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La società civile friulana in difesa della Basaglia
Le Cooperative sociali pordenonesi Itaca e Noncello rilanciano la loro battaglia per preservare la legge 180 dalla riforma allo studio del Parlamento. Ecco un loro aggiornamento
di Redazione
Continua il dibattito sulla riforma della legge Basaglia. E’ di oggi la presa di posizione delle Cooperative sociali pordenonesi Itaca e Noncello, unitamente ai Dipartimenti della Salute Mentale regionali, alle Associazioni dei Familiari ed alle Cooperative sociali Duemilauno Agenzia Sociale, Fai Acli ed alla Lega delle cooperative friulana, che hanno annunciato di voler proseguire con rinnovato impegno il loro sostegno alla legge 180.
“L’Italia non ha bisogno di una nuova legge sulla salute mentale, la 180 deve essere invece applicata ove ciò non sia ancora avvenuto” recita un lungo comunicato. “Numerosi sono stati in queste ultime settimane gli incontri tra gli enti sopra citati, incontri che hanno ribadito tale indirizzo di pieno appoggio alla legge Basaglia.
I rappresentanti dei Dsm regionali hanno altresì incontrato prima delle festività natalizie il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo. Dall’incontro è emersa la rassicurazione da parte del presidente Tondo sull?appoggio incondizionato alla 180 da parte della Regione”.
“Al contempo il privato sociale friulano ed il settore pubblico regionale si sono impegnati a mantenere viva l’attenzione sul tema della salute mentale, coinvolgendo sia la componente politica attualmente al governo della regione sia gli altri schieramenti politici.
La psichiatria friulana, i Dsm della regione, le Cooperative sociali sopra citate e le Associazioni dei familiari ribadiscono la validità della 180 e chiedono maggiori strumenti e risorse, anche finanziarie, per la sua applicazione. Sono in programmazione per il mese di febbraio iniziative comuni a livello locale e regionale a favore e a sostegno della salute mentale, al fine di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica.
Il ritiro della proposta di legge Burani Procaccini avvenuto il 27 novembre 2002 non ha minato la volontà da parte del Governo italiano di procedere ad una riforma della psichiatria in Italia, il cui unico scoglio sembra essere oggi la legge sulla devolution, che di fatto ha trasferito le competenze in materia di sanità alle Regioni. Tuttavia non è ancora chiaro se la ventilata riforma consisterà in una o più proposte abrogative o integrative. Quel che è chiaro, però, è la volontà da parte della maggioranza di pervenire ad una nuova proposta di legge, mettendo mano all?impianto della 180.
La proposta di testo di legge Burani Procaccini è stata ritirata anche in seguito alle pressioni dell?opinione pubblica, a partire dalle Associazioni dei familiari, degli psichiatri, degli operatori coinvolti, della Cooperazione sociale, del mondo del volontariato. Dure posizioni nei confronti del testo Burani sono state espresse, inoltre, sia da esponenti del mondo politico, sia dal sottosegretario alla sanità con delega alla salute mentale, on. Antonio Guidi, già ministro della sanità”.
“Da ogni parte con chiarezza e fermezza emerge una considerazione di base: non serve proporre nuove leggi sulla psichiatria, bisogna applicare, dando loro forza e risorse, i principi della 180. In questa direzione vanno anche i contenuti degli incontri che le Cooperative sociali friulane sopra citate hanno avuto con i responsabili dei Dsm di Trieste, Peppe Dell’Acqua, e di Pordenone, Angelo Cassin.
Vanno ricordati, ribaditi e resi concreti quelli che sono i principi base di tre articoli:
1) Ogni cittadino è uguale agli altri, il diritto di cittadinanza vale per tutti;
2) Qualora si vada contro la volontà di un singolo, ci deve essere una garanzia superiore data da chi rappresenta la massima autorità presente;
3) Nessun trattamento può essere disumano. Non ha alcun senso rimettere in discussione il concetto basilare della centralità della persona e della salute mentale, per sostituirlo con quello della pericolosità sociale e della sicurezza dei cittadini. Non ha senso una proposta di revisione della 180, “la cittadinanza è terapeutica”, recita lo screen saver posto sul computer del dottor Dell’Acqua”.
“Con la proposta Burani Procaccini ritornano pesanti come macigni gli stigmi di pericolosità, incurabilità e controllo sociale, l?assistenza territoriale, gli inserimenti lavorativi come pure gli interventi di rete che non esistono. Non si parla di diritti della persona, tantomeno di bisogni e di domande. Non si cita l?operato delle Cooperative sociali, vanificandone così l?esistenza. La legge n°36 del 1904, pur non contemplando l?atto volontario di richiesta di cure, proponeva almeno dei “garanti” individuati nell’Autorità giudiziaria o di Pubblica Sicurezza. La legislazione italiana più recente, nazionale e regionale, assume e ripropone come esigenza e valore la libertà del cittadino di scegliere come e da chi farsi assistere in caso di bisogno. Ed è in questa direzione che le nostre proposte devono andare, valutando e non declamando qual è il bene dell?assistito. Si tratta di mettere gradualmente a punto soluzioni dopo aver definito quali sono i livelli essenziali di assistenza. La normativa affida alla programmazione e all?azione di governo, ai diversi livelli, la funzione di definire e applicare i livelli essenziali di assistenza che rendano effettivi i diritti sociali di cittadinanza. Essendo tale programmazione ?partecipata” nel costruire soluzioni, è lì che il nostro intervento deve essere incisivo e portatore di istanze realizzabili”.
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