Welfare

La società dei working poors

Presentato (senza rappresentanti del governo) il Rapporto sulla povertà: lavoratori in crisi

di Maurizio Regosa

Quanto “pesi” la povertà nel Belpaese, lo dicono vari indizi. Ai quali possiamo aggiungerne due, raccolti stamattina. Uno: alla presentazione del Rapporto realizzato dalla Commissione d’indagine sull’esclusione sociale, il ministero del Lavoro e delle politiche sociali era rappresentato da un funzionario (che non sapeva se quella di oggi fosse la prima “uscita” pubblica…). Due: l’incontro è avvenuto in una sala messa a disposizione dal comune di Roma. Bellissima. Centralissima. E senza riscaldamento (grazie Alemanno). Dettagli direte voi. Segnali, direbbe qualcun altro.

Una situazione preoccupante

Segnali di un disinteresse sostanziale nei confronti di dati che preoccupano e che dicono di un aggravarsi della condizione umana di molte persone. Sono infatti peggiorati i numeri della povertà, sia relativa che assoluta. Cominciamo dai primi: nel 2008 le famiglie relativamente povere (cioè con meno di 999,67 euro mensili) sono state 2 milioni e 737mila , pari all’11,3% delle famiglie residenti e a oltre 8 milioni di persone (dati Istat). Rispetto al 2007, l’incremento è dello 0,2% (uno scostamento che però significa 536mila individui). Di questo gruppo, quasi la metà – cioè 1 milione e 260mila famiglia – risulta sicuramente povero. Mentre appena sopra questa soglia si è collocato nel 2008 un altro milione e 726mila famiglie. Quanto alla povertà assoluta, ha continuato a crescere anch’essa: se lo scorso anno erano in questa situazione 975mila famiglie (pari al 4,1%) nel 2008 questo numero è salito a un milione e 126mila (il 4,6%, ovvero 2 milioni e 893mila).

Working poors

Persone vittime anche della crisi economica, va da sé. «La crisi ha colpito duro», spiega a Vita.it Marco Revelli (in foto), presidente della Commissione, «e i dati segnalano l’estrema sofferenza delle famiglie, quelle numerose, quelle con un solo genitore. Peggiora anche la situazione di povertà dei minori, il vero scandalo italiano. Non solo: cresce il fenomeno dei working poors». Persone che pur avendo un lavoro non riescono a sottrarre il loro nucleo dalla povertà relativa: «il 15% delle famiglie operaie si trova in questa condizione, al Sud quasi il 29%». Nel 2008 si è inoltre interrotta la tendenza a ridurre il divario Nord- Sud: l’incidenza della povertà relativa nel Mezzogiorno è balzata, lo scorso anno, a quota 23,8% (+ 1,3% rispetto al 2007). «Il risultato è che nel Meridione continua a concentrarsi il 67,5% delle famiglie povere italiane, nonostante vi risieda solo il 32,5% della popolazione», chiosa Revelli.

Miserie urbane

Per il Rapporto di quest’anno, la Commissione ha deciso di far ricorso, oltre che ad audizioni con soggetti impegnati nei territori, a indagini qualitative condotte in tre città differenti, Torino Roma e Napoli. Miserie urbane, appunto. «Possiamo distinguere varie forme di povertà, ha spiegato Giovanni Sgritta, uno dei componenti intervenuti, «intergenerazionale, biografica, da una parte; di nuovo conio, dall’altra. Queste componenti le ritroviamo in tutti e tre i comuni ma con percentuali diverse. Se a Torino prevale la povertà recente, derivata dalla perdita del lavoro, e a Roma l’emergenza riguarda soprattutto la carenza abitativa, a Napoli è fortissima la componente atavica della povertà». Napoli sottolinea il Rapporto a un tasso di occupazione fra i più bassi (il 39%) ma negli ultimi anni il tasso di povertà non è mai sceso al di sotto del 20%, mentre le famiglie povere sono il 33,9%.

Politiche a impatto zero

C’è spazio, nell’indagine della Commissione, per una valutazione sulle politiche di contrasto messe in campo dal governo per contrastare il fenomeno povertà. Ovvero per analizzare l’impatto sociale della carta acquisti, del bonus famiglia e di quello elettrico, dell’abolizione dell’Ici. «Quel che colpisce è la sproporzione tra la dimensione della povertà e l’efficacia delle politiche», ha premesso Revelli per introdurre il fatto che solo il 18% delle famiglie assolutamente povere percepisce almeno una social card, il cui effetto è di far uscire dalla povertà circa 40mila famiglie su un milione…«Nel loro complesso si calcola che le quattro innovazioni del sistema di tax-benefit determinino, congiuntamente, una riduzione della quota delle famiglie assolutamente povere dal 2,27% al 3,89%» si legge nel Rapporto. Come a dire che in totale appena 91mila famiglia escono dalla povertà assoluta.


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