Non profit

La solitudine degli uomini in crisi

La ricerca del sociologo Finzi: su 100mila telefonate il 70% viene da uomini.

di Redazione

Uomini soli per colpa della crisi. È quello che risulta dalle chiamate a Telefono Amico. Nel 2009 i 700 volontari presenti in 21 città hanno ricevuto più di 100 mila telefonate. La crisi economico-sociale e psico-culturale ha inciso, secondo i dati delle chiamate a Telefono Amico sul disagio emotivo: la solitudine e il bisogno di compagnia restano “il problema” ma sempre più sentiti sono anche i problemi economici, occupazionali, legati all’abitazione e alle prospettive per il  futuro.

Enrico Finzi, sociologo e presidente di Astra Ricerche, ha realizzato uno studio per Telefono Amico, i dati segnalano infatti che gli utenti del servizio sono sempre più uomini. Si è passati dal 64% negli anni dal 1995 al 2007 al 65% del 2008, sino a sfiorare il 70% nel 2009. Per quel che riguarda l’età, quasi tre quarti degli uomini hanno più di 35 anni. I principali motivi per cui ci si rivolge a Telefono Amico Italia  sono la solitudine (21%) e il puro bisogno di compagnia (6%).

Secondo Finzi «la principale ragione è il progressivo indebolimento dell’identità maschile nella società italiana contemporanea. Altre ricerche affermano che solo il 34% dei maschi adulti risulta pienamente identificato con se stesso e con i propri ruoli sociali. I restanti due terzi dell’universo dei maschi ultra17enni vivono un disagio, a volte assai profondo, circa la specificità maschile, nella sostanza non avendo accettato l’evoluzione dell’universo femminile». Ci si rivolge dunque a Telefono Amico soprattutto perché ci si “sente” soli, anche se vive da sole solo il 51% di chi chiama. Le donne evidenziano problemi legati al bisogno di compagnia e alla solitudine, alle relazioni familiari e sentimentali (inclusi i rapporti di coppia) e in generale alle relazioni interpersonali, gli uomini sono sempre più fortemente centrati sui problemi relativi alla sessualità, soprattutto tra i più giovani, e alla masturbazione, oltre ai problemi religiosi e filosofici. Rispetto al 2008 ci sono più disoccupati e meno pensionati, e aumentano le chiamate di imprenditori e lavoratori autonomi. Diminuiscono le casalinghe.

«I crescenti problemi socio-economici, diventati più aspri dall’autunno 2008 colpiscono maggiormente il genere maschile – conclude Finzi – se non altro perché la crescente disoccupazione è concentrata nel settore manifatturiero (ove il tasso di attività era ed è comunque molto più alto tra gli uomini), mentre le donne (più concentrate nel terziario) hanno pagato meno dazio per la crisi italiana/europea, oltre a dimostrare una forte e inedita capacità di resistere alle pressioni volte a farle “tornare a casa”».

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