Sostenibilità
La spesa che batte la fame
Campagne Ctm - Altromercato in campo per sensibilizzare sul diritto al cibo
di Redazione
Equosolidale, prodotti a chilometri zero, meno carne, più stagionalità, no agli ogm: i gesti di consumo di ciascuno di noi possono dare un contributo a vincere la piaga della sottoalimentazione
L a vera crisi della finanza non è nelle fluttuazioni di Borsa. Ma nelle pance vuote di 920 milioni di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, «l’ultimo anello della catena che soffre le distorsioni del sistema commerciale globale». Ctm – Altromercato, il consorzio che riunisce 130 associazioni e cooperative che gestiscono 350 Botteghe del mondo in Italia e 3 all’estero, torna con le sue campagne di informazione. Nell’anno delle turbolenze dei listini il tema scelto è il «Diritto al cibo: la fame non è nella natura», con una serie di partner (da Banca Etica al pianeta delle ong) per mettere in primo piano l’emergenza cibo. Intanto sensibilizzazione. E insieme azioni concrete.
Nel corso della campagna, appena lanciata e che include anche il Festival di cinema e cibo di Trento (22 ottobre -16 novembre), verrà presentato un decalogo di soluzioni al problema della fame. Piccoli suggerimenti per il “consum/attore” italiano per contribuire alla lotta alla fame del mondo. Cibo equosolidale, biologico, prodotti a Km zero, tutela della biodiversità, minori consumi, di carne e di energia e di acqua, evitare gli sprechi, sostegno alla stagionalità dei prodotti. E anche finanza solidale. «In un momento di grande incertezza», spiega Chiara Bonati , presidente di Ctm – Altromercato, «proponiamo un’economia diversa: più sana e più giusta».
Un circolo virtuoso che va dal carrello della spesa all’attenzione sui propri consumi e anche sul risparmio. «Il nostro mondo vive di paradossi: in Ghana il concentrato di pomodoro che arriva dall’Italia costa cinque volte meno dei pomodori locali. In Nigeria la carne più economica è quella importata da Germania e Inghilterra. E ancora: il 67% del latte consumato in Giamaica è di provenienza europea, e gli allevatori locali devono buttare via migliaia di litri del proprio».
La campagna di «Diritto al cibo» vuole informare i cittadini sulle cause della nuova fame del mondo, cercando di fare luce sui meccanismi economici , scegliendo prodotti biologici, dicendo no agli ogm, e alle produzioni in monocoltura che devastano l’ambiente con l’uso di fertilizzanti.
Acquistando prodotti di stagione e provenienti da filiere corte guadagniamo in genuinità e riduciamo i passaggi di intermediazione, premiando il reddito di chi produce e non di chi specula. Comprando i prodotti del commercio equo e solidale dichiariamo apertamente da che parte stiamo: sosteniamo i piccoli produttori del Sud del mondo e un sistema agricolo globale fatto di contadini proprietari delle loro terre, dotati dei mezzi per coltivarle in armonia con l’ambiente e capaci di ottenerne sia prodotti per l’esportazione (come caffè, zucchero e spezie) che cibo per la propria alimentazione.
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