro pagine interne (dalle 2 alla 5) si analizza la situazione e ad alcuni ministri viene dedicato un ampio ritratto, e accanto un ampio box è sul ministro allo sviluppo, infrastrutture e trasporti “Quel che Passera il convento” di lui si scrive: «Passera di Como, classe 1954, è tutto e il suo contrario. Cattolicissimo fino a sfiorare l’Opus Dei, divorziato e prontamente risposato, fa un voto a sinistra per Giuliano Pisapia, candidato sindaco a Milano (…)» e il ritratto si conclude «(…) Dalle parti del superministro passeranno i tanti soldi (da trovare) per fare quel che il governo Berlusconi non ha fatto, investimenti per la crescita; e solo pochi veri anti-patrioti possono lamentare di non riuscire a ottenere oggi nemmeno un piccolo mutuo da Intesa Sanpaolo e dalle sue sorelle. Per Riccardi a pagina 3 il box titola “l’Onu di Trastevere”, l’articolo osserva: arriva in virtù del ruolo di mediazione svolto da sant’Egidio in alcune crisi internazionali in Africa e in America Latina e dell’impegno del movimento in diversi progetti di sviluppo nel sud del mondo (sponsorizzati anche Finmeccanica, la principale industria armiera italiana), per cui, sebbene si tratti di un dicastero senza portafoglio, il conflitto di interessi è evidente. Difficile dargli una precisa collocazione politica: è il più progressista fra i cattolici conservatori . Pagina 5 di spalla il ritratto del neoministro alla difesa “Di Paola, Nato esperto di guerra che piace agli Usa” scrive il titolo di una lunga colonna che si conclude con questa osservazione: «E poiché sono gli Stati uniti ad avere la leadership indiscussa della Nato, la decisione di rimuovere anticipatamente l’ammiraglio Giampaolo Di Paola dalla sua alta carica nell’Alleanza, perché assuma quella di ministro italiano della difesa, è stata presa, prima che a Roma, a Washington».
«Cosa gli consentiranno di fare con questa equipe da Formula uno, dipende dai partiti». E’ la conclusione dell’editoriale a pagina 2 di ITALIA OGGI firmato da Pierluigi Magnaschi ““Monti è partito bene. Lo lasceranno lavorare?”. A pagina 3, Stefano Sansonetti, ne pezzo “Un governo con molto Credito” mette in evidenza la componente di estrazione bancaria del governo. Oltre a Passera, fino a ieri consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Piero Giarda ha tra i suoi attuali incarichi un posto nel consiglio di sorveglianza del Banco Popolare e la presidenza della Cassa del Trentino. Piero Gnudi è invece consigliere di amministrazione di Unicredit. A pagina 5, il quotidiano dei professionisti propone un Bignami del Monti pensiero, “Queste sono le idee di Mario Monti”, tratto dagli editoriali scritti negli ultimi tre anni dall’economista. Tra le sue idee emergono l’afflato europeista, l’ispirazione liberale, un tocco di keynesismo e un elogio non ideologico degli Usa.
POVERTA’
LA REPUBBLICA. “Meglio Milano” fa l’identikit della crisi a Milano. «Indietro di 15 anni: il reddito procapite a Milano scende a livelli del 1995 e non accenna a invertire la rotta.Poco più di 24mila euro lordi annui procapite nel 2010, contro i 30milioni di lire del 1995. Una città in declino continuo da cinque anni a questa parte. Con 60,9% nuclei familiari sotto la soglia della povertà, 17mila occupati in meno in soli 24 mesi, un incremento delle ore in cassa integrazione e un tasso di disoccupazione giovanile schizzato al 21,5%. Vita durissima per le imprese : aumenta a 765 il numero dei fallimenti e oltre 16mila attività hanno chiuso asfissiate dai debiti e da pochi introiti. Roberto Camagni, professore e curatore dell’osservatorio Meglio Milano dice: «il turn over è abbondante, segno chela sfida imprenditoriale a Milano non è sparita, specie fra i giovani». Inoltre le famiglie milanesi possono ancora contare sulla casa di proprietà nel 57, 91 per cento dei casi.
CHIESA E CRISI
AVVENIRE-La Cei ha rinunciato all’adeguamento periodico al tasso di inflazione per il calcolo degli “stipendi” dei sacerdoti inseriti nel sistema del sostentamento al clero. Una scelta «fatta come gesto di solidarietà e di condivisione ai tanti cittadini colpiti dal perdurare della crisi economica». Lo stipendio per un sacerdote di nuova ordinazione quindi resta a 988,80 euro per dodici mensilità, senza indennità di alloggio, da assoggettare poi alle ritenute fiscali.
FONDAZIONI
IL SOLE 24 ORE – Replica di Riccardo Bonacina all’articolo di Luigi Zingales del 13 novembre che chiedeva a Monti di “espropriare le fondazioni bancarie, la moderna manomorta ecclesiastica che infaetta di politica il mercato del credito e sperpera i nostri soldi”. Scrive Bonacina: «questo processo d’innovazione lungimirante e lungo ormai 20 anni ha dato poderosi frutti di trasparenza, attraverso bandi e rendicontazioni puntuali, e di restituzione ai territori dei patrimoni attraverso erogazioni e investimenti decisi. Qualcuno dovrà pur chiedersi come mai l’Italia sia stato l’unico Paese della zona euro a non aver speso un euro per salvare banche in default, 4600 miliardi di euro dagli Stati alle banche in Europa, magari si scoprirà così l’importanza di avere degli azionisti di minoranza ma significativi come le Fondazioni, investitori di lungo termine e interessati non già al rendimento a breve ma alle condizioni di crescita dei soggetti investiti e dell’economia reale nel complesso, in coerenza con la loro finalità di accrescimento del patrimonio e del bene comune. A tal proposito, infine, come non considerare con serietà e stima il mantenimento, in anni complicati, di una capacità erogativa trasparente, ben orientata e spesso innovativa (cito solo i progetti di social housing e quanto sta facendo la Fondazione con il Sud promossa proprio dal sistema delle fondazioni in partnership con il Terzo settore) che ammonta a 1,366 miliardi anche nel 2010. Soldi erogati o investiti a sostegno della Ricerca scientifica, del volontariato, del recupero ambientale ed artistico e della scuola e formazione. Fondi senza i quali il nostro tessuto sociale e l’attività dei soggetti che lo animano e che non si rassegnano alla sua desertificazione, sarebbe stata molto, molto, più difficile».
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