Politica

La società disintrecciata in cerca di connessioni

Aldo Bonomi legge il 40° Rapporto Censis: l’economia ha trovato la via del globale ma la vita socio-politica continua ad annaspare

di Riccardo Bonacina

Leggere l?annuale Rapporto Censis è, per Aldo Bonomi, più che un obbligo professionale, ?da sociologo?, un?occasione per un dialogo e confronto con un maestro, Giuseppe De Rita, che continua dagli inizi degli anni 90 quando l?allora presidente del Cnel chiamò Bonomi a fare ricerca su tre temi: immigrazione, questione meridionale e questione settentrionale. «Tutti i Rapporti del Censis sono preziosi per la genialità con cui leggono, da quarant?anni, l?evolversi della società italiana e per la messe di dati che offrono, ma qualche volta lo sono ancor di più. Come questo 40° Rapporto che, mi pare, fotografa la chiusura di una deriva lunga quindici anni, quella dell?epoca in cui il globale ci è entrato in casa mettendo tutto a soq-quadro: le forme dell?economia e del lavoro, quella della politica e del concetto stesso di Stato- Nazione; sino alla messa in discussione della stessa concezione di sé. In tutti questi anni di deriva e di cambiamento, questo Paese ha dovuto sviluppare sistemi di adattamento e di metamorfosi, transizioni non ancora compiute, ma che il Rapporto riesce a fotografare e leggere.

Vita: L?uscita dalla deriva è «il piccolo silenzioso boom», come dice il Rapporto?
Bonomi: Intendiamoci sulla parola boom. Non è, evidentemente, il boom degli anni 50, quello dell?industrialismo, e neppure quello degli anni 70, che proprio il Censis definì della Terza Italia, fenomeni di ristrutturazione che pur restavano dentro il conflitto capitale – lavoro, con lo Stato in mezzo a ridistribuire le risorse. Il nuovo, piccolo e silenzioso boom sta invece fuori quel conflitto novecentesco ed è tutto dentro i tentativi di risposta al nuovo conflitto che è tra flussi e luoghi, un conflitto che percorre il Paese dal Nord al Sud, dal settore manifatturiero al turismo.

Vita: A ben leggere il 40° Rapporto, sembra che però a prendere le misure del globale sia stata soprattutto l?economia…
Bonomi: Il Rapporto sottolinea tre cose. La prima: l?economia va bene, la ripresa c?è. Le imprese italiane vanno nel mondo, i distretti industriali sono andati avanti e diventano piattaforme produttive, c?è un buon numero di big player italiani. È vero: l?economico, dopo anni di dura selezione, ha preso le misure del globale. La seconda sottolineatura ci dice, invece, che la dimensione socio-politica va male. Si parla di ?Stato egoico?, chiuso in se stesso, e di politica autoreferenziale e senza più connessioni con la società, di erosione del ceto medio, di – ecco una classica parola chiave ?deritiana? – disintreccio, di società disintrecciata, cioè senza più coesione, senza più connessioni. Non c?è più connessione tra economia e sociale, le rappresentanze diventano rappresentazioni di interessi corporativi e non più elementi di coesione, la comunicazione da strumento di connessione si fa sistema autoreferenziale. La terza sottolineatura ci dice che viene meno l?epoca in cui la primizia del pensiero occidentale (l?Europa, la democrazia, il modello sociale, le forme di convivenza) era un dato scontato. Oggi vengono avanti altri mondi e altre culture: il millenarismo cinese o le culture e le religioni dell?Islam. Il confronto è aperto e il meticciato in corso.

Vita: A proposito di composizione sociale in cambiamento, come legge l?imponente manifestazione del centrodestra dello scorso 2 dicembre?
Bonomi: Le possibili letture sono due. La prima è che sia stata la protesta dei disintrecciati. La protesta, cioè, di tutte le istanze corporative contro la legge finanziaria. La seconda, per cui propendo, è che quella manifestazione che ha sorpreso sia la destra che la sinistra per la sua dimensione popolare, sia uno dei segni di una nuova composizione sociale in cerca di rappresentanza. Il segno cioè, di una società che sta a disagio di fronte a un centrosinistra tutto dentro la triade Stato- Confindustria-Sindacato, e che cerca altre forme per darsi voce.

Vita: Nella società disintrecciata si intravvedono nuovi, possibili, intrecci?
Bonomi: Certo, basti pensare al capitalismo di territorio che cerca intreccio con il capitalismo delle reti e con i big player, cercando reti lunghe e modernizzazione di sistema. Ma, ancora, al pezzo di Paese che ha già cominciato a fare i conti con le nuove culture e con gli altri mondi, pezzi di Paese che già vivono la globalizzazione come loro dimensione e opportunità. Penso ai consulenti e ai creativi, alle reti più avanzate del sociale, a pezzi di agricoltura che portano il made in Italy di qualità nel mondo, a pezzi del comparto dell?artigianato. Si tratta di una nuova borghesia che comincia ad essere non più solo glocal, ma lobal, cioè capace di portare il locale nel globale. Siamo di fronte a un pezzo di società vitale che De Rita chiama del ?terziario non impiegatizio?.

Vita: E lo Stato che fa?
Bonomi: Lo Stato è egoico, come dice il Rapporto, perché chiede più tasse non per investimenti di sistema ma per mantenere se stesso e la sua burocrazia. Perciò è importantissimo ricominciare a ragionare su che Stato vogliamo. Una discussione diventata tabù eppure mai così necessaria.

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