Almeno 80 persone sono morte e più di 100 sono rimaste ferite nelle violenze scoppiate a Mogadiscio nell’ultima settimana di settembre. Lo ha riferito ieri Elisabeth Byrs, portavoce dell’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’Onu, precisando che circa 15mila persone sono state costrette alla fuga a causa delle violenze: alcuni si sono recati in quartieri più sicuri all’interno della capitale, mentre altri hanno raggiunto la strada di Afgoye, andando così ad aggiungersi alle 300mila persone già sfollate. La signora Byrs ha lanciato a nome delle Nazioni Unite un appello da 646 milioni di dollari per assistere 3,2 milioni di somali, pari al 43% della popolazione, che hanno “urgente bisogno di aiuti umanitari”. Da rilevare che in Somalia si trovano le principali riserve di petrolio, gas e uranio di tutto il Corno d’Africa. Una ricchezza che finora ha scatenato l’ingordigia di coloro che finanziano alacremente le numerose bande armate. A questo riguardo vi è una notevole abbondanza di fonti scientifiche e giornalistiche sulle quali meriterebbe davvero spendere due parole. Il 18 gennaio del 1993 sul Los Angeles Times venne pubblicato un ampio resoconto, a firma di Mark Fineman, su quelli che erano, già al tempo del regime di Siad Barre, gli interessi di alcune multinazionali in Somalia: la Conoco, Amoco, Chevron e Phillips. L’articolo, ancora oggi accessibile in rete meriterebbe d’essere letto accuratamente fornendo numerosi particolari dei quali curiosamente dimenticati oggi dalla grande stampa. In effetti, studi accurati, commissionati dalla Banca Mondiale all’inizio degli anni ’90, sotto la direzione di un grande esperto in materia, il geologo Thomas E. O’Connor, indicano rispettivamente la Somalia e lo Yemen come due sponde della stessa configurazione geologica contenente un enorme potenziale di giacimenti off-shore.Da rilevare, “dulcis in fundo”, che nel luglio scorso scorso l’ambasciatore somalo a Mosca, Mohamed Handule, ha dichiarato che nel suo Paese si trovano le principali riserve di petrolio, gas e uranio di tutto il Corno d’Africa. Una ricchezza che finora ha scatenato l’ingordigia di coloro che finanziano alacremente le numerose bande armate. D’altronde “dove non passano le merci passano gli eserciti”, scriveva saggiamente Claude Frédéric Bastiat… Che tristezza!
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