Mondo
La Somalia, nemico prossimo venturo
Ecco dove ora gli Stati Uniti si preparano a intervenire contro il terrorismo.
Da un nemico invisibile, a un altro ancor meno visibile. Dall?Afghanistan dei Talebani e di Bin Laden alla Somalia di nessuno. La Somalia è uno Stato non Stato. Il governo non c?è. Quello provvisorio non controlla nemmeno tutta Mogadiscio, la capitale. Eppoi la Somalia è divisa in varie parti: il Somaliland, che si è dato un governo; il Putland che ha fatto altrettanto. Il resto è terra di anarchia. Il sud della Somalia è, addirittura, una terra sconosciuta.
Questa Somalia, assieme a tutte le altre, è entrata nel mirino della guerra contro il terrorismo. Il Pentagono sostiene (le prove sarebbero schiaccianti) che in Somalia ci sono campi di addestramento dei terroristi islamici. Nel 1997, l?Etiopia ha attaccato un gruppo fondamentalista islamico somalo, Al Itihaad Al Islamiya, che secondo Addis Abeba alimentava scontri di frontiera. L?Etiopia ha conquistato il quartier generale dell?organizzazione, a Luuq, Somalia occidentale, uccidendo numerosi guerriglieri non somali. I documenti sequestrati, sostengono gli etiopi, proverebbero i legami tra Al Itihaad e Al Quaida. La Cia è convinta, inoltre, che Bin Laden abbia usato la Somalia come base per gli attentati contro le ambasciate Usa in Kenya e Tanzania. C?è poi chi giura che dal porto di Bosaso, dopo l?11 settembre, sarebbero partite navi cariche di guerriglieri verso l?Afghanistan. L?elenco non finisce qui. Un altro campo di addestramento sarebbe nella zona di Ras Komboni, nel Sud della Somalia. Eppoi c?è la rete finanziaria somala con in testa la banca Al Barakaat, rea di finanziare Al Quaida, e per questo le sono stati congelati i conti all?estero.
Il vero nemico degli Usa
Non si può dimenticare che gli Stati Uniti hanno un conto in sospeso con la Somalia. Nell?ottobre 1993, diciotto soldati americani sono stati uccisi durante un raid contro i miliziani del generale Aidid. Solo più tardi si è appreso che Osama Bin Laden aveva emesso una fatwa, un editto religioso, con cui incitava i somali a cacciare le truppe americane. Ma a chi daranno la caccia gli americani? Contro quale Somalia saranno diretti i missili?
La Somalia è sopravvissuta all?isolamento internazionale promuovendo come economia ufficiale quella informale, senza apparenti regole precise. Praticamente un mercato libero. L?economia informale, fondata sul concetto di famiglia, permette ai somali di sopravvivere. La parte predominante del sostentamento deriva dall?agricoltura e dalla pastorizia, e le entrate familiari si completano con piccoli commerci, lavori saltuari e rimesse dall?estero. L?aiuto internazionale influisce nell?ordine del 2-4 per cento sulle risorse totali, percentuale che aumenta nelle zone urbane. Ma anche qui sono le rimesse dei somali espatriati che coprono le situazioni di crisi e tentano, così, di ristabilire l?equilibrio tra le risorse.
La Somalia è stata ed è devastata dai conflitti ma, in tutti questi anni, ha prevalso una legge comune che mette al di sopra di ogni guerra o disputa clanica l?interesse economico. Gli scontri più duri o le alleanze tra gruppi considerati nemici ancestrali si sono formate e disfatte sulla base di interessi economici.
Un?economia informale che trova un supporto strategico nella diaspora e fonda le sue radici in banche, anch?esse informali (non esiste banca centrale dalla caduta di Siad Barre). Gli scambi commerciali, in particolare nell?allevamento, sono continuati e hanno superato le difficoltà dovute alla chiusura delle esportazioni verso i Paesi arabi. I trasferimenti di denaro avvengono attraverso banche o sistemi finanziari che superano quelli ufficiali per efficienza e velocità. Da gran parte dei Paesi si possono effettuare pagamenti a favore di banche in Somalia e viceversa. Banche private, legate al fondamentalismo islamico, coperte da succursali internazionali che garantiscono un enorme passaggio di valuta. E in quasi tutte le maggiori città della Somalia si è sviluppato un sistema telefonico privato, in un ambiente di competitività tra ditte a capitale canadese, americano e con partecipazione somala.
Un altro capitolo importante dell?economia somala è rappresentato dal chat, una piantina allucinogena importata dall?Etiopia. Una droga, insomma. Il commercio è controllato da pochi ed è tollerato dall?autorità. Il Somaliland e il Putland, per esempio, hanno imposto una tassa sul chat, garantendosi così grosse entrate, nonostante lo scontento provocato tra la popolazione. Il costo di una piantina è, mediamente, di 2 dollari. Un costo alto per la popolazione che, secondo i dati ufficiali, vive con meno di un dollaro al giorno. Eppure il consumo aumenta, circa il 90 per cento degli uomini lo consuma e la spesa minima mensile è 80 dollari a persona. Un dato in contraddizione con il Prodotto interno lordo pro capite, che è di 280 dollari all?anno.
Chi favorisce lo sviluppo
Le entrate, derivanti anche dalle concessioni per la pesca, vanno a coprire parzialmente i servizi di base, anche se il sistema sociale non funziona bene come l?economia informale. La sanità è sostenuta dalle organizzazioni internazionali, anche se vi sono numerosi progetti che coinvolgono i somali. La scuola è stata penalizzata. Si sono mantenute, a sud e intorno alla capitale, e sono cresciute, le scuole coraniche che vivono attraverso un sistema di autofinanziamento. Anche la scolarizzazione dipende, soprattutto al Nord, dagli interventi internazionali. Aiuti, sì, ma che hanno anche creato nei somali la coscienza di organizzarsi per darsi servizi. L?esempio più significativo è la nascita dell?università di Boroma. Questo istituto è nato dall?idea di professori somali e dall?aiuto preliminare della diaspora che non solo ha portato i fondi diretti, ma ha anche coinvolto università americane ed europee in gemellaggi per fornitura di materiali e di risorse umane.
La Somalia è anche una facile attrattiva per i mercanti più svariati, dove l?assenza di regole internazionali o autorità sono garanzia per coprire iniziative avventuriere o illegali, trovando disponibilità in alcuni imprenditori locali. È evidente che il terrorismo e i suoi affari possono trovare qui terreno fertile. Ma è altrettanto evidente che ciò accade dove la presenza internazionale è debole o inesistente. Se la gente riceve aiuti solo da organizzazioni fondamentaliste, il risultato è immaginabile. Il congelamento dei fondi all?estero di una banca informale non colpisce solo i terroristi: significa distruggere un?intera economia di sussistenza, un modello di crescita diverso da quello che si pensava di realizzare. Il salto economico, gli investimenti cari agli interessi stranieri stanno lasciando il passo a una crescita più lenta, più orientata a rispettare la tradizione e il modo di vivere della popolazione.
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