La sostenibilità ambientale? Per le imprese è troppo cara

Industriali e artigiani contestano leggi "troppo repentine" in campo ambientale, che possono causare problemi economici e burocratici specie per le imprese più piccole

di Gabriella Meroni

Se ”in teoria” le imprese italiane sono tutte, o quasi, d’accordo sulla validita’ e convenienza di un percorso di crescita all’insegna dello sviluppo sostenibile, quando si passa delle parole ai fatti le cose cambiano sensibilmente. E’ quanto rileva un sondaggio effettuato dal Cirm per conto del Cineas (Consorzio Universitario per l’Ingegneria nelle assicurazioni) che viene presentato oggi a Milano. I rappresentanti di sei associazioni di categoria (Confindustria, Confapi, Confartigianato, CNA, Coldiretti e Confagricoltura) hanno tutti invitato a un grado maggiore di cautela: ”leggi troppo repentine in questo campo – hanno spiegato – comportano problemi burocratici, economici e tecnici a volte insostenibili soprattutto per le piccole imprese. Di conseguenza le tematiche ambientale rischiano di diventare un costo piuttosto che un’opportunita’ di sviluppo”. E per il settore dell’artigianato – viene fatto notare – le questioni ambientali incidono di un pesante 5% sul fatturato delle imprese. Tutte le associazioni richiedono una maggiore gradualita’ nell’applicazione delle molte leggi approvate di recente in quest’ambito: un terzo di tutte le nostre leggi ambientali – fanno notare – sono state emanate negli utlimi due anni. Adeguarsi e’ difficile e costoso e l’ambiente rischia didiventare, nella pratica, ”Una materia non amica”. E’ questo, segnala il Cirm, il maggiore punto di distanza fra l’opinione delle associazioni e quella degli imprenditori i quali nel 74% dei casi, considerano invece conveniente, proprio dal punto di vista economico, lo sviluppo ecocompatibile. Quanto all’etichetta ‘ecolabel’, per le associazioni ”non e’ ancora un valore aggiunto agli occhi del consumatore”, eccezion fatta per i prodotti dell’agricoltura biologica per i quali si registra un vero e proprio boom. Il primo responsabile del successo o dell’insuccesso di ogni poltica in questo settore, secondo le associazioni di categoria e’ e resta comunque il Governo ”che deve saper portare al mondo delle imprese e dei consumatori delle chiavi che permettano uno sviluppo veloce”. Di qui le proposte delle associazioni, orientate verso una richiesta di defiscalizzazione del prodotto ecologico e, soprattutto, di ritiro dei sostegni economici, ”oggi distribuiti a pioggia”, alle industrie inquinanti: ”l’impresa e’ pronta a investire dove c’e’ mercato – affermano – investire sull’ambiente, oggi, significa non avere mercato”.


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