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La società civile vuole il ministero della Pace

Presentata oggi al Senato l’iniziativa di diversi enti per un nuovo dicastero che metta al centro i bisogni dei cittadini: “basta con le scandalose spese per gli armamenti. Destiniamo quei soldi a scuola, sostegno al lavoro e sanità”, indica Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII

di Daniele Biella

“Solo la pace è giusta. È ora di un ministero della Pace”. È deciso Giovanni Paolo Ramonda, presidente dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (succeduto al fondatore della Comunità, don Oreste Benzi), nel chiedere con forza al governo italiano l’istituzione di un nuovo dicastero dedicato alla promozione di “dialogo, riconciliazione, nonviolenza”. Questa mattina alla sala stampa del Senato della Repubblica l’ha ribadito in un incontro molto partecipato alla presenza anche di parlamentari, operatori di pace nelle zone di conflitto (come l’Operazione Colomba) e un testimonial che negli ultimi tempi si sta dando da fare su temi sociali come Beppe Fiorello. “Ministero della Pace: una scelta di governo” è ora un’azione della società civile a tutti gli effetti (qui il link al sito ufficiale) che vuole arrivare a compimento. Al lancio aderiscono, oltre alla Comunità Papa Giovanni XXIII, Cesc project, Movimento nonviolento, Focsiv, Centro per i diritti umani Antonio Papisca dell’Università di Padova, Movimento focolari e Azione cattolica.

Un ministero dedicato alla Pace cosa farebbe in prima istanza? “Ridurre al massimo le scandalose spese attuali per gli armamenti”, risponde Ramonda. “C’è chi è privo del necessario per vivere e invece i governi spendono miliardi di euro per le armi e in guerre mosse da motivi economici ancora prima che politici. Questi miliardi dovrebbero essere reinvestiti verso la scuola, il mondo del lavoro, la sanità, il sostegno delle famiglie in difficoltà”. Sono tempi bui, “dove la corsa agli armamenti ci fa trovare ora in una situazione assurda: il primo folle che schiaccia il bottone del nucleare fa saltare tutto. È il momento di dire ‘basta’ a tutto questo”.

La richiesta di questo nuovo ministero arriva mezzo secolo dopo la grande battaglia nonviolenta della promozione del servizio civile alternativo al militare e, più recentemente, la campagna di obiezione alle spese militari. “Sono centinaia in tutta Italia le persone che si sono dichiarate obiettori per tutto la vita. Iniziative come queste fanno capire quanto si può andare nel concreto nel chiedere la promozione della pace”, continua Ramonda. “Siamo in un mondo cglobalizzato in cui però per i privilegi di pochi la moltitudine soffre disagi, e questa è un’ingiustizia insostenibile. Basta chiacchiere, meno soldi agli armamenti e più investimento nella crescita della società”. L’appello dei promotori del ministero della Pace è all’unità d’intenti: “chiediamo a tutti gli enti d’Italia di mettersi in rete per far arrivare a compimento questa proposta”.

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